Simon Says [Il Superstite 141]

arona-2di Danilo Arona.

A Giorgio “Simone” Simonetti, conosciuto negli ambienti degli extreme runner come “il Colonnello”, amico indimenticabile che purtroppo non è più, sono legati alcuni tra i momenti più comici della mia vita, alcuni – peccato per voi – irriferibili.

Ricordo ad esempio che una mattina, non andando ambedue praticamente neppure a dormire, mi condusse in treno a far colazione al bar dei facchini della Stazione Brignole a Genova, dove frequentavamo l’università. Preciso: ore 5,20 del mattino.
Sosteneva che era un’esperienza che dovevo fare e fui costretto a dargli ragione: Simone, là dentro, era un leader, una celebrità, e la conseguenza ne fu che una ventina di facchini mi accolsero a tremende quanto amichevoli pacche sulla schiena per comunicarmi “Benvenuto nel club”. Perché, sì, quello era un club esclusivo di veri uomini scolpiti con  la scure che facevano colazione con pane, salame, giancu e liquore alpestre alla fine del banchetto. Mi toccò di sottostare e alle 6 ero ciucco di brutto.

Un’altra volta, di sabato pomeriggio, sempre in quegli anni (sto parlando della fine dei Sixties, 1969) un po’ per noia e un po’ per piacere suo esclusivo, Simone s’inventò un estemporaneo concerto dei New Trolls al Pata Pata, localino di tendenza in via Legnano, a due passi da Corso Roma. Allora si tenevano questi pomeriggi prefestivi affollatissimi di studenti (e di studentesse) e io col mio gruppo, prima formazione dei Privilege (quella con i grandi Vito Oliva ed Enzo Bezzi), ci suonavo spesso. E giusto ci trovavamo sul palco quel pomeriggio. Per qualche motivo soprannaturale alle 2 Simone convinse l’amica che gestiva il Club che i New Trolls avrebbero fatto una capata al locale in quanto alla sera dovevano esibirsi in una balera della provincia. L’amica, che non era così ingenua, gli chiese con quali strumenti avrebbero suonato Vittorio & Co, e Simone le diede da bere che si sarebbero accontentati della magra strumentazione dei Privilege. Intanto si sarebbe trattato di pochi pezzi, non più di 4 o 5. Esibizione ovviamente gratuita perché Nico e Vittorio erano notoriamente grandi amici di Simone. L’amica alzò le spalle, considerando che non c’era nulla da perdere, così l’uomo, in men che non si dica, facendo tesoro delle sue non comuni doti grafiche, produsse al volo una gigantesca locandina da piazzare sul trespolo fisso sull’angolo tra Corso Roma e via Legnano. Mancavano pochi minuti alle 15 quando gli alessandrini che lì transitavano avevano la possibilità di leggere: “Oggi alle 18 ospiti d’onore al Pata Pata i New Trolls. Complesso base, i Privilege”.
Conoscendo Simone da tempo (almeno dal ’64), sentivo puzza di pacco goliardico, maSimone 2 francamente non tenevo voce in capitolo. Peraltro per noi era un normale pomeriggio di musica già pattuito da tempo. E alle 16 attaccammo con qualche perplessità il nostro programma.
La voce intanto era già dilagata in città. E in mezz’ora scarsa le anguste sale del Pata Pata si riempirono all’inverosimile. Il barman Malaga si ritrovava alla lettera sotto assedio. L’amica che gestiva il locale andò a dargli manforte e in due ore il bar incassò quanto in un mese. Simone si aggirava tra i tavoli come Leo Watcher a un concerto dei Beatles. Pontificava, salutava, abbracciava e prometteva: «Pazientate, tra un po’ arriveranno.»
Alle 18 ovviamente non si vedeva nessuno. Alle 18,20, durante una nostra pausa, Simone agguantò il telefono fisso del locale, posto vicino alla cassa,  e iniziò una misteriosa telefonata con il nulla. Quando abbassò la cornetta, mi venne vicino e mi confidò: «Stanno per uscire dall’autostrada. Informa il popolo.»
«Simone, forse è meglio tacere», gli risposi.
«Tranquillo, magari accennate a qualche pezzo dei New Trolls.»
«Non è proprio il caso.»
Alle 18, 45 telefonò di nuovo al nulla e quindi mi venne vicino, sussurrando: «Stanno transitando ora per San Giuliano!»
«Ma come fai a saperlo? A chi telefoni?»
Riprendemmo a suonare, ma la gente rumoreggiava. Qualche fischio e ogni tanto un solenne “Andate a cagare”. Per fortuna arrancammo sino alle 19,30 senza particolari incidenti. La gente aveva preso a scemare verso l’uscita con faccia ironicamente rassegnata. Sapevano che c’era di mezzo Simone e il pericolo era il loro mestiere di clienti. Il nostro era provvidenzialmente scomparso dalla vista di tutti.

Noi Privilege rimpiangemmo pure di non avere fatto da base al leggendario gruppo genovese. Ma, da lì a qualche anno, ci sarebbe capitato più d’una volta. Ma questa è un’altra storia degna di un futuro numero de “Il Superstite”.
Invece su Simone e i suoi show potrei andare avanti ancora per pagine e pagine. L’uomo, lo sapete, era un artista geniale e un vero tocco di genialità lo esibì quella volta quando convinse in modo praticamente subliminale un giovane dell’epoca, oggi principe del foro, a mordere sul collo nel buio di un cinema un gorigno muratore siciliano che si stava godendo la proiezione estiva di Dracula il vampiro al cinema Alessandrino…
Mi sa che ne riparliamo.