5 domande a… Vjačeslav Michajlovič Molotov

molotov2di Andrea Antonuccio.

Come recita Wikipedia, “Vjačeslav Michajlovič Molotov (cir. rus. Вячеслав Михайлович Молотов Kukarka, 9 marzo 1890 – Mosca, 8 novembre 1986) è stato un politico e diplomatico sovietico. Nato come Vjačeslav Michajlovič Skrjabin e datosi in seguito il nome di battaglia di Molotov, fu l’unico tra i principali rivoluzionari bolscevichi a sopravvivere alle Grandi Purghe staliniane degli anni trenta”. Il nostro Molotov, invece, vive e lavora ad Alessandria, è autore di pungenti video satirici e si definisce un ‘comunista libertario’. Con l’illustre predecessore ha in comune una profonda conoscenza dell’Unione Sovietica e dei meccanismi di potere che ne regolavano l’esistenza. Meccanismi che l’attuale Vjačeslav Michajlovič riscontra anche nelle vicende politiche alessandrine… Tutto il mondo è paese, in fondo!

1) Caro Molotov, da qualche tempo ti vediamo e ti leggiamo troppo poco su CorriereAl. Che cosa è successo? Qualche noia con l’Ufficio Politico?
In realtà sono tornato nella Santa Madre Patria per un periodo di riposo nella mia dacia, attorniato dai soliti amici. Purtroppo in questa mia seconda esistenza, senza aver rinnegato nulla, ma solo dissociandomi dalle malefatte passate, non sono molto più ben visto in Patria. Ah, il comunismo libertario, quello di Machno, tanto per intenderci, è una mala pianta da estirpare, sia da destra che da sinistra. E io lo abbraccio totalmente: “una forma più alta di socialismo antiautoritario e antistatale, che si manifesta nell’organizzazione di una struttura libera, felice e indipendente della vita dei lavoratori, nella quale ciascun individuo, così come la società nel suo complesso, possa costruirsi da sé la propria felicità e il proprio benessere secondo i principî di solidarietà, di amicizia e di uguaglianza”. Sarò illuso oppure sognatore, ma questa è la strada! Cosa posso dire, in Russia abbiamo un po…, scusate! un dittatore, scusate ancora… un presidente (amico e sodale del vostro caimano). Costui, per rifarsi un’immagine, libera gli oppositori, soprattutto le Pussy Riot, mentre i suoi sgherri manganellano Femen e omosessuali a tutto spiano. A proposito di Femen, mi sembra invece che nello stato sovrano del Vaticano siano state accolte benissimo, sembrava di essere a Casa. Mah! Evidentemente la condizione della donna non è migliorata da 4000 anni a questa parte. Mentre Berlusconi, addirittura, per rinnovarsi, si reca in via delle Olgettine Oscure. Complimenti!

molotov2) Stiamo sulla politica italiana, allora. Che cosa pensi dell’accordo Renzi-Berlusconi? È l’inizio di una vera stagione di riforme, o è l’ennesimo patto Molotov-Ribbentrop?
Senza dilungarmi troppo, vedo una differenza sostanziale: io firmai il patto perché non eravamo pronti ad un conflitto con i nazi e dovevamo ritardare a più non posso l’inizio di qualsiasi ostilità. Ma noi e i nazi non eravamo esattamente uguali, checché se ne dica. Renzi e Berlusconi sono simili, troppo simili, almeno secondo il mio sentire e non è un caso che abbiano trovato un’intesa (e la cosa è partita dalla visita ad Arcore). Mi dispiace ripetermi, ma più che un patto Molotov-Von Ribbentrop la cosa mi ricorda il mio amico Amadeo Bordiga. Egli soleva raccontare, quando gli parlavano di alleanze con i socialdemocratici (non con Casini, Berlusconi, Renzi o Alfano, ma con la socialdemocrazia di inizio 900, galantuomini), un gustoso aneddoto, quasi una favoletta morale di Fedro o di Esopo: “Un bel giorno, un leone ed un asino decisero di coalizzarsi per superare insieme le asperità e le difficoltà del percorso, molto più agevolmente che se lo avessero dovuto fare separati. E così fecero, affrontando le salite il leone saliva in groppa all’asino e percorrendo le discese l’asino veniva portato sulla schiena dal leone. Senonchè il leone si aggrappava con gli artigli alla schiena dell’asino, mentre quest’ultimo, non avendo artigli, ma zoccoli, non potendo aggrapparsi, utilizzava, per tenersi in posizione, un attrezzo, potremmo dire un organo, più acconcio per la bisogna… Come potrete sicuramente arguire dal racconto, il leone, aldilà dei problemi fisici, anche psicologicamente non era molto contento dei risultati dell’accordo.

