Prepensionamenti e nuove assunzioni pubbliche per uscire dalla crisi? [Controvento]

Madìadi Ettore Grassano

Madìa Madìa, per carina che tu sia…: forse stiamo sognando, o il ministro Marianna Madìa crede davvero alla necessità di prepensionare in massa i dipendenti pubblici, per poi assumermene di più giovani? La ragazza è simpatica, sia chiaro: figlia di un caro amico di Walter Veltroni (Stefano Madia, attore e giornalista, mancato ancor giovane nel 2005), e rampolla di una famiglia calabrese di alto lignaggio borghese, entrò in Parlamento da neolaureata, nel 2008, e spiritosamente dichiarò: “Vi porto in dote la mia straordinaria inesperienza”. Ora però il suo mentore,  dovrebbe un po’ richiamarla all’ordine, perchè da Ministro, in un momento delicato come questo per il Paese, si fa presto a creare apprensioni, o illusioni.

Insomma: fino a ieri l’altro non si era (quasi) tutti d’accordo sul fatto che la macchina pubblica un po’ sovradimensionata ed elefantiaca (magari ‘a macchia di leopardo’, d’accordo) lo fosse, e quindi bisognosa di un progressivo dimagrimento, per quanto non traumatico? Non la pensavano così anche Renzi e i suoi?

Ora da un lato si legge in giro (ma speriamo che siano solo ‘bufale’ da web) che l’Inps starebbe scricchiolando sempre più, dall’altro il governo Renzi propone, come ricetta per rilanciare il Paese, di aumentare i pensionati pubblici, per contemporaneamente dare il via a nuove assunzioni statali.

Se si aggiunge che, con la ciliegina del job act (in sostanza: giovani ancora più precari, e pagati ‘al buon cuore’), lavorare come dipendente nel privato sarà sempre più prerogativa di sfigati alla canna del gas alle prese con il dilemma dei poveri di ogni epoca (“mangia la minestra, o salta la finestra”), ditemi voi perché mai un italiano sano di mente dovrebbe aspirare ad un lavoro da salariato d’impresa piuttosto che cercare di sistemarsi in un Ministero, al Catasto o via dicendo.

Non solo: non passa settimana senza che qualche esimio ministro ‘sferzi’ le imprese, intimando loro di credere nel Paese, e di investire. Ma investire cosa, se la gran parte degli imprenditori è alle prese con dismissioni, o cessioni di aziende piene di debiti al simbolico prezzo di un euro. E investire perché, se l’orizzonte sarà sempre più quello di una fantasiosa iper tassazione, per potenziare la macchina pubblica?

Chiunque ci aiuti a capire, con interventi lucidi e competenti, sarà il benvenuto. Perchè via via che ascoltiamo le strategie del governo Renzi le nostre perplessità crescono…