Francesco Di Salvo: “Ho vent’anni, e credo nella politica: vi spiego perché”

Di Salvo Francesco  1“Non aspiro a fare il politico di mestiere, anzi: spero di guadagnarmi da vivere come ingegnere gestionale, per poter fare, questo sì, politica tutta la vita per passione. Di sicuro però, lo dico fin d’ora, non smetterò mai di impegnarmi: perché la politica mi piace, e ci credo davvero”.   Ecco: chi ama procedere per luoghi comuni, e pensa a ventenni tutti ugualmente ‘disamorati’ rispetto all’impegno nei partiti, amorfi o interessati ad altro, è servito. Francesco Di Salvo, 23 anni compiuti da poco sotto il segno dello scorpione, è la dimostrazione quasi paradigmatica (e tutt’altro che un’eccezione, come scopriremo nel corso della conversazione) del contrario: appassionato di politica fin dai primi anni del liceo, senza nessuna ‘tradizione di famiglia’, da diversi anni ormai, con la tenacia e la freschezza dei suoi vent’anni, fa parte del movimento giovanile del Pd (i Giovani Democratici), di cui è attualmente segretario provinciale. E del Partito Democratico è anche consigliere comunale a Palazzo Rosso, pur avvertendo che “in tanti nel partito sopportano a mala pena l’esistenza del movimento giovanile: ma si sbagliano di grosso, e glielo dimostreremo”. A noi, che con AlGiovani stiamo cercando di aprire un canale di conoscenza e confronto con i ragazzi e le ragazze del territorio, interessa poco parlare con Di Salvo di dissesto o di Renzi, e molto di più invece farci raccontare le motivazioni di un impegno politico così saldo e spontaneo, per  capire dove e come le energie e competenze di giovani come Francesco sono e saranno messe al servizio della comunità alessandrina.

Francesco Di Salvo, le cronache ci parlano di giovani generazioni in fuga, sfiduciate rispetto alla situazione del Paese, e con un disamore assoluto verso la politica. Ti senti un anticonformista, da questo punto di vista? E come nasce il tuo interesse per la politica?
Ho 23 anni, e condivido certamente gran parte del modo di sentire e analizzare la realtà dei miei coetanei, è evidente. Ma non credo nella fuga: preferisco battermi per cambiare le cose in meglio, per quanto posso. E l’amore per la politica credo nasca da lì. I due ‘colpevoli’ principali comunque sono stati due miei professori del liceo.

Dai, raccontaci…Liceo Galilei
Ho frequentato lo scientifico ad Alessandria, il Galilei insomma. E ho avuto come docenti di materie letterarie prima il professor Paolo Cavalli al biennio, poi la professoressa Patrizia Nosengo. Due persone diversissime per carattere e formazione culturale, ma accomunate dalla stessa passione per il loro lavoro, e per la partecipazione alla vita pubblica. Io ascoltavo, leggevo i libri che ci consigliavano, cercavo di partecipare ai dibattiti scolastici. Ricordo ancora oggi una splendida lezione di educazione civica di Patrizia Nosengo, fatta all’americana, in maniera dialogica con gli studenti. Erano anni in cui il tema dell’immigrazione era forse più caldo di oggi, e di quello si parlava. Con miei compagni di allora che dicevano in sostanza: “se ne stiano a casa loro, ci rubano il lavoro”, e io che cercavo invece di mettermi nei panni degli stranieri, e di immaginarmi una situazione al contrario…

Da lì, al passo successivo, ovvero l’impegno politico diretto, come ci sei arrivato? E’ raro il 18 enne che bussa alla porta della sezione, ormai. Anche perché troverebbe quasi sempre chiuso, no?
Colpa ancora della Nosengo, che ad un certo punto non ne poteva più, probabilmente, del mio pressing pressoché quotidiano, e mi disse: “senti Di Salvo, questa è una scuola: è chiaro che tu a questo punto devi provare a fare politica, ma altrove”. E mi presentò al gruppo di politici ed intellettuali di Città Futura:
conobbi Alfio Brina, che a sua volta mi mise in contatto con gli esponenti locali del Pd, tra cui ricordo Daniele Coloris e Gianluigi Sfondrini, e poi via via gli altri. Era il 2008, e il sindaco era Piercarlo Fabbio: il centro sinistra stava all’opposizione.

A quel punto sei entrato ‘nelle giovanili’, ossia nei Giovani Democratici?
In realtà i Giovani Democratici non esistevano ancora, sono nati poco dopo, nel 2009. Ereditando poco o niente della precedente Sinistra Giovanile, ed organizzandosi pressoché da zero sul territorio provinciale. All’inizio eravamo in 5, e certamente non ben visti da tanti all’interno dello stesso Pd, convinti (allora come oggi) che la politica va fatta direttamente dentro il partito, senza organizzazioni esterne più o meno indipendenti o autonome. Oggi però siamo circa 150 giovani sul territorio provinciale, presenti in tutti e 7 i centri zona. E contribuire a far crescere dal nulla o quasi l’organizzazione è stata per me in questi anni un’esperienza molto stimolante: a Valenza ho fatto addirittura ‘il commissario’, perché non c’era all’epoca neppure un nucleo cittadini di ragazzi. Oggi sono una ventina, attivissimi.