Amadeo non mi ha voluto raccontare come finì la storia del nobile animale, ma è lecito pensare che, ad un certo punto, il leone, coglionato, assecondando la natura ferina che gli apparteneva, avesse fatto bistecche del furbo somaro. Io, comunque, non saprei dire, in questo caso, chi sia l’asino e chi sia il leone. E se fossero due equini?

molotov33) Il Pd è ancora un partito di sinistra?
Guarda, forse non c’entra niente, ma a me vengono in mente gli ultimi anni di Stalin, i quali, ripensandoci ora, appaiono veramente sconfinare nel ridicolo, ma non tanto per le scelte politiche, quanto per quello che accadeva tra il Cremlino e la dacia di Kuntsevo. Ma il PCUS, a quei tempi, era un partito di sinistra? Il politburo di allora era composto da uomini scialbi e insignificanti, dei veri “da chelovek”, yes men direste voi, sempre compiacenti con Iosif, del calibro di Berija o Chruščёv, che, per inciso, erano i migliori, pensate gli altri… Da voi non potrebbe succedere, mesi fa erano tutti bersaniani di sinistra, ed ora continuano ad esserlo, soprattutto “di sinistra”… I nostri erano assai pericolosi, comunque, perchè in alcuni casi riuscivano a consigliare Iosif (soprattutto Berija), rimanendo dietro le quinte, e io ho sempre diffidato dei consiglieri occulti, anche perchè chi usufruisce dei loro servigi, pensando di servirsi, magari, solo del buono che ne può ricavare, il più delle volte, a sua insaputa, acquista “tutto il pacchetto”. Dal “pacchetto” al “pacco”, poi, il passo è veramente breve. Meno male che in Italia questo non potrebbe succedere, dato che in giro ci sono solamente persone animate, esclusivamente, da più che onorevoli intenzioni…

Comunque oltre a fare politicamente tutto il possibile per condiscendere Stalin, i boiardi si prestavano a seguire uno stile di vita e di lavoro incredibile; Stalin si alzava molto tardi, fumava tantissimo, lavorava fino a sera e poi stava in piedi fino al mattino. La sua cera era pessima, ma tutti si sperticavano in lodi sul suo aspetto, lui addirittura si mise a dar retta ad un tale Dott. Oleksandr Oleksandrovyč Bohomolec’ che produceva un siero della longevità, miracoli della senescenza. Comunque, ad una certa ora, dopo la proiezione di un film a “palazzo”, trasferimento dalla Piazza Rossa alla dacia di Kuntsevo, con itinerario segreto e spiegamento di forze imponente, quindi cena luculliana con abbondanti libagioni, rigorosamente tra maschi, con numerosi brindisi, scherzi da caserma, frizzi e lazzi di fantozziana memoria. A volte si lavorava, a volte Iosif schiaffeggiava qualcuno, principalmente Berija, colui che fungeva da maestro di cerimonie, ma ad una certa ora “lui” metteva su un disco e giù tutti a ballare tra loro, per il suo divertimento, “rimanendo veri uomini però”, fino alle prime luci dell’alba. Se non si andava alla dacia c’era comunque il rischio di essere svegliati, nel cuore della notte, per qualche pressante esigenza del “piccolo padre”; tutto questo generava un curioso fenomeno, potremmo dire fisico, tutta la nomenklatura aveva il caratteristico “colorito del Cremlino”, che dava sul grigiastro, impresso sul volto. Come dicevo, la situazione sconfinava nella farsa e non si salvava nessuno, per tenersi la poltrona sicuramente, ma molto di più per garantirsi la vita. Ogni serata iniziava senza che alcuno sapesse se sarebbe terminata con il ritorno alla propria casa o il trasferimento alla Lubianka. Quindi qualche valida giustificazione, per dire sempre sì al partito, negli anni 50 c’era, oggi, da voi, non mi pare proprio. Sarà meglio cominciare a guardarsi intorno, e controllare il colorito e l’incarnato dei visi, o almeno di alcuni.

