La fine di un’epoca – La storia siamo noi

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Qualche tempo fa un papa che adesso è andato volontariamente in pensione parlò di crisi dell’impero, di fine di un’epoca. Proprio allora che stavamo per convincerci che la crisi era ormai alle spalle, che ci voleva solo una sterzata di ottimismo, specie nello spendere, nell’investire in cose che ci facevano divertire! Vuoi mettere regalare un bel gadget appena uscito, un abbonamento annuale ad una TV che ci farà godere con i reality show, un viaggio esotico pur se falso come una cartolina? In fondo bastava poter dire : io ci sono stato.

La propaganda mediatica suonava così:
“E dai, popolo, datti da fare, su spendi, per dio! Per te è l’ultima occasione, comprati un cross-over, che adesso è più cult di un “fuoristrada” coreano.  Se non hai un becco di un quattrino, vieni nella nostra finanziaria che ti anticiperà la tredicesima del 2015, che ti frega! Intanto se poi fra tre mesi non paghi più le rate qualcuno ci penserà! La finanziaria della banca intanto sa come aggiustarla: si rifarà sui conti di tutti gli altri correntisti, i più deboli naturalmente, cioè quelli che non avranno la forza di protestare.”

“Al limite puoi sempre giocare alle macchinette nel tuo bar preferito. Vuoi mettere il godimento sublime nel veder scendere la cascata di euro, che vengono giù solo per te! Sì, perché tu sei il più in gamba, sei baciato dalla Fortuna e poi quel barista lì, lo vedi, ti vuole bene ed è lui che può farti vincere ancora di più. Dai! toccagli il sedere, dicono che porti fortuna! Toccalo! E’ morbido!”

Mi viene un dubbio: Ma una volta, tanto tempo fa, chi erano quelli che cantavano “avanti poppolo” o “avanti, avanti la vittoria, è nostra e nostro è l’avvenir”? Erano o no sani e onesti lavoratori, o magari gli stessi che adesso, con occhio avido,  bramano gli euro che vengono giù dalla macchinette? Ma era questo il “sol dell’avvenir” che sognavano?
Io dico: invece della vittoria, forse bastava un pareggio. Possibile che il cervello umano possa subire tale evoluzione?

Boh, in fondo abbiamo lottato per la libertà e se questa non è libertà, che cos’è?
Ma veniamo dunque all’uscita di questo papa, questo tedesco che quando parlava mostrava i denti come un segugio e qualche volta mordeva anche. Forse si era messo in testa di fare il profeta.

Ci stava dicendo che la situazione attuale del mondo occidentale ha molte analogie con la caduta dell’Impero Romano. Possibile? Eppure dalla nostra parte ci sono sette dei dieci paesi più ricchi del mondo. Qui si sta bene, si può andare in macchina, si può stare davanti alla televisione tutto il giorno, possiamo andare in discoteca fino alle sei del mattino, abbiamo internet libero da censure, abbiamo le sale bingo, abbiamo conquistato la libertà sessuale più ampia, non ci scandalizziamo più di niente, siamo pronti ad accettare qualunque riforma che ci possa fare star bene specialmente dal lato della nostra coscienza. Che poi, in fondo, che cos’è questa benedetta coscienza?: una invenzione dei preti, che l’hanno copiata da quei maledetti ebrei, con quella loro maledetta bibbia, solo per farci sentire in colpa. Se proprio ci deve essere questa benedetta coscienza, almeno che sia molto elastica!

