Quale Europa? [Controvento]

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Allam Rossi Prianodi Ettore Grassano

Con le elezioni Europee alle porte (da noi in Italia saranno domenica 25 maggio: e vedremo se, oltre a numerose comunali, le saranno a questo punto affiancate anche le regionali), Fabrizio Priano non poteva scegliere tema più appropriato per il lancio di LiberaMente, la nuova associazione culturale che, l’altra sera ad Alessandria, si è presentata con un affollatissimo dibattito proprio sul futuro dell’Unione Europea, e dell’euro.

Star dell’incontro tenutosi nel salone della casa di riposo Basile (che ha visto la partecipazione di 150-200 persone: un’enormità di questi tempi, se si parla di politica) è stato Magdi Cristiano Allam:  giornalista del Corriere della Sera, europeputato uscente, e nuovamente aspirante. Uno che, ad ascoltarlo, stupisce per la contrapposizione tra la cordialità del tono (argomentata: su ogni tema parte dai dati, dai numeri), e l’estremismo della sostanza. E’ l’ultimo dei rivoluzionari, Magdi Allam: se per rivoluzione ancora intendessimo in maniera classica il ribaltamento dell’esistente, naturalmente.

Magdi Allam dice chiaramente: “io sono contro questa Unione Europea, eAllam pubblico questo euro”. E argomenta in maniera dettagliata perché: quella di Bruxelles è l’Europa delle banche e della finanza, e non dei popoli, a partire da una Bce che ci viene ‘spacciata’ per banca pubblica, “ed è invece istituzione controllata da grandi istituti bancari privati, e fa i loro interessi”. E questo euro è per la Germania “un marco svalutato del 30%, mentre per l’Italia è una lira maggiorata del 40%”, il che tradotto in soldoni significa per noi una zavorra pesante sulle esportazioni, e per i tedeschi il contrario.

Non ci va ‘leggero’ Magdi Allam (su molti temi in sintonia con l’altro oratore della serata, l’europarlamentare di casa nostra Oreste Rossi) neanche sulla situazione interna dell’Italia, e il pubblico presente, per lo più appartenente alla borghesia produttiva a giudicare dalle reazioni e dai commenti, mostra di gradire. Dunque, tutto sbagliato tutto da rifare, a partire da uno Stato mostruosamente inefficiente e fiscalmente oppressivo (“tra tasse dirette e indirette, un imprenditore gira allo Stato l’80% di quel che fattura), che per stare in piedi necessita di 830 miliardi di euro l’anno, più della metà del Pil, ed eroga servizi ed infastrutture da terzo mondo. Sul banco degli imputati però, più che i politici (ma su questo ‘salvacondotto’ il pubblico non è parso d’accordissimo) secondo Allam ci sono gli alti e inamovibili papaveri della burocrazia pubblica, a partire da Roma e scendendo via via sui territori.

L’Italia sana, dice l’europarlamentare- giornalista, è quella dei piccoli comuni, delle comunità ristrette, delle micro imprese. Ossia quel sistema Italia letteralmente in via di demolizione e smantellamento, su dicktat europeo, e attraverso esecutori nazionali che altro non sono che rappresentanti diretti delle istituzioni finanziarie internazionali (viene citato, ad emblema, Mario Monti, che in effetti in tanti non più di due anni indicavano come il salvatore della patria: e al quale il Presidente della Repubblica Napolitano ha pensato bene di garantire anche uno scranno da senatore a vita, come ringraziamento per quanto ha fatto per l’Italia e per gli italiani).

Priano Allam 2In ampia sintonia con Magdi Allam l’altro relatore della serata, il ‘nostro’ eurodeputato Tino Rossi. Anche lui in odor di ricandidatura, e anche lui assolutamente scettico rispetto all’attuale Unione Europea: ‘l’Europa dei popoli, che era poi l’obiettivo della Lega Nord delle origini (che Rossi contribuì a fondare, ndr), è ancora tutta da realizzare. Questa è l’Europa dei grandi burocrati, e delle banche: contro la gente che lavora, e che cerca comunque di produrre ricchezza, nonostante i tanti ostacoli”.

Il limite di serate come questa, naturalmente, è la mancanza di un contraddittorio reale, dal momento che entrambi i relatori erano, sui grandi temi, in forte sintonia. Però sono appuntamenti assolutamente utili e necessari, e che danno ‘il polso’ della situazione. E noi, che Europa vogliamo? Da qui a maggio avremo modo di tornare certamente sul tema.