Mauro Cattaneo: “Eravamo Verdi, ma anche italiani…”

Cavalchini Pierluigi 2di Pier Luigi Cavalchini

Devo molto a Mauro Cattaneo, ed è con piacere che lo ritrovo combattivo e giustamente distaccato… come un tempo. Mi ha voluto (e con lui una decina di amici a cui sono ancora legatissimo) per ben due volte come capolista di un partito, quello dei Verdi, che – come si può dedurre dall’intervista – era tutto tranne che “un buon posto dove stare”(1). Una persona, il nostro Mauro,  che crede nell’impegno politico, che ha piacere al confronto – anche serrato – con gli avversari e che è famosa (forse nemmeno lui se lo ricorda) per una frase, che ripete a volte ripete: “Dalla politica non si deve ricavare neanche un pirlino e chi ha mire diverse…” , beh…facciamo che la frase finisca con un tranquillo “…percorra altre strade” anche se, a volte, è più colorita.
Ha due punti focali su cui si basa l’ impegno: la competenza congiunta al rifiuto dell’autoreferenzialità e, dall’altra parte, la chiarezza nelle posizioni, portata avanti anche in modo caparbio, “senza se e senza ma”. Ne ho subìto anch’io la “forza” poiché Mauro è stato fra i primi (con il gruppo dei Verdi di cui allora era rappresentante) a sostenere la causa del ponte Meier e, quindi, a ritenere corretta la chiusura della “querelle” sul ponte Cittadella con un abbattimento (da lui ritenuto, e penso lo ritenga ancora ora) necessario. Altri contrasti li abbiamo avuti su questioni pratiche riguardanti i rifiuti e sulla necessità di prendere posizioni (le sue spesso più nette delle mie) dure “quando necessario”, ed è su questo “quando” che si potrebbe ancora discutere.
Un carattere particolare, una persona vera, un amico. Ben volentieri, quindi, cominciano a dargli la parola in questa prima parte di una lunga intervista che sarà terminata con un secondo appuntamento la prossima settimana.

Per chi avesse piacere di ascoltare dalla viva voce di Mauro Cattaneo l’intervista quasi al completo  (anticipando, così, alcune delle tematiche trattate), ecco la versione audio-video.

Per prima cosa una piccola presentazione (Ricordiamo che Mauro Cattaneo èCattaneo Mauro 3 attualmente consigliere comunale per il PD, impiegato presso la locale Camera di Commercio, da sempre interessato alle questioni ambientali e non solo)…
Sono tra i fondatori di Legambiente locale; una storia iniziata in città,  credo , intorno al 1985. Non sto a ricordare che Legambiente era ed è  una delle più importanti associazioni ambientaliste nazionali che proprio in quegli anni cominciava a far valere considerazioni e proposte di forte innovazione….

Pare che il Circolo di Alessandria “La Melarancia” abbia questo particolare nome proprio grazie a te…
Per la verità è stata una decisione collettiva, di più persone e maturata in più riunioni. Con me c’era Marcello Libener e molti altri, tra cui anche un certo Cavalchini Pier Luigi…

MelaranciaBeh, lasciamo perdere… ma prego continua pure…
Come è noto si trattava di un periodo quasi magico per il nascente movimento ambientalista che si andava affermando, in allora, un po’ in tutto il mondo occidentale, partendo dal mondo anglo-sassone e dal centro Europa. Si può ben dire che erano gli anni ruggenti del movimento ambientalista. Non a caso l’associazione di cui allora ero attivista e di cui ora ho solo più la tessera, ha avuto uno sviluppo impetuoso, prendendosi ben presto il centro della scena, anche dal punto di vista della “politica ambientale”. Particolarità che mantiene ancora oggi. A quei tempi, in modo particolare, ha saputo interpretare appieno lo spirito di novità e di attesa presente in tutti i giovani di allora. Un’associazione, la Legambiente, che si differenziava moltissimo dal WWF, più a carattere naturalistico, e che faceva – già allora – particolare attenzione al “modello di sviluppo”, allo sfruttamento dei fiumi, alla qualità dell’aria, all’energia. Famose ancora oggi le epiche lotte contro il “nucleare italiano”, brutta copia di quello che stava concretizzandosi oltreoceano. Importanti anche le lotte per una diminuzione del traffico nelle città, per l’uso della bicicletta e per il rilancio dei treni. Quindi una proposta “politicamente valida” che trovò fin da subito la mia adesione.
Immediatamente successiva a questa esperienza, ma in qualche modo sovrapponibile, fu la stagione della nascita dei Verdi, da considerarsi l’altro possibile perno di un’innovazione culturale che, forse, non ha potuto esprimersi pienamente.
Anche rispetto a questa rappresentanza “verde”, possiamo dire che si è avuto un percorso parallelo a quello del “movimento ambientalista”. Di nuovo una “nascita” oltre le Alpi in centro Europa, di nuovo interessi che coniugavano i diritti basilari dell’uomo con il rispetto dell’ambiente, delle pari opportunità, della salute. Una bella storia che, però, in Italia ha fatto poca strada…

