Il giocattolaio magico: Gino Capogna

Capogna aviatoredi Enrichetta Duse

C’è un banco al mercato il lunedì mattina, ad Alessandria, pieno zeppo di giocattoli. Lo riconoscete perché è esattamente al centro, parcheggiato vicino c’è un furgone rosso. Ad accogliervi una bella signora dagli occhi scuri e buoni e poi c’è lui … Gino Capogna!
Non è stato facile convincerlo a parlare di sé. Gino è una persona eclettica, dipinge, suona, recita, scrive ‘fiabole’, ma con un’umiltà e una semplicità tali che lo rendono una persona rara nel mondo dell’arte, e anche nel mondo in generale.

Nato ad Andria, a tre anni si è trasferito coi genitori a Torino ‘con le valigie di cartone’, come ricorda lui con un sorriso ironico … “Erano gli anni della FIAT, quando a Torino comparivano i cartelli ‘NON SI AFFITTANO CASE AI MERIDIONALI’. Abitavamo in una soffitta dove abbiamo davvero fatto la fame. Qualche tempo dopo siamo andati in una casa popolare, in periferia vicino alla FIAT. Ho conosciuto amici nuovi e sembravamo ‘I ragazzi della via Pál’. Ci tiravamo le pietre con le fionde e usavamo le ortiche come fruste. Ma noi avevamo come alleato ‘il cascina’ un ragazzo della nostra età , ma più alto e soprattutto con un cane”.
E mentre ricorda le scorribande di gioventù ridendo aggiunge “oh!ci facevamo male veramente!”.

A 30 anni si trasferisce da queste parti, a Piovera perché era il paese esattamente al centroCapogna chiaroscuro dei mercati che aveva ‘comprato’.
Gino vende giocattoli da 30 anni ormai e si definisce un ‘giocattolaio’ di quelli che non esistono più. “Non vendo giochini elettronici o reclamizzati”. Nel suo banco, infatti, si possono trovare le vecchie amate (da noi non più giovanissimi) biglie, la corda per saltare, il gioco della pulce, la piccola lente di ingrandimento e poi ancora … tutto rigorosamente ad un prezzo accessibile a tutti perché come dice lui ‘visti i tempi di crisi’.

Quando si varca la soglia della casa di Gino e Franca si resta subito colpiti da una sferzata di calore, colore, allegria, armonia … si respira gioia pura, sembra davvero di essere in una casa fatata. Alle pareti molte delle opere di Gino, ad esempio la sagoma di un albero tridimensionale, al cui interno vi sono: biglie, corda, tappi di sughero colorati, piccoli specchi, bottoni, altre sagome sempre in legno dipinte e poi inserite all’interno dell’opera, tutto rigorosamente coloratissimo.

I colori sono molto importanti nelle sue creazioni, siano quadri, sculture o altro: “i colori che utilizzo danno gioia. Anche quando dipingevo su tela con l’acrilico ho sempre amato i colori accesi e la loro interazione. Quando metto i colori hanno un senso logico per me …”

Capogna preghieraMi colpisce molto anche un quadro realizzato utilizzando un pallet di legno, all’interno è stato inserito il cerchio di una botte che ricorda una luna riempita a sua volta “di un materiale che mi ha dato mio cognato, odontotecnico, che utilizza per lucidare le dentiere” e ride, anzi ridiamo come matti! L’opera si intitola ‘Luna con rollo’ (luna con l’alone), è un modo di dire dei contadini che dicevano ‘o vento o acqua’.

Un altro quadro ricorda Kandinsky anche se candidamente ammette “quando l’ho fatto non lo sapevo, non conoscevo Kandisky, mi è venuto così. Quella tela è la preferita dal mio amico Andrea Negruzzo, si intitola ‘Preghiera’, anche se non sono uomo di fede, ma di spirito si!”

Al piano superiore altre opere meravigliose, il Pink bang … un’esplosione di coloriCapogna pink bang primordiali, rappresenta l’universo, il cielo. Dentro c’è una cometa, una galassia e tante stelle, poi ancora spirali che conducono da fuori a dentro e viceversa … “anche se quelle che preferisco sono quelle da dentro a fuori”.

Alla mia domanda “sei religioso?”, risponde scherzando: “non sono credente, sono ‘possibilente’ …. ma non è importante”.
Ma forse un po’ di misticismo c’è. Tornando nuovamente con i pensieri all’infanzia dice “i miei quando frequentavo la quinta elementare mi hanno mandato dai salesiani e per 365 giorni ho fatto 365 comunioni, ho mangiato 365 ostie e ho fatto 365 esercizi … come si chiamavano – chiama Franca – lei è la mia memoria, ah si! gli esercizi spirituali”.
Girando per la casa si scorgono altre opere che ricordano Mondrian, ancora Kandisky e poi Pollock e la tecnica del gocciolamento (dripping).

