Due giorni di pioggia, non quaranta: ed allora?

Il regalo di Natale è stato costoso quest’anno e paradossalmente hanno dovuto pagarlo coloro che lo hanno ricevuto. Intendo dire gli abitanti della zona est di Alessandria ed è andata tutto sommato ancora bene che la Bormida ha trovato il modo di scaricarsi nel Tanaro non essendo quest’ultimo al massimo della portata.

Gli alessandrini si sono lamentati della chiusura del ponte Bormida ordinata dalla Protezione Civile, proprio nel giorno in cui avevano forse programmato qualche breve gita o magari una visita all’Outlet di Serravalle o all’Iper di Tortona.
Immaginate quello che sarebbe successo se anche il Tanaro avesse avuto voglia di fare il matto.

Qualche stupidotto ha detto: meno male che non c’è più il ponte Cittadella, così l’acqua è volata via lasciando gli Orti indenni. Chi se ne frega se poi sono andati a bagno quelli di Pavone, di Pietramarazzi e di Lobbi! Bene, allora abbattiamo subito anche il ponte Bormida così andranno a bagno quelli di Castelceriolo e di Lobbi, ma il Centro commerciale Panorama sarà salvo.

Io mi meraviglio che non si sia ancora liquefatta la collina di Pavone che viene colpita direttamente dall’onda di piena dei due fiumi congiunti.
Vorrei però segnalare che Il Rio Lovassina, per l’ennesima volta, ha allagato le cantine di via Genova, comprese le scuole di Spinetta e che a Castelceriolo erano in funzione le idrovore per liberare alcune case di via San Giuliano allagate a causa di piogge tutto sommato normali.

La causa? Non c’entra il fiume Bormida, ma la pretesa del Comune e della Provincia di voler incanalare tutta l’acqua piovana delle regioni agricole Poggi, Trono, Olliana e Cascinali Foco nell’unica fognatura, peraltro di dimensioni insufficienti, che attraversa l’abitato di Castelceriolo. Dovunque nel mondo è la strada che ha diritto di dare l’acqua ai campi, qui invece è il contrario: sono i campi (qualche centinaio di ettari) che danno l’acqua alla strada. E per di più pare che alcuni spianamenti di terreni agricoli sono stati fatti al contrario, cioè non con la pendenza verso il Tanaro, ma verso la strada per Castelceriolo. Una decina di cascine sono state allagate e parecchi terreni agricoli invasi dalle acque, non soltanto quelli situati in aree golenali fra Castelceriolo e Lobbi, ma terreni in fregio alla provinciale Alessandria-Sale, alla strada Barbotta, alla strada Grilla, situati anche a chilometri di distanza dal fiume. La causa è semplicemente grottesca. La quasi totalità dei fossi di scolo, delle rogge e persino dei rii, come il rio Boggio, il Rio Sambuy, la Roggia S. Antonio, il rio Baraccone sono stati negli ultimi anni cancellati dagli agricoltori per aumentare la superficie agricola destinata per lo più alla produzione del mais.

Basterebbe prendere la mappa dell’Istituto Geografico Militare della fine dell’Ottocento o dell’inizio del Novecento per rendercene conto. E’ sparito tutto, dalle strade poderali, a quelle consortili fino a tutti i corsi d’acqua secondari, di cui rimangono solo tracce di alcuni tronconi pieni di rovi e di immondizia.
Non sarebbe il caso di chiamare a rapporto i sindaci, primi responsabili della gestione del territorio da loro amministrato?

Il sindaco di un Comune piccolo di solito interviene se vede fare degli abusi e corre subito ai ripari. Un tempo, quando eravamo poveri, il Comune di Alessandria aveva le guardie campestri (a Castelceriolo era due: Riccardi e Castelli) che svolgevano un controllo egregio e puntuale. Dopo siamo diventati ricchi e abbiamo imparato a preoccuparci solo più di Corso Roma e di Piazzetta della Lega, rifatta due volte di sana pianta nel giro di pochi anni. Non vi sembra uno scandalo pagare ancora le tasse ad un Comune così?

Luigi Timo – Castelceriolo