Ecco, questo è un passaggio importante su cui ti chiederei di fermanti un momento. Perchè questa “implosione” del movimento verde in Italia?
E’ una domanda che mi faccio spesso. Ancor più perchè, per quanto mi riguarda, si è trattato realmente di “primo amore”. Mi riferisco, in buona sostanza, alla motivazione vera per cui faccio politica ancora oggi. Per me c’è una forte continuità fra quel tipo di impegno e la situazione odierna. Ancora oggi, quando ci sono le elezioni in Germania, vado a vedere cosa “hanno fatto i Verdi” prima ancora di andare a consultare i dati del SPD. La stessa cosa mi succede, quasi naturalmente, in Francia, in Olanda ecc. Assolutamente mi sento di appartenere ancora a quel filone politico-culturale. Il mio DNA nasce da quelle parti.

E allora, se la spinta era così forte, come mai ad un certo punto è finito tutto?
Beh, evidentemente esisteva una difficoltà a “far passare” quel tipo di cultura che veniva vissuto come “impegnativo” e “difficile”. Soprattutto è difficile che “il messaggio passi” qui da noi, nei paesi mediterranei. Guarda caso proprio Italia, Spagna, Grecia, sono le nazioni in cui i Verdi o non esistono più o non hanno avuto mai particolare sviluppo. Mentre in Francia, Germania (e potremmo continuare a lungo nell’elenco) si tratta ormai di una presenza radicata e ben presente nel panorama politico generale.  E  con numeri di rilievo. Spesso si supera il dieci per cento dei consensi, senza particolari problemi di “poltrone”.
Sicuramente, qui da noi, esiste una “difficoltà culturale” a mantenere una coerenza fra scelta ambientalista (politica) e scelta personale. Un “cambio di atteggiamento” che ha qualcosa di etico e va ben oltre l’apparenza. Si tratta di praticare effettivamente ciò che si va a predicare. In questo senso io sono ambientalista  e quindi  mi sposto in bicicletta; si tratta di scelte di coerenza che dobbiamo soprattutto a noi stessi. Non si fa  per far dire agli altri “Guarda come è coerente quello…”. O sei così o non lo sei.
D’altra parte, ma penso di sfondare una porta aperta, qui da noi prevale ancora una politica basata sullo scambio… per cui è difficile che si affermino i principi di cui si parlava prima.
Inoltre, sempre sulla china del “perché i Verdi  italiani sono implosi”, bisogna ricordare che ci sono stati dirigenti nazionali non all’altezza. Alcuni, addirittura “ci hanno marciato” speculando in più modi, anche sulle sconfitte. Innumerevoli sono stati i casi in cui vi sono stati privilegi e percorsi preferenziali per “amici” che di verde avevano ben poco. E il solo pensiero mi intristisce.
A questo proposito mi ricordo di un incontro nazionale con ripartizione dei delegati secondo il numero di tesserati locali con Napoli che era seconda provincia come numero di tessere a livello nazionale e la provincia di Salerno terza. Due realtà vicinissime all’allora  portavoce dei Verdi Pecoraro Scanio che, incredibilmente, avevano più supporters di quanto ce ne fossero a Torino e a Milano, seconde solo a Roma. Una situazione a dir poco paradossale…

Che forse ricorda il commercio delle tessere di cui siamo testimoni in questi giorni con il PD …
Esattamente. D’altra parte si tratta di una storia lunga che risale fino ai tempi della DC di Gava; certo che… vedere certe cose nel partito in cui credi fa davvero male, oppure porta ad allontanarsi…

Eppure qualcuno (fra questi D’Alema) tende a minimizzare…
E’ vero, siamo reduci da più fatti che non vanno minimizzati che hanno interessato l’attuale mio partito il Pd e, quello dei nuovi tesserati extracomunitari, soprattutto albanesi, è uno dei più eclatanti. Ritornando comunque a quei tempi, ai tempi di Pecoraro Scanio, sarà utile ricordare che a lui interessava restare davvero al due, due virgola tre per cento, perché se fosse diventato più grande non  controllava e non  gestiva il partitino secondo le sue aspettative. Si era arrivati addirittura ad una sorta di “franchising”, per cui era sufficiente presentarsi con quel simbolo sulla scheda elettorale (il “sole che ride”)  per ottenere un po’ di voti, giusto quelli che ti permettevano di diventare ministro.  Si era giunti ad una situazione non più sopportabile e, di fatto, già sulla via del tramonto.

