La giunta Cota demolisce il modello piemontese della domiciliarità

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Nello stesso giorno in cui Cota vanta meriti sui risparmi in sanità, la sua Giunta cambia le tutele sociosanitarie per i malati non autosufficienti curati a domicilio.

È grave trasferire la competenza dal sanitario al sociale, perché le cure domiciliari come alternativa ai ricoveri vengono derubricate ad assistenza e, in quanto tali, escono dall’obbligo di continuità senza limiti di durata, come previsto dai LEA, per entrare nella discrezionalità della spesa sociale, sempre in riduzione.

Ed è ancor più grave perché non si è approvato il bilancio di previsione 2014 e non si conoscono gli impegni economici che la Regione vorrà garantire agli enti locali a favore di coloro che si avvalgono degli assegni di cura e dell’assistenza domiciliare, peraltro con un risparmio sui ricoveri. Per questa decisione la Giunta Cota adduce la giustificazione del piano di rientro e del tavolo Massicci, secondo la tradizione cui ci ha abituati in quasi quattro anni di governo: ogni riduzione e disagio è colpa di qualcun altro.

Amaramente va detto che il monitoraggio sui Livelli Essenziali di Assistenza, tanto citato da Cota per le performances di questo o quell’ospedale, non si occupa della non autosufficienza e misura solo i ricoveri e le visite domiciliari del medico di famiglia.

Il Piemonte aveva un modello avanzato e integrato, tra sanitario e sociale, tra medici e operatori sanitari, tra volontariato familiare e assistenti domiciliari, ma questa Giunta non lo conserva, non lo difende, non lo sviluppa, ignorandone perfino la convenienza economica.

Se gli interessati (e i tanti che da due anni sono in lista di attesa) potessero dire la loro sulla qualità del sistema sanitario del modello Cota, forse la Giunta farebbe meno autocelebrazioni.

Eleonora Artesio
consigliere regionale Federazione della Sinistra