Finché mi mostra un quadro, ‘L’intricata bestia’, di fronte al quale Gino si commuove moltissimo. È dedicato a suo fratello mancato nel ’92 … “lui era un poeta”.
I materiali che utilizza sono moltissimi, la sabbia, lo spray, la colla.  Le ultime opere che ha realizzato sono pannelli in plexiglass dipinti al contrario, cioè prima dipinge i soggetti e solo alla fine predispone lo sfondo, si intitolano ‘I prati di Gino’.

Arriviamo alla sala musica e lì ci sono le sue percussioni, i suoi adorati cajones (strumento musicale peruviano). “Batto, percuoto continuamente – racconta- le ginocchia, addirittura ho suonato una teiera! Ho iniziato a suonare a 15 anni, ora ne ho 60 … fatti i tuoi conti. Musicalmente nasco batterista, poi mi sono dedicato alle percussioni fino ad arrivare alle teiere. La mia vita è un continuo ritmo”.

Capogna la gonna di JennyUsciamo e continuiamo la visita alla sala Principe Antonio De Curtis, dedicata a Totò, e inaugurata alcuni anni fa dall’allora Sindaco di Piovera Marco Bologna. È una sala prove, dal soffitto pendono pesci e polipi colorati. Una tela mi colpisce particolarmente perché non c’è colore, ma solo bianco/nero e sfumature di grigio, al centro un’enorme scritta “GIALLO LIMONE”. Mi racconta che è stata realizzata per una biennale dove era necessario non utilizzare i colori, allora “non potendo entrare dalla porta, sono entrato dalla finestra e gliel’ho scritto”.

C’è da perdersi, ma torniamo al vero amore di Gino: la musica. Negli anni ’80 suonava con “I reduci” e facevano musica anni sessanta. Oggi suona in più formazioni musico/teatrali, tra cui: la Bandarotta Fraudolenta (di cui abbiamo già parlato chiacchierando con Luca Serrapiglio); i Fratelli Garelli insieme a Nacche, Celio, Bonaldo, Dino, Andrea, Taulino e Paolo; i Duo Deno, musica/cabaret con Negruzzo …”facciamo anobar! Un tipo di pianobar un po’ più rilassato e suoniamo pezzi di Bruno Martino, Buscaglione, Fred Bongusto … e poi recitiamo le Fiabole, che sono una via di mezzo tra le fiabe e le favole”; i Trigumiru, un trio rock acustico (con Marco Argenteri e Matteo Stramesi), il cui groove buca musicalmente. Su di loro confessa: “mi conoscono da 30 anni, da quando suonavo con i Reduci e loro venivano ad ascoltarmi, avevano solo 10 anni. Ecco mi sento un po’ il nonno”. E poi ancora “Con Andrea Negruzzo, Giorgio Penotti, Aldino Leoni, Mario Martinengo, Serafina Carpari e Daniela Desana suono nel ‘Gruppo dell’Incanto’. Facciamo musica e poesia. Poi ci sono anche i GiorGino (Giorgio Penotti e io), due cowboy con uno slang alla Stanlio e Olio. Il nostro spettacolo dura circa mezz’ora. Lui suona l’armonica e io il cajon, ma facciamo anche cabaret …. Giochiamo con le nostre diverse altezze, hai presente quanto è alto Penotti … ecco alla fine io gli sparo sempre nelle ‘parti basse’. Abbiamo partecipato ad alcuni festival di artisti di strada e saremo ospiti in una serie di eventi a Milano”.

Non dimentichiamo le performance teatrali negli spettacoli di Laura Bombonato.Capogna ranocchio “Collaboro negli stage, seminari teatrali che lei organizza con grande bravura. Mi danno molta carica e molta energia. Poi ho partecipato ad alcuni suoi spettacoli. Ho fatto il tamburino in ‘uno studio su Woyzeck’ e anche ne  ‘Il Principe di Homburg, entrambi andati in scena nella magica cornice della Cittadella di Alessandria. La cosa importante è che mi diverto parecchio a fare tutto ciò che faccio”.
L’ingrediente magico di Gino? L’armonia che c’è nelle cose che fa, dal banco in piazza, alla sua casa, alla pittura fino alla musica ….