Quando le tasse diventano un cappio [Controvento]

Tasse cappiodi Ettore Grassano.

I riflettori della cronaca alessandrina, nei giorni scorsi, si sono accesi sulla notizia che, forse, i tanti creditori (pre dissesto) del comune potranno avere una cifra pari al 40-60% del dovuto. Evviva, anche se si tratterebbe, comunque, di un quantum assolutamente inferiore ai soli costi sostenuti, giacché non conosciamo imprese che, di questi tempi soprattutto, possano vantare utili pare al 50% del fatturato. Ma tant’è: o così o così, e piuttosto che niente meglio piuttosto, come dicono i filosofi.

Però, a margine, è stata diffusa un’altra nota, che ha davvero del paradossale. Ossia: mentre non è ancora chiaro se e quando i creditori potranno incassare almeno la metà del dovuto, è già stato loro chiarito che:

“Non sono deducibili agli effetti fiscali le perdite sui crediti, o l’accantonamento al fondo svalutazione crediti,le somme vantate nei confronti del Comune di Alessandria e maturate fino al 31 dicembre 2011 per i quali è stata presentata istanza di ammissione alla massa passiva”.

In soldoni: grandi o piccoli che siano, i creditori di Palazzo Rosso devono pagare le imposte su un credito ipotetico, che non si sa quando incasseranno, ma che certamente sarà, nel caso, dimezzato.

A noi sembra una barbarìe da Paese borbonico, dove la mano destra fa finta di non sapere cosa fa la sinistra, e in cui tutti i burocrati hanno ragione, perché fanno pienamente il loro dovere, e applicano le leggi. Ma il risultato finale è un Leviatano statale che fagocita tutto il resto.

Altro che beffa, o amaro in bocca, come ha scritto qualcuno. Qui siamo prossimi alla persecuzione, sia pur in nome e per conto della legge. Ed è assolutamente poco consolante che, a supporto della decisione, si citino in maniera inappuntabile leggi, decreti e cavilli. Le normative dovrebbero servire a regolamentare la vita di una comunità, non a ucciderla. E forse la comunità stessa, intesa come insieme di individui, dovrebbe rendersi conto quando è l’ora di farsi sentire, ed esigere (non chiedere, esigere) che determinate norme siano cambiate.
Voi cosa ne dite?