Filippi: “cancellare le Province è pura demagogia. Ora ci dicano che fare con mutui, competenze e personale!”

Filippi Paolo 1Com’era prevedibile, la sua reazione non si è fatta attendere. Nei giorni scorsi, dopo la bocciatura dell’ipotesi ‘accorpamento’ delle Province da parte della Corte Costituzionale, e l’immediato rilancio del governo Letta, con l’approvazione di un disegno di legge costituzionale per arrivare all’abolizione delle stesse, Paolo Filippi è tornato ad essere tranchant, e ha affidato a facebook la sua replica: “Dopo i costituzionalisti e professoroni del governo tecnico pateticamente bacchettati dalla Corte, tocca ora al giovincello risanare il debito pubblico eliminando le Province. Buona fortuna anche al nipotino di Gianni Letta, ma specialmente buon teatrino per le balle sui risparmi che vi apprestate a raccontare”. Lo abbiamo incontrato, per capire meglio cosa potrà succedere nei prossimi mesi a Palazzo Ghilini, ma anche per inquadrare meglio qual è il suo ruolo sul fronte del tavolo interministeriale per Palazzo Rosso, e cosa replica a chi ha sottolineato in queste settimane che al territorio alessandrino è mancato e manca una ‘cabina di regia’ pubblica. La Provincia, appunto, i cui rappresentanti istituzionali avrebbero “tirato i remi in barca anzitempo”.

 

Presidente Filippi, partiamo dalla pronuncia della Corte Costituzionale sulle Province: se lo aspettava?
Certamente sì: credo che chiunque abbia studiato un po’ di diritto, anche solo alle superiori, si fosse reso conto che la Corte non aveva alternative: la Costituzione non può essere cambiata con un decreto legge. E proprio l’abc, me lo lasci dire.

Letta, però, non si è perso d’animo, e ha già rilanciato. Il Governo ha approvatoLetta Enrico venerdì un disegno di legge costituzionale ad hoc: la soppressione delle Province viene data per scontata, “e non saranno sostituite con nient’altro”, commenta il ministro D’Alia..
Che vogliano far credere agli italiani che la spesa pubblica si risana chiudendo le Province è ridicolo, non sta in piedi, e lo abbiamo detto mille volte ormai. E’ pura propaganda. Naturalmente si accomodino, e ci dicano cosa dobbiamo fare: a chi andranno le competenze? E i dipendenti? E i mutui? Rimaniamo in attesa di scoprirlo. D’altra parte, e anche questo lo ribadisco da tempo, dal momento in cui lo Stato ha da tempo ‘chiuso i rubinetti’, tagliando tutti i finanziamenti, il destino delle Province era comunque segnato. Mentre di riduzione del numero dei parlamentari non si parla più: che strano, no?

Eppure nelle ultime settimane sul fronte Regione è arrivata nuova liquidità, e qualcuno ha sperato che si tornasse a ‘respirare’…
No, purtroppo sono cose diverse. I soldi in arrivo dalla Regione erano già a bilancio, e spese negli anni scorsi per le diverse attività. Pensi che dentro, per dire, ci sono persino i fondi dell’alluvione del 2000. Si tratta quindi del pagamento di vecchi debiti, e nulla hanno a che fare con il bilancio 2013. Che, infatti, a fronte degli ulteriori tagli previsti nei trasferimenti statali, rimane assolutamente in bilico. Prima, appunto, Stato e Regione dovranno chiarire definitivamente quanti soldi ci danno quest’anno. Su quella base verificheremo come chiudere il bilancio, se sarà possibile chiuderlo. Altrimenti ci diranno da Roma che fare, cosa vuole che le dica…

Palazzo Ghilini 2Sono a rischio anche gli stipendi dei dipendenti?
No, fino a fine anno da quel punto di vista problemi non dovrebbero essercene. La nostra prima preoccupazione, in questo ultimo anno, è stato quello di mettere in sicurezza, per così dire, i dipendenti dell’ente, e di garantire i servizi, almeno a livello essenziale. Ci siamo riusciti, e dato il contesto in cui ci è toccato muoverci, credo davvero che di più non si potesse fare.