Ecco, ora però si rischia di avere di nuovo un uso strumentale delle tessere. Forse è venuto il momento di provare strade nuove e, forse, ha ancor più valore lo slogan “il partito deve restare aperto”…
Ma…prima di tutto bisogna capire che vincere le primarie, soprattutto se “aperte” significa dare una chiara indicazione a tutto lo schieramento. Bene o male siamo sempre di fronte al partito più rappresentativo della coalizione. Io stesso, dopo aver abbandonato i Verdi, ho atteso una decina d’anni prima di rimettermi in campo. Solo quattro anni fa ho deciso di iscrivermi al PD, perché ero e sono favorevole al sistema elettorale maggioritario e quindi alla conseguente organizzazione delle forze politiche che ne derivano. Per cui ho ritenuto giusto impegnarmi in pima persona, anche se sono non sempre a mio agio per alcune delle scelte fatte dal PD in questi anni. L’importante è chiudere definitivamente  con il “proporzionale” e con tutto quello che ha significato in termini di ingovernabilità. Forse oggi ce lo dimentichiamo… ma è stato proprio quel sistema che ha contribuito in gran parte allo sfilacciamento di cui oggi siamo testimoni. Una eventuale reintroduzione del “proporzionale” devasterebbe ulteriormente il panorama politico. Una volta c’erano i “partiti chiesa”veri partiti di riferimento, ora – invece – anche grazie alla grossa frammentazione esistente potremmo anche avere decine di partiti al due per cento.

Oppure una forza, anche nuova, può spuntare una volta il trenta per cento e la volta dopo fermarsi al cinque… e anche meno …
Mi riconosco, pertanto, nella proposta del PD inteso come “casa dei riformisti” con finalità di governo, sul versante progressista del quadro politico (che deve rimanere assolutamente bipolare).
Una delle motivazioni per cui sono nati i Grillini” è proprio perché c’è stata l’incapacità di gestire correttamente questo bipolarismo portandolo fino all’ibrido (che non condivido) delle “larghe intese”.
Ed è una situazione destinata ad incancrenirsi se saranno a prevalere, sul medio termine, posizioni come quelle espresse da Fioroni, o in misura minore da Letta e Boccia, tanto per fare qualche nome. E’ nota, d’altronde, la mia partigianeria per Pippo Civati in cui mi riconosco proprio per l’ampio spettro di problemi affrontati, e tra questi – fra i primi – quelli della salute e dell’ambiente. Se non ci fosse stata questa “ancora di salvezza” dubito che sarei ancora – come si dice – “in campo”.

Ma quanto conta veramente Civati?Civati Pippo
Penso che “pesi” molto d più di quello che si dà a vedere. E  lo si verificherà a dicembre. Il motivo per cui potrebbe avere successo sta proprio nella sua lontananza dalla “filosofia delle larghe intese”, e – anche – nella sincerità di espressione (nel caso specifico di critica al Governo Letta) senza ambiguità. Una figura di cui i cittadini, gli elettori hanno bisogno proprio perché molti voti “silenti” o attualmente prestati ad altri, fanno fatica ad identificarsi con un PD poco comprensibile nelle sue strategie generali e sinceramente “vecchio” nel sostegno ad opere discutibili. E quando parlo di “opere discutibili” il  mio pensiero va prima di tutto alla tratta del cosiddetto Terzo Valico Ge-Mi, chiaramente messa in discussione dallo stesso Civati in diversi recenti interventi. Ma è un po’ tutto il comparto della cosiddetta “Green Economy” che dovrebbe essere rivisto e aggiornato in un’ottica di rilancio della componente giovanile. (…)

(fine prima parte)

(1)La citazione è di Chief Joseph, mitico (e mite) capo dei Nez Percès, autore di un grandioso salvataggio in mezzo alla neve e alle pallottole degli “yankees” nel lontano Montana.