2013 ‘annus horribilis’ per le imprese alessandrine: ecco tutti i dati

coscia 3Nonostante qualche segnale positivo per il futuro, le rilevazioni di fine anno confermano che il 2013 è stato molto duro per l’economia alessandrina. In provincia di Alessandria, infatti, sono nate 2.726 nuove imprese e ne sono cessate 3.469. Il saldo fra iscrizioni e cessazioni è pertanto negativo: -743 (lo scorso anno il saldo era -358), dato che porta a 45.096 lo stock di imprese registrate a fine 2013.

Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si concretizza in un tasso di crescita rispetto all’anno precedente di -1,61%; il tasso di crescita piemontese è -0,54% e quello nazionale +0,21%.

“Alessandria è stata la provincia piemontese con il tasso di crescita delle imprese più basso.”, osserva Gian Paolo Coscia, presidente della Camera di Commercio di Alessandria, “Tuttavia, i dati richiedono un commento: tutte le province piemontesi hanno registrato dati negativi, fatta eccezione per Novara. Il dato di Novara è però +0,25%, praticamente crescita zero. A livello nazionale, poi, più della metà delle province italiane registra tassi di crescita negativi, e un terzo ha una crescita fra zero e uno per cento. Sono soltanto dieci le province italiane con un tasso di crescita superiore all’uno per cento (il massimo è il 2,84% di Isernia). Questo per dire che è il sistema Italia in difficoltà, e poca differenza fanno i meno e i più quando le cifre sono veramente modeste. La situazione nazionale è imputabile alla crisi in atto da anni, e dovremo ancora attendere per valutare la ripresa. Peraltro, occorre sottolineare che se le aziende chiudono, soprattutto imprese individuali e di persone, crescono le società di capitali, quelle più dedite all’export perché tendenzialmente più strutturate, e fortunatamente Alessandria si mantiene in prima linea sul commercio estero. Certo l’export non basta, occorre una crescita della domanda interna per tornare a veder nascere nuove imprese. Le Camere di Commercio fanno da sempre la propria parte al fianco delle aziende e delle rappresentanze imprenditoriali. Mi auguro che inizi al più presto quello di cui il Paese ha bisogno: una decisa semplificazione per la vita delle aziende e l’avvio di politiche di ampio respiro”.

Dall’analisi per classe di natura giuridica rispetto al 2012, emerge come siano soprattutto le imprese individuali a subire diminuzioni in numero, con un tasso di crescita di -3,11%, seguite dalle società di persone, con -0,79%. Tassi di crescita positivi, invece, per le società di capitale (+1,15%). Questi dati, analoghi al quadro regionale e nazionale, vanno letti tenendo presente che imprese individuali e società di persone rappresentano l’81% delle imprese della provincia di Alessandria, mentre le società di capitali rappresentano il 17%.
Le classi “Altre forme” e “Persona fisica” registrano tassi di crescita positivi, +2,28% e +2.700%. Per entrambe, tuttavia, è necessario sottolinearne la bassa incidenza numerica complessiva (2,3%) sul totale delle imprese alessandrine e la peculiarità delle posizioni registrate in “persona fisica”.

Dall’analisi dei dati per settore rispetto al 2012 si osserva una diffusa negatività, fatta eccezione per le imprese non classificate.

L’agricoltura, settore che rappresenta il 20% delle imprese provinciali, registra il saldo più negativo: -8,24%, a fronte di 176 nuove iscrizioni e 989 cessazioni d’impresa. Anche a livello regionale l’agricoltura è il settore più sofferente (-4,46%).
Ciò è attribuibile anche al fatto che, in provincia di Alessandria, il 98% delle imprese agricole è composto da imprese individuali (92%) e società di persone (6%), e come abbiamo visto sono queste imprese ad aver sofferto di più. Infatti, il settore meno sofferente è quello delle imprese non classificate, che contiene la percentuale più bassa di imprese individuali e società di persone: il 53%. Le “imprese non classificate”, specificamente, registrano +45,12% (880 iscrizioni con-tro 121 cessazioni); ottima performance, ma da considerare in relazione con la bassa incidenza numerica di questo settore (rappresenta il 4% della totalità delle imprese, il gruppo meno consistente).