Quindi, se tutto questo era di sinistra, rapportato ai giorni nostri, il Pd è di sinistra.

Comunque per dissipare tutti i dubbi sulla sinistrosità piddina, soprattutto quella della base, molto soddisfatta della politica “alla fiorentina”, si potrebbe anche ricordare un un aneddoto che mi raccontava il defunto zio Vanja, a Kukarka, quando ero molto giovane. Ve lo racconto, diciamo, all’italiana, perchè, se vi riferissi l’originale,non capireste assolutamente alcunchè.

Un giorno il pope del villaggio (un curato di paese), accompagnandosi al mugiko (piccolo possidente) Anatolij Vasiliev, incontra il fattore Ivan Ivanovich. Ansioso di sapere, da buon pretaccio reazionario, alla Don Camillo (per intenderci), quale fosse l’orientamento politico del buon fattore, temendo che fosse di sinistra, glielo chiese, dimenticandosi del leggero problema di balbuzie di quest’ultimo.

Ivan rispose: “S…so..so..sono d…de…de…de..de”.
E il curato impaziente “Democratico popolare!”.
Il fattore di rimando: “N…n…no!, so..so..sono de…de…de..de”.
Di nuovo il pope: “Democratico proletario!”.
Ivanovich al terzo tentativo: “N…n…no!, s..so..sono d…de…de..de”.
Il prete euforico: “Democristiano боже (perdinci)!, lo sapevo”.
Il mezzadro, tutto d’un fiato: “N…no!, s…sono demoralizzato!!!”.

4) Come spieghi l’ultimo posto di Rita Rossa nella classifica dei sindaci del Sole 24Ore? Tutta propaganda dei padroni?
Sicuramente, non può mica essere successo come nella Santa Madre Patria,  è tutto frutto della propaganda padronale. Anche da noi non si riuscì a capire che ci si trovava di  fronte ad una classe politico-sindacale nuova e vergine, all’indomani della morte di Iosif.

Persone come Krushev, l’analfabeta, che avevano partecipato senza remore a tutte le nefandezze perpetrate durante il regime di Stalin, oppure che non fecero assolutamente nulla per contrastarle, si ersero come fieri accusatori ed innovatori, padri missionari salvatori della patria. Qui, a quanto pare, ora ci si accorge del disastro delle municipalizzate, del commercio, dell’artigianato, dell’industria…; o meglio, io non ricordo in campagna elettorale stracciarsi di vesti dei politici o dei sindacalisti per la loro situazione, tanti slogan: “nessuno sarà lasciato indietro!”, “fiaccolate per Alessandria”, e prima… il deserto. Ricordo molto bene, invece, i lavoratori delle partecipate assediare il consiglio comunale, per giorni, senza che si vedesse un sindacalista confederale o un politico del centro-sinistra istituzionale, per chiedere il commissariamento. Forse il dissesto sarà stato meglio, mah!… non saprei giudicare. Il quinquennio precedente è iniziato nel 2007, ma prima del 2011 poche voci si sono levate contro l’allegra gestione della municipalità e adesso si fanno commissioni per far luce sul periodo (sembra…). Dove sono stati i signori in questi anni? Erano sulla luna? Aiutavano Astolfo?

