Cul de sac [Controvento]

cul de sacdi Ettore Grassano.

“Allora adesso non ho davvero più scuse, hai sentito Letta no? Gli imprenditori devono assumere e investire, è il nostro turno di sacrificarci!”. E poi giù una bella risata sarcastica, e amara. E’ successo a me l’altra sera, chiacchierando con un amico, piccolo imprenditore. Ma chissà anche a quanti di voi. Annusando l’aria che tira tra la gente (soprattutto a casa nostra, con tutte le complicazioni locali di cui parliamo quasi ogni giorno), l’impressione è che il punto di vista di Letta junior (o Lettino, come lo chiama la Littizzetto) sia quello di chi vede il Paese reale dalla luna, o giù di lì.

Non che vada sottovalutata la capacità di “intortamento”, soprattutto quando si può far conto sull’apporto più o meno ‘peloso’ di quasi tutti i media grandi e piccoli, però un conto sono i sondaggi che danno il consenso di Pd e Pdl in nuova crescita, un conto parlare di cose serie, scusate. E quando ci sono di mezzo le loro tasche disastrate gli italiani non si fanno incantare da quattro slogan sulle nuove risorse che saranno “messe in circolo” dall’Europa. Di che cifre parliamo, tra l’altro? Un miliardo e mezzo di euro, mi pare di aver letto. Quando quattro miliardi di soldi nostri sono stati destinati alla salvezza del Monte dei Paschi, sette miliardi andranno nel Terzo Valico, e non so neppure quanti ogni anno si trasformano in armamenti (per un Paese imbelle come siamo da sempre, non male).

Insomma, noi che viviamo lontano dal paese dei balocchi, e ci confrontiamo con la crisi vera ogni giorno, lo sappiamo bene che non c’è nessuna ripresa vera all’orizzonte. Al più qualche fuoco d’artificio, per darci l’illusione del buon umore.

Del resto, ditemi voi che senso e applicabilità può avere, in Italia, una norma europea che stabilisce: “a partire da gennaio 2014, entro quattro mesi dal titolo di studio o dal giorno in cui hanno perso il lavoro, tutti i neodiplomati e i neolaureati dovranno ricevere un’offerta di impiego”. Ma da chi? Dallo Stato immagino, perché non capisco come si possano obbligare imprese private già alla canna del gas a subìre ulteriori imposizioni di questo tipo.
E allora, tanto per tanto, perchè non fare come l’Egitto dei tempi d’oro, che offriva l’impiego pubblico, di legge, a tutti i diplomati?

Peccato che, in parallelo, la Corte dei Conti, suprema magistratura contabile, evidenzi nel rendiconto 2012, divulgato nei giorni scorsi, che non è davvero più differibile l’elaborazione “di un disegno organico di revisione della spesa pubblica, principalmente in ragione dell’esaurimento dei margini offerti dal ricorso ai tagli lineari delle spese e dei possibili guasti degli stessi, generati in termini di qualità dei servizi offerti ai cittadini”.  Il che vuol dire, in soldoni, che la spesa corrente per tenere in piedi la macchina pubblica italiana è insostenibile, e che bisogna tagliarla ancora e ancora, tenendo conto che la qualità dei servizi erogati è già oggi modesta e in calo.

Ragazzi, questo si chiama cul de sac, e non vi dico come lo traduce in dialetto un altro amico mio (che non è quello citato all’inizio).

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