Italia 2014, fuga dalla politica? [Controvento]

Cuperlo Renzi Civatidi Ettore Grassano

Dalle primarie del Pd, al Vaffaday di Grillo, agli imbarazzanti personaggi ingaggiati (birra e panino?) per urlare Forza Silvio nei giorni scorsi a Roma. Parliamoci chiaro: la politica in Italia interessa una minoranza di persone, mentre la maggioranza (colpevolmente troppo silenziosa, secondo noi) se ne sta alla finestra ad osservare gli eventi, tra scetticismo e preoccupazione per il proprio futuro.

Comincia la settimana che ci porterà alle primarie del Partito Democratico (anche noi, nel nostro piccolissimo, lanciamo il nostro sondaggio tra i lettori), e tra gli addetti ai lavori cresce la la paura, non dichiarata, del ‘flop’. I 3 milioni delle primarie dello scorso anno (ma là si votata per la premiership politica del centro sinstra, qui per eleggere il segretario del partito) sembrano un miraggio, anche se poi molto dipenderà dall’enfasi mediatica di questi giorni, e sul fronte “giornali amici” il Pd non è propriamente messo male. Altro elemento: se fino a qualche settimana fa le primarie di dicembre erano considerate l’atto formale di ‘incoronamento’ di Matteo Renzi alla guida del partito (Cuperlo e Civati, entrambi eccellenti sul fronte della preparazione personale, sono i classici prodotti ‘di nicchia’, per intenditori), oggi qualche perplessità in più si intuisce: diciamo che più si abbassa l’asticella della partecipazione, e più il sindaco di ‘Firenze’ rischia: l’unica possibilità concreta che ha di perdere, infatti, è che le primarie di domenica prossima siano limitate alla partecipazione di iscritti del Pd (solo 300 mila in tutta Italia: altro dato significativo di quanto i partiti oggi siano marginali nella società italiana) e di ‘appassionati’, soprattutto web, dove i civatiani sono alle prese, temo per loro, con il classico fenomeno di ‘sovrastima.

Fuori dal Pd, I 5 Stelle ieri si sono misurati con il loro primo Vaffaday da forza parlamentare. Un successo, secondo il movimento. Un evento in tono minore, secondo i media da sempre ostili a chi (per questo benemerito, secondo noi) vorrebbe cancellare loro sussidi e sovvenzioni che li legano a doppio filo al carro della politica filo governativa. Chiunque governi, si intende: pecunia non olet. Comunque, il problema di non finire ‘fagocitati’ dal parlamentarismo, ed apparire già essi stessi ‘sistema’ agli occhi di un elettorato sempre più perplesso, ce l’hanno anche i 5 Stelle, eccome.

Il centro destra, infine, ci sembra davvero una ‘ditta’ oggi incapace di catalizzare il consenso di quella fetta, maggioritaria, di Paese che ‘naturalmente’ guarderebbe in quella direzione, ma che percepisce Berlusconi come figura al crepuscolo (e gli italiani preferiscono l’aurora, e il successo: facciamocene una ragione). Non resta che cercare di capire cosa di davvero significativo si staglierà all’orizzonte.

Nel frattempo, molti di noi fanno i conti con la precarietà occupazionale, e la sfilza di balzelle, tasse e bollette in arrivo, da qui alla prossima primavera. Quella, oggi, è la nostra battaglia più importante.