Astolfo sulla Luna
Oh fameliche, ingiuste e feroci arpie
che per l’Italia accecata e piena di ogni sbaglio,
forse per punire antiche e malvagie colpe,
la giustizia divina conduce in ogni mensa!
Ragazzini innocenti e madri devote
non si reggono in piedi dalla fame, e vedono che in una sola cena
questi mostri malvagi divorano completamente
ciò che sarebbe il sostegno per il loro vivere.
2
Commise un grosso errore colui che aprì la grotta
dove già da molti anni erano state loro rinchiuse;
grotta dalla quale emerse il fetore e l’ingordigia,
che si diffuse poi per l’Italia rendendola infetta.
Il bel vivere a quel punto si sommerse;
e la quiete fu in tal modo lasciata fuori,
che in guerre, in povertà ed in ansia
l’Italia è stata continuamente dopo, e ci starà per ancora molti anni:
3
fino a che un giorno, ai figli indolenti, pigri,
non scuterà, prendendoli per i capelli, la testa e li strapperà così al letargo,
gridando loro: “Non ci sarà chi cerchi emulare
il valore di Calai e Zete?
che dal puzzo e dagli artigli delle arpie
liberi le mense, e le faccia così tornare liete e pulite come erano prima,
così come essi (Calai e Zete) fecero con le arpie di Fineo, e dopo di loro
fece il paladino con quelle del re di Etiopia.”

Questo per dire che non ci troviamo più in una classica dittatura del ‘900: le persone sono cresciute, si accorgono se le cose non avvengono nella maniera in cui erano state propagandate, magari sono deluse, bisogna stare attenti a promettere. Mettiamoci anche i balletti di numeri, bilanci e percentuali, e il gioco è fatto. Poi io sui sondaggi non faccio alcun affidamento, quindi penso che valgano poco. Possiamo ironizzarci, e io lo faccio spesso, ma se andassimo oggi al voto, secondo il mio sentire, otterremmo, nuovamente, o la padella, oppure la brace…

5) A proposito di padelle e braci… Come può rinascere Alessandria, secondo te?
E come vuoi che rinasca, io nei miracoli non credo, mi verrebbe da dire “io di ricette non ne ho, faccio solo rock ‘n roll” (Bennato mi perdoni). E se pensassimo veramente ad un supereroe di sinistra? Fino  ai giorni nostri gli unici supereroi  russi conosciuti erano: Astro di fuoco, Stella Rossa e Falce e Martello, alias Boris e Natasha; con loro, dal 1968 agli anni ’90, l’Unione conobbe i suoi eroi a fumetti (non è propriamente vero, e vi spiego il perché). Si trattava di esseri umani con i classici superpoteri, oppure erano fantascientifici macchinari studiati e creati nella meravigliosa e nascosta Città della Scienza, baluardo della ricerca futuristica, creata in Siberia dal politburo, sede di pericolose sperimentazioni. Il famigerato Kgb li mandava in missione negli USA, per combattere la Cia, l’Fbi e gli odiati americani, insomma l’impero del male. L’unico problema era che non si trattava di una produzione propriamente sovietica, anzi per niente! Erano sceneggiati, disegnati e prodotti negli stabilimenti americani della DC Comics, dove nacquero Batman, Superman e Wonder Woman. Insomma gli yankee li usarono per la loro propaganda, nel periodo della guerra fredda, cattivi noi comunisti, cattivi anche i nostri supereroi…

