Alberto Roveta: “io, imprenditore di seconda generazione, tra vantaggi e responsabilità”

Roveta AlbertoE’ il research and development manager, ossia il responsabile ricerca e sviluppo dell’azienda, ma quando arriviamo a trovarlo sta dando indicazioni al tecnico Telecom su dove mettere le mani per cercare di ripristinare la connessione Adsl. “Perché c’è poco da fare, qui basta un temporale e salta tutto, e passano tre giorni prima che si riesca a riconnettersi: appena rientrati dalle vacanze, e con una clientela internazionale che opera con servizi di rete decisamente migliori dei nostri, non è il massimo”. L’ingegner Alberto Roveta, della Italvalv di Basaluzzo, lavora da 5 anni all’interno dell’azienda fondata nel 1974 dal papà Roberto (che a 62 anni è saldamente al comando dell’attività, naturalmente), e da alcune settimane fa anche parte del direttivo provinciale del Gruppo Giovani di Confindustria. Proviamo a farci raccontare da lui come un giovane imprenditore ‘di seconda generazione’ affronta i doveri e le responsabilità di chi nell’azienda di famiglia ci è nato e cresciuto, e deve confrontarsi oggi “non più con la crisi, ma con questa recessione di cui tutti parlano, anche la mattina al bar”.

Ingegner Roveta, partiamo da qui: cosa significa entrare neolaureato nell’azienda fondata da suo padre? Più vantaggi o svantaggi?
Se dicessi che vantaggi non ce ne sono, mentirei. So bene di essere un privilegiato perché, anche per chi è bravo e ha forti capacità, partire da zero oggi in Italia, e aprire un’azienda, come fece mio padre, è davvero una sfida complicata. Anche se non impossibile: ho qualche amico che ci sta provando, e mi auguro davvero ce la possa fare. Per me questo è l’ambiente dove sono cresciuto: ci venivo già da ragazzino, dopo la scuola, per coltivare la mia grande passione per la meccanica. Naturalmente, una volta laureatomi ed entrato in organico a tutti gli effetti, ho via via compreso di avere forti responsabilità, sia nei confronti della mia famiglia, che di tutti coloro che lavorano qui in Italvalv, soprattutto in un momento così delicato.

Appunto ingegnere, la famosa crisi, o meglio recessione. Quanto la sentite, voi cheItalvav esterno siete azienda con forti attività internazionali?
Diciamo che l’abbiamo sentita dopo, la prima ondata del 2009-2010 ci ha risparmiati, sostanzialmente. Però indubbiamente da due anni a questa parte segnali di difficoltà ne sono arrivati eccome, e ne arrivano tuttora. Soprattutto sul fronte interno, diciamo così. Nel senso che i nostri prodotti e le nostre forniture vanno all’estero per il 70% ormai, ma parte di quel 70% passa comunque attraverso grandi player italiani, che comprano da noi, e poi utilizzano la strumentazione nell’ambito di grandi progetti internazionali.

E il problema principale qual è? L’insolvenza?
Purtroppo la lentezza nei pagamenti è una delle pessime peculiarità del sistema Italia, e francamente noi i benefici delle nuove normative, in termini di pagamenti a 30 giorni, non li abbiamo ancora minimamente percepiti. I 60 giorni restano un miraggio, e se un cliente italiano ti paga a 90 giorni, si brinda a champagne. Talora si arriva a 180 giorni, soprattutto con i clienti grandi, con cui non  puoi far altro che prendere atto della situazione. Però, nel frattempo, se sei un imprenditore serio tu i tuoi dipendenti, ma anche i fornitori li paghi regolarmente. Il che naturalmente implica avere un certo respiro finanziario, o sono dolori.

SONY DSCIltalvalv è coinvolta nel progetto del Mose di Venezia. A che punto siete? Si procede?
Eh, come tutti i grandi progetti pubblici, o che comunque coinvolgono soggetti pubblici, gli intoppi e i ritardi sono all’ordine del giorno. Però si va avanti, e per quanto ci riguarda siamo al 50-60% dell’attività. Naturalmente con i ritardi nei pagamenti di cui abbiamo appena detto. Però è un progetto davvero importante, all’avanguardia europea e non solo italiana. Per cui ci inorgoglisce esserci, e ci auguriamo che la realizzazione proceda nei tempi previsti.

E all’estero, quali sono i mercati più dinamici?
Medio Oriente, Cina, India, naturalmente l’Europa. Ma noi stiamo crescendo molto anche in Brasile, e un po’ in Canada. Il che naturalmente implica una notevole mobilità, non soltanto mia e di mio padre, ma dei tecnici dell’azienda, poiché noi puntiamo moltissimo sia sulla personalizzazione dei prodotti, sia sul servizio di manutenzione post vendita. Per cui spesso devi esserci di persona.

Un cenno su fatturato e numeri di dipendenti: il business tiene, o cresceItalvav macchinario nonostante il contesto?
In azienda siamo complessivamente una cinquantina di addetti, più naturalmente la filiera qui sul territorio, provinciale e anche regionale, con liberi professionisti e piccole officine che lavorano per noi. Il fatturato 2013 dovrebbe essere stabile, o in leggera crescita, e attestarsi poco sotto i 20 milioni di euro.

Lei, ingegnere, è il responsabile research and development di Italvalv: ma cosa significa fare ricerca e sviluppo nel vostro settore? Esiste una filiera, rapporti con centri specializzati e con le università, o si punta sul fai da te?
Ricerca e sviluppo sono imprescindibili, per chi fa il nostro mestiere. Ci sono due direttrici, naturalmente: da un lato la messa a punto di veri e propri nuovi prodotti, dall’altro il miglioramento e la personalizzazone di quelli esistenti, che vanno continuamente adeguati alle esigenze della clientela. Noi cerchiamo di essere per quanto possiamo autonomi, anche per i tempi spesso molto ‘compressi’ all’interno dei quali ci viene richiesto di agire. Il che, naturalmente, non esclude collaborazioni con le facoltà tecniche delle università più vicine: del resto da Basaluzzo andare a Milano, Pavia, Genova o Torino non è un gran problema. Certo, negli anni scorsi abbiamo avuto collaborazioni anche con il Politecnico di Alessandria: ora però mi pare che sia in fase di forte ridimensionamento, e mi spiace, essendomi laureato lì. Sicuramente avere facoltà tecniche sul territorio al tessuto produttivo locale è utile: magari non tanto in termini di ricerca e sviluppo, quanto come serbatoio in cui selezionare professionalità adeguate, e già residenti sul territorio.

Ingegner Roveta, lei fa anche parte del direttivo provinciale del Gruppo GiovaniItalvav 3 di Confindustria: di cosa si occupa, e quali progetti avete?
In realtà  il nuovo direttivo si è insediato subito prima della pausa di agosto, e torneremo a riunirci operativamente nei prossimi giorni. Siamo comunque un gruppo di persone motivate e determinate,  e credo che da parte del nuovo presidente, Manuel Alfonso (la cui azienda, la Prisma Impianti, si trova anch’essa a Basaluzzo, a poche centinaia di metri  dalla Italvalv, ndr), ci sia la ferma intenzione di proseguire lungo le linee progettuali innovative già tracciate nel precedente triennio da Pietro Gemma. Ossia crediamo molto nella necessità di consolidare sempre più il rapporto tra mondo della scuola, e dell’università, e imprese. E al contempo di incentivare, a tutti i livelli, un approccio meritocratico che consenta una piena valorizzazione delle competenze che la nostra provincia costantemente produce.

Ettore Grassano