Ma se leggiamo bene tra le righe il papa ci indicava da chi dobbiamo guardarci: dai falsi profeti. Chi sono, dove stanno: a destra o a sinistra? E’ vero, anche l’impero romano decadde per colpa della decadenza dei costumi del popolo, ma soprattutto per colpa della decadenza della classe dirigente di allora. C’erano imperatori che si destreggiavano fra ozi e bagordi (Petronio ha descritto i bunga-bunga già due millenni fa), alcuni erano corrotti al punto di farsi uccidere dai loro pretoriani che non ne potevano più delle loro bassezze, come Eliogabalo, ucciso in una latrina pubblica dove si era recato per farsi sodomizzare dal popolo che tanto amava (era già diversamente uomo fin da allora), altri, come Caligola, per dimostrare il suo disprezzo nei confronti del Senato romano, arrivò a fare senatore il proprio cavallo (adesso almeno ci si limita al proprio avvocato o all’igienista dentale o alla propria massaggiatrice), ma anche la maggioranza dei senatori romani erano arrivati ad un punto di decadenza mentale ancora prima che morale, per cui non importava loro più nulla dello Stato, ma badavano soltanto più ad arricchirsi in maniera esagerata in ogni modo e con ogni tipo di  corruttela, pretendendo solo privilegi ed esenzioni dal pagamento dei tributi.

I cittadini romani dei paesi sottomessi, come la Francia, avevano diritti solo sulla carta, ma in realtà non potevano beneficiare dei proventi del loro lavoro, che doveva invece andare per la parte maggiore a Roma. Tanto per fare un esempio ai coloni francesi era proibito il commercio del vino, perché un ristretto numero di famiglie della nobiltà romana aveva di fatto il monopolio del commercio medesimo e le loro navi cariche di anfore vinarie dominavano il Mediterraneo (una loro nave stracarica di anfore marchiate, dirette in Francia, è naufragata davanti ad Albenga lasciandoci come ricordo qualcosa come 10.000 anfore, tutte dello stesso monopolista).

Le tasse dovevano pagarle soltanto le classi basse mercantili e produttive, cioè i mercanti, gli artigiani ed il popolo minuto. Ad certo punto questi ultimi si disamorarono della romanità e dell’impero, ed accettarono di collaborare con i nuovi arrivati barbari, rifiutandosi di continuare a pagare le gabelle ad una Roma sempre più corrotta ed a fornire i soldati per le sue legioni. Allora l’impero accettò che a comandare fossero anche alcuni barbari ed infatti ci furono anche imperatori di origine dalmata, o ispanica, o tracia (i romeni di allora) e molti generali romani reclutarono truppe germaniche o celtiche o danubiane, come aveva proposto tanti anni fa anche da noi l’ineffabile allora ministro della difesa Scognamiglio, che aveva puntato gli occhi sugli albanesi in particolare (forse per la loro faccia bellicosa).

Non servì che a rimandare di vari decenni il tracollo. La corruzione si impadronì anche dei nuovi romani acquisiti. L’imperatore Adriano, un ex barbaro  colto ed intelligente, non trovò di meglio che innamorarsi del suo scudiero Antinoo, il quale è raffigurato in decine di busti marmorei con le labbra che sembrano siliconate, alla Alba Parietti.
Questo era quello che doveva essere il temibile Impero Romano, destinato a durare in eterno.

Ma adesso noi contemporanei quale classe dirigente abbiamo davanti? Mamma mia, che sfacelo! La politica a volte fa venire il vomito, tanto trasuda corruzione e meschinità. I poteri forti, quelli dell’economia e della finanza sono in preda ad una sindrome schizofrenica inarrestabile. Sono appesi sull’orlo del disastro e si spartiscono bottini sempre più giganteschi che sottraggono al popolo ignaro e consenziente. Le società muoiono a volte pur sapendo di  morire, perché i loro dirigenti vengono attratti dal male come le falene dal fuoco. Hanno perso ogni vergogna, forse anche perché in preda agli stupefacenti, e pur rendendosi conto dell’imminente declino non hanno le energie morali per reagire, perché occorrerebbe che rinunciassero prima di tutto ai loro comportamenti ed ai loro enormi privilegi.

Ed il popolo basso? E’ vittima di suggestioni, non crede più a niente e a nessuno che non racconti balle gigantesche e che non lo blandisca in ogni suo vizio. Invoca il salvatore della patria, ma che sia un populista che non chieda sacrifici di alcun genere. Ho finito. Che sia per tutti un buon anno, augurandovi almeno un pareggio.

Rospo – Alessandria