La cattiveria di Jessica [Il Flessibile]

carusodi Dario Caruso.

Nell’arco di tre settimane ho avuto modo di vedere in tempi diversi alcuni amici che vivono negli Stati Uniti.

Uno di loro vive a Boston, è italiano ma lavora negli USA da circa vent’anni.

Gli altri sono della Virginia, di nonno italiano emigrato negli States.

Insomma sono perfettamente integrati nella società civile americana e rappresentano un campione, anche se piccolissimo e parziale, del pensiero dell’americano medio.

A cena parliamo del più e del meno.

La famiglia: come sta il vecchio nonno? Tua moglie?

Lo sport: calcio di casa nostra, football e basket di casa loro.

La politica: no comment.

Il cinema: sai che tuo figlio assomiglia a quella star di Hollywood…!? Come si chiama…

Poi siamo andati a parare sugli ultimi tragici episodi accaduti oltre Oceano, sul libero mercato delle armi e della loro diffusione nella gran parte delle famiglie americane.

19 luglio 2012: uno studente di 24 anni uccide dodici persone in un cinema vicino Denver (Colorado).

14 dicembre 2012: ventenne uccide venti bambini e sei adulti a Newtown (Connecticut).

19 gennaio 2013: quindicenne stermina la famiglia vicino ad Albuquerque (New Mexico).

27 aprile 2013: dodicenne uccide la sorella vicino a Sacramento (California).

3 maggio 2013: bimbo di cinque anni uccide la sorellina di due anni a Burkesville (Kentucky).

È abbastanza evidente che il problema è profondamente sentito dal Presidente Obama, il quale cerca (senza successo) di mettere mano alla legislazione vigente in tutto il Paese. Basti pensare che in 22 stati è sufficiente avere un’autorizzazione dalle autorità per poter non solo acquistare un’arma ma anche indossarla nascosta.

È altrettanto evidente che la lobby dei costruttori di guerra non ha intenzione di cedere di un millimetro poiché a fianco alla produzione di pistole e fucili si aggiunge la produzione dei giubbotti anti-proiettile per gli adulti e degli zainetti speciali per i più piccoli. Il mercato si espande, insomma.

Nonostante varie considerazioni di buon senso, questi amici (e vi giuro che sono tutte persone perbene) uno per l’altro concludono le loro dissertazioni con una frase tipo: “Dopo tutto il male non lo fa l’arma, ma colui che la usa in maniera sbagliata”.

Faccio fatica a concepire una chiosa del genere oggi, dove si vive di comunicazione internautica e di minacce nucleari.

Fine del dialogo sull’argomento.

caruso_jessica_rabbitTorniamo a parlare di cinema e, a botte di citazioni, mi lancio in “I’m not bad… I’m just drawn that way!”

Attendo con sguardo ebete un sorriso di approvazione.

Niente.

Accidenti… questi americani non hanno alcun sense of humor.