Giulio Massobrio: “Cominciai a scrivere da bambino, su grandi fogli che arrotolavo come pergamene…”

Massobrio 5di Pier Carlo Lava

Giulio Massobrio, già dirigente degli Istituti culturali del Comune di Alessandria, storico e scrittore (autore di saggi e romanzi), è stato direttore di RNR Rivista Napoleonica, e Presidente del Centro studi napoleonici. Ha realizzato mostre e seminari di portata internazionale. Ha curato i lavori per la realizzazione del nuovo Museo di Marengo e delle Sale d’Arte del Comune di Alessandria Attualmente si occupa di musei, svolgendo attività di progettazione e consulenza. Collabora con Artefacta-Group nella realizzazione di format narrativi per la realizzazione di mappe multimediali online che hanno una straordinaria capacità comunicativa in tutti i settori culturali, sociali e associativi. È attivo con un gruppo di lavoro interdisciplinare nel progetto Active Museum, un museo mobile situabile ovunque se ne abbia necessità, economico e in grado di realizzare esperienze olistiche coinvolgenti e partecipate. Raccontare storie in un formato accuratamente progettato e realizzato in un sistema multimediale è un’attività fondamentale alla base della progettazione di nuovi musei o alla loro trasformazione in musei aperti, sociali, in grado di operare in termini di impresa sociale, coniugando storia, arte, cultura e impegno nella comunità e con la comunità.

Dottor Massobrio, com’è nata in lei la passione per la scrittura e cosa prova quando scrive?
Ricordo una volta, un milione di anni fa. Ero bambino, diciamo sette-otto anni. Mi avevano parlato di Dante, non so dire se sia stato mio papà o il maestro a scuola. Mi ero esaltato, come quando andavo al cinema e vedevo un film di cow boy o di guerra: tornavo a casa e giocavo per giorni a quella storia che avevo visto. In questo caso mi ero messo a scrivere su fogli grandi che poi arrotolavo, come fossero pergamene antiche. Credo che sia stato l’inizio, ma ancora oggi provo l’identico piacere e scrivo con la stessa intensità di quando giocavo da bambino.

Come nasce quello che scrive e di cosa le piace scrivere in particolare?
Nasce tutto da un’idea, da un desiderio, da un rifiuto. Sempre da un sentimento forte, spesso da una storia vera che ho sentito raccontare. I miei romanzi sono pieni di storie realmente accadute: la realtà è infinitamente più varia e imprevedibile di qualsiasi invenzione letteraria. Raccontare è bellissimo, come ascoltare chi sta raccontando una storia. È un’attività fondamentale, come respirare, ed è quella sulla quale gli esseri umani fondano la loro crescita.

Ha scritto tra gli altri  “Bianco rosso e grigioverde” e “Occhi chiusi”….Massobrio libro 2
Apparentemente due cose diverse, in realtà la stessa. Nel primo reclamavo, giovane e ottimista, la democratizzazione delle forze armate, rifacendomi come modello alla Costituzione. Il libro, che non era certamente eversivo, mi valse l’occhiuta attenzione di molti servizi dello Stato. Un libro e uno Stato degli anni Settanta (anche se di recente ho conosciuto una persona che ancora ce l’aveva con me per quel libro).
“Occhi chiusi” racconta una storia ambientata più di dieci anni prima, ma sempre legata a un’Italia che per crescere deve superare gap terrificanti e resistenze incredibili, e un poliziotto che per fare il suo lavoro deve scontrarsi con l’occhiuta burocrazia del potere.

Massobrio libro 3Il suo ultimo romanzo invece è “L’eredità dei Santi”: fantasia, o una storia vera?
Parte da una storia vera ed è costituito da una trama di vicende realmente accadute, anche se modificate e adattate alla storia che volevo raccontare. Ambientato in val Borbera, una valle fantastica, selvaggia e misteriosa alle porte di casa. Qui tutto sembra possibile, anche un viaggio in America e una valigetta piena di soldi. La struttura è quella di un giallo classico (delitto-inchiesta-soluzione), ma l’ambiente e le storie personali hanno il sopravvento sullo schema tradizionale, finendo per diventare il vero oggetto del romanzo.