BerlinguerIn tutto ciò però non c’è la ripetizione, un po’ vetero, di riti e metodi vecchi, quasi novecenteschi? La sezione, il commissario politico…Francesco, questa è roba da vecchio Pci!
Ma infatti, onestamente, io credo che la sinistra lì dovrebbe tornare: a quella politica davvero porta a porta, in mezzo alla gente e nei luoghi di aggregazione e lavorativi che erano i capisaldi del Partito Comunista Italiano, nei suoi anni e decenni migliori. Naturalmente è cambiato il mondo, e oggi i contatti e le relazioni tra persone possono anche essere virtuali, e non sempre necessariamente fisici. Ma il web e i social sono lo strumento, non il fine. Il fine deve essere sempre quello di un tempo, ossia riuscire a dare voce e rappresentanza a tutti i cittadini. E occorre farlo non con il metodo del favore personale che diventa clientela, tanto di moda oggi quanto ieri: ossia risolvendo i problemi del singolo che si rivolgono a te in quando consigliere comunale, ad esempio. Bisogna invece creare le condizioni perché tutti possano beneficiare, da cittadini, di uguali diritti, opportunità e  banalmente, a livello comunale, servizi individuali e collettivi.

Ma torniamo ai ragazzi: tu avrai tanti amici o conoscenti della tua età che della politica non ne vogliono sapere….
Assolutamente sì, e naturalmente rispetto la loro posizione, che non è certo immotivata, ma figlia di un contesto che tutti conosciamo. Così come loro magari apprezzano me come persona, ma se provo a ‘buttarla in politica’ non mi seguono. Però, se torniamo al fatto che oggi i Giovani Democratici in provincia sono circa 150, vuol dire che c’è anche chi la pensa come me. E, tra l’altro, ci muoviamo in un percorso di assoluto confronto e collaborazione con le organizzazioni giovanili degli altri partiti: che a dire il vero sono assai meno strutturate rispetto a noi, e con molti meno aderenti.

Un esempio di attività sul territorio, tra i vostri coetanei?Giovani Democratici
Sicuramente il progetto Confronto, libertà, partecipazione, che abbiamo messo a punto come Giovani Democratici insieme alle altre organizzazioni giovanili dei partiti presenti in Parlamento. E’ un’esperienza che ci ha consentito, e spero ci consenta ancora nei prossimi mesi, di entrare negli istituti superiori della provincia, a partire da Alessandria per arrivare a tutti i centri zona, per parlare di politica, o meglio di giovani e delle loro prospettive, e di cosa la politica può e deve fare, direttamente con i ragazzi di 16-18 anni. Un percorso faticoso, che ha significato contattare tutti i presidi, spiegar loro la natura culturale e non propagandistica del progetto, e poi fare lo stesso con i rappresentanti di istituto: poiché a noi naturalmente interessa parlare e confrontarci direttamente con i ragazzi, più che con i docenti. Molti dei quali, peraltro, hanno seguito gli incontri con grande attenzione e interesse. Ed in genere a moderare e stimolare abbiamo invitato giornalisti del territorio, con un’età tra l’altro parecchio superiore alla nostra. Speriamo di continuare: dai ragazzi sono arrivati e ancora possono arrivare stimoli e domande dirette, assolutamente preziose.

E intanto fate reclutamento, no?
(sorride, ndr) Certamente c’è anche quell’obiettivo, non lo nego. E non sono pochi i ragazzi e le ragazze che, alla fine della mattinata, ci chiedono come fare per rimanere in contatto, e per partecipare a qualche nostro incontro.

Rossa Rita 14Francesco, alle elezioni comunali alessandrine hai sostenuto Rita Rossa, e hai preso 127 preferenze personali. Ora sei in consiglio comunale: ti diverti? Lo consideri l’inizio di un lungo percorso politico?
Sono consigliere comunale perché ci credevo e ci credo, e perché Rita Rossa (che come assessore provinciale partecipò proprio ad uno di quegli incontri nelle scuole, e mi vide all’opera, diciamo così) mi ha voluto in lista, là dove altri probabilmente non erano per niente convinti, perché chiaramente non ero e non sono un ‘portatore di voti’ garantiti. Ora in consiglio comunale sto imparando, perché fare l’amministratore locale non è facile, e non ci si può improvvisare. Tra comune e Giovani Democratici, mi sa che la laurea in Ingegneria arriverà con un anno di ritardo, ma non importa: quando ho deciso di dedicare parte della mia vita all’impegno pubblico l’ho messo in conto. E penso di continuare a lungo, perché credo ne valga la pena. Soprattutto noi ragazzi, che vediamo di fronte a noi un futuro così incerto, un Paese così zoppicante, perché mai dovremmo rinunciare a cambiarlo in meglio? Proviamoci, almeno…

Ettore Grassano

La foto di apertura è di Sara Mercadante