5 domande a… Gianni Barosini

barosini-gianni_2di Andrea Antonuccio.

Candidato sindaco alle ultime elezioni comunali, leader indiscusso dell’Udc di casa nostra e, last but not least, Presidente del Consiglio Provinciale. Questo (e molto altro ancora) è Giovanni Barosini, Gianni per gli amici, appassionato di cinema e teatro in una città che un teatro vero, purtroppo, non lo ha più. Lo si può incontrare tutti i giorni in città insieme al cagnolino Pippo, che, come dice lo stesso Barosini, “è autenticamente affettuoso anche nei miei momenti meno brillanti”.

1) Gianni, che cos’è per te Alessandria?
E’ la città dove 30 anni fa decisi di vivere e quindi costruire la mia famiglia. Si, sono un emigrato post-moderno. Alessandria fa da contrappeso alla mia ‘inquieta indole’: non ha la frenesia delle metropoli, che massificano. Oggi Alessandria è in grave difficoltà, ma è qui che è nato e vuol vivere mio figlio. Giocoforza, è il luogo che amo e non tradirei. Mai. Lotterò con tutte le mie forze per salvare e rilanciare la mia città.

2) Come vivi la politica, e che cosa rispondi a chi ti accusa di opportunismo nelle alleanze elettorali?
Ogni ruolo rivestito me lo sono sudato e conquistato mettendoci direttamente la faccia. Devo quindi dire grazie esclusivamente a chi mi dato fiducia: i tantissimi cittadini e gli amici che condividono un percorso basato su una sincera stima. La politica per me è vita, ambizione, sentimento, generosità, sacrificio, esaltazione, delusione, astuzia, strategia. E’ passione.

barosini-gianni_sindacoSul secondo punto, quello dell’opportunismo, rispondo con un esempio significativo. Un anno fa mi candidai sindaco, quando magari sarebbe stato molto più agevole e redditizio allearsi con la coalizione chiaramente e prevedibilmente strafavorita. No, la città intera ritengo sappia riconoscere bene chi frequenta la politica per altri fini. Io ascrivo il mio nome tra coloro che tentano, quotidianamente e con umiltà, di mantenere la schiena diritta.

3) Al posto di Rita Rossa tu lo avresti dichiarato, questo “maledetto” dissesto?
Anche qui la mia risposta sta nei fatti, ovvero in ciò che feci in Consiglio Comunale quel funesto venerdì 13 luglio 2012. Non votai il dissesto, addirittura non partecipai al voto sperando che in aula mancasse il numero legale. Insomma: avessi vinto le elezioni, avrei lottato ed interloquito con tutte le energie possibili (coinvolgendo l’intera città), con la Corte dei Conti, col Governo, col Presidente Napolitano, al fine di ottenere – ripeto, nel giugno 2012 – urgenti interventi sia normativi che finanziari, in analogia a quelli che oggi vengono invocati, ma a dissesto già dichiarato. No, il fallimento di Alessandria non lo avrei votato mai, a costo di dimettermi.

4) Veniamo alle questioni di casa tua. Come vedi il futuro dell’Udc? Quali scelte potrebbero, a tuo avviso, far riguadagnare consenso ad un partito che, visto da fuori, sembra in affanno?
Lucidamente e senza ipocrisie va detto che il ciclo dell’Udc, così come vissuto in questi anni, si è esaurito. Rimangono però inalterati i fondamenti culturali che appartengono alle nostre vite, e infatti mi sto già adoperando per una aggregazione di tutte le forze popolari riformiste, di ispirazione cattolica. Non mi spiacerebbe, ad esempio, sperimentare il Partito Popolare Europeo, per Alessandria. Come vedi, dopo un breve periodo di necessaria riflessione sono carico di entusiasmo per nuove sfide.

barosini-gianni_45) In tre mosse, come porteresti Alessandria fuori dal tunnel in cui si trova attualmente?
Mi limito a fornire una imprescindibile proposta, ma esclusivamente politica, perché è in tale contesto che devono trovarsi le risposte e le possibili soluzioni. Si azzeri l’attuale Giunta, si formi subito un Governo della Città coinvolgendo tutte, tutte le forze politiche rappresentate in Consiglio, all’insegna dell’unità, della totale e limpida condivisione di ogni singola scelta. Questa è la madre delle battaglie, degli alessandrini tutti, non solo di chi vinse con pochi consensi le elezioni. Inoltre, tanto per parlare di queste ore, mi sto adoperando personalmente col ministro D’Alia affinchè nei prossimi giorni a Roma (forse ci sarò anch’io), ascolti e risponda concretamente al grido d’allarme dei sindacati alessandrini.

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