Qualcuno però chi vi ha accusati di aver tirato i remi in barca prima del dovuto, e di non aver rappresentato in questi anni quella ‘cabina di regia’ di cui il territorio avrebbe bisogno per ripartire….
Ho letto. E anche questo in fondo fa parte del teatrino, del gioco dello scaricabarile. Sanno benissimo, coloro che ci criticano, che da almeno 18 mesi siamo costretti ad operare in condizioni di vera emergenza, e assoluta incertezza. Tra l’altro, sono gli stessi che non ci hanno mai mostrato nessuna solidarietà, tifando di fatto per la nostra abolizione. E al contempo ci avrebbero voluti in cabina di regia…ma siamo seri!

Nel frattempo però, Presidente, la Provincia è scesa ufficialmente in campo alFilippi Rossa fianco di Palazzo Rosso, al tavolo interministeriale. Con quali obiettivi?
Uno solo: dare più forza e peso ad una serie di legittime richieste di una città, e di un territorio, che rischiano davvero di essere travolti da una normativa, quella sul dissesto, che prevede davvero tempi e costi insostenibili, e quindi va rivista, e rapidamente. Mi pare, dagli incontri ufficiali e da quelli a latere, che la volontà e la consapevolezza ora a livello romano ci siano, grazie alla determinazione con cui le istanze alessandrine sono state portate avanti in questi ultimi 12 mesi. Ora vedremo se arriverà una norma ad hoc, e di che tipo.

Lei è ottimista, nonostante tutto?
Siamo obbligati ad esserlo, anche se non possiamo escludere nulla, in questo momento: anche forme estreme e forti di protesta conto l’autorità centrale, se la nostra richiesta di ascolto e aiuto dovesse essere ignorata.

Alcuni consiglieri comunali la scorsa settimana hanno chiesto le dimissioni del sindaco Rossa: cosa succederebbe in quel caso?
A mia precisa domanda al tavolo interministeriale, la risposta è stata: nulla. Ossia il commissario avrebbe gli stessi vincoli, tempi, regole, obblighi. Con la differenza non trascurabile che, essendo un tecnico, non potrebbe mettere certamente in campo la sensibilità politica, e l’estremo rispetto e attenzione alle esigenze e alle tutele dei lavoratori, che invece il sindaco sta dimostrando di avere. Credo che chi attacca Rita Rossa e ne chiede le dimissioni in questa fase delicatissima dovrebbe essere un po’ più cauto. Ma ognuno risponde delle proprie scelte, ci mancherebbe.

Lei Presidente nei mesi scorsi è uscito dal Pd: e oggi che fa, sta alla finestra? Si sente sempre uomo di centro sinistra?
Certamente sono uomo di centro sinistra, e altrettanto certamente provavo all’interno del Pd un crescente imbarazzo. Insomma, un partito che nacque avendo nel proprio dna fondativo la tutela delle autonomie degli enti locali, e la loro forte centralità, ha via via mostrato nei confronti del sistema delle autonomie (e non penso solo alle Province) non solo indifferenza, ma avversione e accanimento. Oggi sembra quasi che l’amministratore locale sia un portatore di virus, da isolare  e mettere in quarantena. Non è la mia visione delle cose, e me ne sono andato.

Ma il governo Letta durerà? E l’alleanza Pd Pdl è clonabile nel 2014 sui territori? Da noi si voterà, tra gli altri, a Casale, Novi, Tortona, Ovada…
Credo che l’esperienza del governo Letta (e prima del governo Monti) sia un percorso condiviso da pochi, e subìto da molti. E questo sia all’interno del Pd che del Pdl. Una strada in parte imposta dal presidente Napolitano, come condizione per restare. Una clonazione della stessa formula sui territori mi parrebbe ancora più innaturale, anche se naturalmente ogni comune ha la propria storia, e cosa succederà lo scopriremo solo in primavera.

Filippi 5Lei intanto ha avviato, lo sanno tutti e tutti ne parlano in città, una sua attività imprenditoriale, insieme a Cesare Miraglia: ossia la gestione del centro sportivo Canottieri. Vi hanno parecchio criticati per questo: qualcuno sui giornali minacciò anche di portare lì la protesta dei lavoratori…
(sospira, e sorride) In realtà io ho avuto diverse esperienze nel settore della ristorazione,  e chi mi conosce lo sa bene. Chi poi insinua che questo possa aver comportato un minor impegno sul fronte istituzionale mente, sapendo di mentire. Là proteste non ne sono mai arrivate, per fortuna. E le assicuro che ai Canottieri ci si diverte e ci si rilassa, e non si fa politica.

Ettore Grassano

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