In collaborazione con Marco Gioannini ha scritto libri di ‘taglio’ storico: Custoza 1866,  Marengo e Bombardate l’Italia.  Una trilogia importante?
La collaborazione con Marco è stata un’esperienza bellissima, che spero si rinnovi già quest’anno. Abbiamo scritto tre libri di storia militare, credo di buona qualità. Nei primi due siamo partiti dall’idea che la vicenda dovesse essere raccontata dai molteplici punti di vista dei partecipanti, che sanno come comincia una storia, ma mentre la vivono non sanno come andrà a finire. Il libro sui bombardamenti, invece, racconta la tragedia dell’Italia bombardata e fatta a pezzi, priva di difese e obiettivo di un gioco di guerra globale. Un libro che denuncia l’incapacità politica e militare del regime fascista che ha scatenato una guerra senza nemmeno avere gli strumenti per difendersi.

E il suo prossimo romanzo?
È quasi pronto. Un giallo storico, una spy story ambientata nel 1944, ma iniziata molto prima. Una storia di ricerca attraverso un’Italia lacerata dalla guerra e dall’occupazione nazista. Una vicenda di fantasia, ma fondata, come in tutti i miei libri, su vicende e personaggi veri.
Poi mi piacerebbe lavorare sull’idea del giallo storico, che non è solamente un mistery ambientato in un’epoca diversa, ma narrazione di un’epoca nella quale avvengono fatti misteriosi che a essa sono legati strettamente. Un omicidio avvenuto nel 1930 presenta caratteristiche culturali, sociali, antropologiche totalmente differenti da un omicidio avente le stesse caratteristiche, ma compiuto nel 2010.

Quali sono i suoi autori preferiti?Massobrio 3
Tanti. Fra i giallisti Ledesma, Vargas, oltre a numerosi classici. Fra i romanzieri Simenon, Camus, Malraux. Il libro più straordinario? Il grande gioco, di Hopkirk: storia che sembra fiction.

Come vede il presente e il futuro della cultura nel nostro Paese, e in particolare ad Alessandria?
Spero che sia salvata in extremis da una grande sollevazione morale del nostro paese, ma gli interessi personali e di cosca sono troppi e troppo forti. Tutti parlano, ma mentono. La cultura, per definizione, è libera, quindi pericolosa. E poi non è vero che è il petrolio del nostro paese: per fare cultura e guadagnare da questa occorrono reti efficienti, investimenti, infrastrutture. Tutte cose ritenute meno importanti di un punto di PIL.
Ad Alessandria, se possibile, è peggio. Qui si governa consultando un libro mastro, unico libro che conoscono. E non da ora ed è un peccato perché sono stati realizzati in passato interventi organici mirati a costituire una rete culturale locale forte e sana: la rete dei Musei civici, quella bibliotecaria, il Museo di Marengo, il Gabinetto delle Stampe, la Fototeca, il Museo delle Scienze, quello del Fiume, eccetera. Tutto buttato via, distrutto, cancellato dalle ultime due amministrazioni i cui interessi erano e restano altri. D’altra parte se si vuole asservire una città, o un intero Paese, bisogna partire da un obiettivo preliminare: distruggere il tessuto connettivo della popolazione, la sua cultura, le ragioni della sua esistenza.

Che rapporto ha Giulio Massobrio con la politica?
La politica è l’attività più elevata che una comunità possa esprimere, lo strumento per garantire a tutti libertà, benessere e felicità. Ma questa politica è guerra di bande, di cosche cresciute intorno a interessi personali, di sentimenti meschini. È autistica, cieca, sorda. E i politici, salvo rare eccezioni, corrispondono a questa degenerazione del tessuto democratico. A costoro non si può chiedere nulla. Bisogna, invece, ricominciare da capo, dalle idee fondanti della Repubblica, dalla Costituzione e dalla storia. Guardando cosa hanno fatto i nostri progenitori nel 1799, nel 1821, nel 1848, nel 1943, nel 1946. La risposta è davanti agli occhi di tutti: passione civile e democratica. Il resto è lenta decadenza.

Comune Alessandria 4E della situazione di Alessandria cosa pensa?
Vale la risposta precedente.

Qualche consiglio per i giovani che vorrebbero iniziare a scrivere?
Leggere, leggere, leggere. Poi iniziare a scrivere di cose che conoscono. Poi tagliare senza paura.

Programmi per il futuro e sogni nel cassetto?
Un libro che parla di Africa e di un pugnale che arriva da lontano.