Dieci cose da buttare [Il Flessibile]

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caruso_copertinadi Dario Caruso.

La fine di un anno solare rappresenta per l’uomo moderno il momento in cui ci si ferma, si fa il punto della situazione mettendo su un piatto della bilancia le cose buone e sull’altro le cose da dimenticare.

Questa analisi ha lo scopo prevalente di ricordare ciò che di positivo si è fatto, ma rappresenta anche quel recondito e ancestrale auspicio per cui vale la pena affrontare il nuovo anno con un sano ottimismo.

flessibile_044Gettare insomma dalla finestra il brutto, il vecchio, il fallito, l’inutile fa bene!

Mi appresto quindi ad elencare dieci cose che la notte del 31 dicembre getterò dalla finestra della mia memoria; ho riflettuto l’intera settimana, da quando cioè mi invitavo al “tempo di pensare”.

E l’ho fatto.

  1. Butto la mia rabbia per le futilità quotidiane;
  2. Butto la voglia di stare fermo, che qualche volta mi ha preso per stanchezza o arrendevolezza;
  3. Butto il volto di un dirigente scolastico che fa male; lo fa per cattiveria mista ad ignoranza, quindi senza attenuanti;
  4. Butto gli amici che credevo amici;
  5. Butto il sorriso ebete di persone che guardano con sufficienza altre persone;
  6. Butto l’incapacità di medici che non hanno a cuore la dignità dell’uomo e della donna;
  7. Butto le parole vuote della politica;
  8. Butto le mie parole vuote;
  9. Butto gli insegnanti incapaci, ma anche gli allievi incapaci e i genitori incapaci;
  10. Butto il tempo perduto e che avrei potuto dedicare a qualcuno.

Provate anche voi ad esercitarvi.
Vi sentirete sollevati, più leggeri e in pace con voi stessi.
È vero, non cambia nulla fuori.
Il mondo continuerà a girare esattamente come sta facendo, per inerzia e nei secoli e amen.
Ma cambia tutto dentro.
Ed è allora che uscendo si può cambiare il mondo.
È una scelta, faticosa ma è una scelta. Altrimenti ci si arrovella e si diventa acidi e irritanti.
Come dimostrano le parole di Lancillotto nella commedia musicale “Artù e i Cavalieri”:
“…quando ero un bambino irritavo gli altri bambini. Volevo giocare con loro, ma poi non ne ero capace. Ero pervaso da un senso di proposito divino, non dico che mi piacesse ma… in tutta la mia vita mi è stato precluso il mondo fuori. E quando non esci fuori…sei chiuso dentro…”

Giochiamo dunque da bambini con i bambini.
Fuggiamo dunque dalla renitenza.
Apriamo le finestre e buttiamo, buttiamo a piene mani…

…e buon 2014 a tutti noi.