Ma poco tempo fa è arrivata l’alba radiosa della rivoluzione superomistica: ecce homo, anzi, ecce super homo! E’ nato ЧЁРНАЯ МОЛНИЯ, Fulmine Nero, il primo supereroe completamente Russo… Lui non ha una macchina blu, nossignore! Lui possiede una vecchia Volga nera dalle attitudini un po’ particolari: vola, eccome se vola! (pensate che risparmio sui rimborsi chilometrici). Dopo un inizio un po’ travagliato e sottotono della vicenda, funestato dall’attitudine, tutta russa (non sia mai!), a farsi i ca…voli propri, ecco che il possesso della macchina, più che uno status symbol, diventa uno sprone a mettere in pratica il vecchio adagio “grandi poteri, grandi responsabilità”, che più d’uno ha dimenticato in questi giorni. La storia si dipana come deve, con grandi gesta eroiche, piene di azione e sentimento, naturale proseguimento della millenaria lotta del bene contro il male e, citando qualche inutile filosofo contemporaneo, senza cedere a facili derive populistiche (ahahaha, ma fatemi il piacere…).

Comunque noi ce lo immaginiamo così, mentre vola fulmineo ed ubiquo (soprattutto ubiquo), sulla sua auto di servizio (nera, essendo supereroe, non amministratore pubblico) mentre, tra una scaramuccia con i palazzinari e una rappresaglia agli sterratori selvaggi, fra un affondo alla malapianta del malgoverno, colpita a morte con una raffica di distinguo, e la distruzione delle malvagie multiutility dei servizi pubblici, moralizzate a cannonate di “non siete stato voi”, tra una ricerca di fondi essenziali per l’edilizia scolastica (dimenticandosi, ahimè, che a scuola non c’è nemmeno la carta igienica) e un convegno sulla, ormai mitologica, logistica, trova il tempo, che so, per ripristinare i siti di più eventi franosi contemporaneamente, per aprire un “terzo valico”, per riparare il tetto di una scuola superiore mentre salva il gattino di una bambina, bloccato sul ramo di un albero, per riparare una strada sconnessa o, addirittura, dirigere il traffico in un incrocio pericoloso, salvando centinaia di vite.

Mi dispiace ironizzare, anche perché sono parte in causa (fuor di metafora) e io ed i miei amici la stiamo pagando sulla nostra pelle. Ritengo impossibile cavare un ragno dal buco, fino a che veramente potremo noi decidere del nostro futuro, dei nostri rappresentanti, nella maniera più diretta possibile. Che so, ad esempio intervenendo sovente sulle decisioni degli amministratori…

Il sistema politico è indiretto per antonomasia, perciò è possibile, ad esempio fare un ponte, che secondo la mia opinione è inutile, ma costa parecchio denaro, decidere un terzo valico con discariche, annessi e connessi, passando attraverso una provincia con mezzi carichi di nocivi, senza che i cittadini possano dire la loro… E’ ora che questo stato di cose finisca, ad Alessandria, come in tutta Italia.

Come ho detto all’inizio: “Potere al popolo!”, l’unica strada.

In conclusione, senza discostarmi troppo,  un saluto ed una lirica sull’argomento di Jurij Galanskov:

Manifesto umano
Uscirò sulla piazza
e conficcherò all’orecchio della città,
un grido disperato.
Non voglio più il vostro pane
impastato di lacrime.
Cado e m’involo,
in un delirio,
in un sogno.
E sento nascere
l’umano
in me.
Ci siamo abituati a vedere
passeggiando lungo le vie,
nei momenti liberi,
dei volti imbrattati dalla vita, proprio come i vostri.
Improvvisamente-
come un rombo di tuono
e come la venuta di Cristo al mondo,
insorse
calpestata e crocifissa
la bellezza umana.
Sono io
che invito alla verità e alla rivolta,
che non voglio più servire.
Io spezzo le vostre nere catene
tessute di menzogna.
Sono io-
imprigionato dalla legge,
che grido il manifesto umano!
E non importa che il corvo
mi incida sul marmo del corpo
una croce.