“Sa che c’è? Che io sono davvero stanco di sentire mio figlio, e tanti altri ragazzi come lui, dire che non vedono l’ora di andarsene da Alessandria, perché qui non c’è futuro! Per questo ho chiesto le dimissioni di Rita Rossa: come cittadino, prima che come politico”. Giovanni Barosini, presidente del consiglio provinciale, consigliere comunale e segretario provinciale Udc (“ma non mi chieda niente su questo fronte, non saprei davvero che dirle in questo momento”), da un po’ di tempo in qua è tornato a farsi sentire. Prima agevolando l’incontro a Roma tra i vertici alessandrini del sindacato e il ministro D’Alia (a cui ha partecipato direttamente), poi facendosi promotore, insieme ai consiglieri Foglino e Locci, della richiesta di dimissioni del sindaco. E lì, apriti cielo…ma dove vuole arrivare, Barosini? E questo temuto ed evocato commissario sarebbe alla prova dei fatti un tecnico con la testa sulle spalle, o un automa-killer programmato per fare ‘piazza pulita’? Cerchiamo di capirlo con questa chiacchierata.
Presidente Barosini, stavolta l’avete fatta ‘grossa’: dopo la richiesta di dimissioni di Rita Rossa si è scatenato il finimondo: se lo aspettava?
Francamente non ci siamo posti il problema delle reazioni politiche, ma abbiamo cercato di interpretare un’esigenza che avvertiamo crescente negli alessandrini. Ma ci va il sindaco in giro per la città, a parlare con le persone? Io sì, in questa stagione spesso anche in bicicletta, perché è piacevole, e ti consente di osservare, e di incontrare gente. Ebbene: la situazione che tutti stanno vivendo è pesantissima, a partire dai dipendenti comunali a cui questa amministrazione non racconta tutta la verità. Dicano chiaramente che nessuno sarà licenziato, se sono in grado di farlo….
Alt, facciamo un passo indietro: lei un anno fa si candidò sindaco, in competizione con Rita Rossa (e con parecchi altri, in verità): gli alessandrini scelsero in maniera chiara….
Sì, ma quanti furono in termini assoluti gli alessandrini che votarono per l’attuale sindaco? Il 25% per cento? Forse meno: e di quelli, oggi, quanti la rivolterebbero? La risposta la sappiamo tutti. Il punto è che un anno fa Rita Rossa fece una serie di promesse precise, e non mantenute. In 13 mesi di governo della città non ha fatto nulla, se non dichiarare un dissesto evitabilissimo. Ripeto: evitabilissimo!
Lei ha votato contro?
No, io non ci sono proprio andato, a votarlo, perché speravo di contribuire a far mancare il numero legale. E’ allora, comunque, che bisognava puntare i piedi, tutti uniti, come città. E dire alla Corte dei Conti, e a Roma: troviamo una soluzione diversa. Lo vuole un aneddoto? Quando, nelle settimane scorse, sono stato a Roma dal ministro D’Alia, con i segretari provinciali del sindacato, abbiamo casualmente incontrato Vasco Errani: non un tizio qualunque, ma il presidente della Regione Emilia Romagna, con un curriculum che ne fa uno dei maggiori esperti di enti locali in Italia. Ebbene, gli abbiamo fornito la documentazione, e sintetizzato la situazione: non ci voleva credere, ci ha chiesto perché mai lo abbiamo dichiarato, questo dissesto.
D’accordo Barosini, questo ieri. E oggi? Il tavolo interministeriale finalmente è stato aperto, ora cosa succederà?
Lo vedremo: per ora abbiamo letto solo la versione del sindaco, in forma di comunicati stampa in cui, francamente, da mesi si dicono le stesse cose. Sembra un disco rotto, ma la città nel frattempo affonda.
Ma, aiuti o non aiuti, prestito o non prestito, non crede che una riorganizzazione della macchina comunale, e delle partecipate, vada comunque fatta?
Alt: in questo momento l’unica cosa sensata che il sindaco Rossa può fare (oltre a valutare attentamente la possibilità di dimettersi) è bloccare tutto: qualsiasi licenziamento, e qualsiasi ulteriore liquidazione di azienda pubblica, potrebbe rivelarsi un passo precipitoso, come fu la dichiarazione di dissesto. Quanto poi a questa equazione tra salvare la città, e salvare Rita Rossa, a me non convince. Non sono cioè convinto che, in caso di dimissioni del sindaco, arriverebbe un commissario killer, o Attila. Ribadisco: in questa fase un tecnico super partes sarebbe la soluzione migliore: agirebbe con lucidità, trasparenza, imparzialità. L’accusa di irresponsabilità e strumentalizzazione che ci viene mossa in questi giorni è irrispettosa: siamo cittadini e padri di famiglia, è scontato che vogliamo che Alessandria abbia un futuro e non la si lasci morire! Questo il nostro desiderio.
Però la politica finirebbe in panchina, o in tribuna: e a decidere sarebbero i tecnici, in base alla logica dei numeri…
Ma chi l’ha detto? La politica, intesa come partiti, o come movimenti cittadini di opinione e pressione, dovrebbe continuare ad esserci, eccome, e a farsi sentire. Intendo questo: c’è un percorso tutto da inventare, per salvare Alessandria. E allora proviamoci, tutti insieme: ma non accettiamo la logica che non ci siano altre strade, per cui tutto ciò che decidono Rita Rossa e la sua maggioranza non ha alternative. Oggi la posta in gioco, per tutti gli alessandrini, è troppo alta per piegarla alle esigenze e alle ambizioni personali di qualcuno.
Barosini, dica la verità: lei oggi mira ad essere il leader dell’opposizione di Palazzo Rosso?
L’opposizione (se ancora vogliamo ragionare con queste stantìe e ipocrite categorie) in consiglio è evidentemente articolata e composita. Non può quindi esserci un leader, anche se con scaltrezza alla sinistra fa comodo lasciar intender che ve ne sia uno. L’opposizione è guidata da molteplici istanze, oggi inascoltate, che rispondono ad un sentimento collettivo: punto.
Ettore Grassano
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