Commercio in crisi? Scommettiamo sul futuro, altrimenti…[Controvento]

Commercio crisidi Ettore Grassano.

Che bel dilemma, quello del rilancio del commercio, cittadino e non. Il tema è di quelli seri, che coinvolgono tutti noi come consumatori, ma anche tanti lavoratori del settore (titolari di negozi e dipendenti), che spesso hanno la sensazione di non ricevere dalla collettività la stessa attenzione che è concessa, tanto per dire, ai dipendenti pubblici. C’è del vero? Probabilmente sì, anche se la questione naturalmente è dibattuta.

E’ giusto o no che esista una liberalizzazione più o meno totale degli orari e delle giornate di apertura? Oggi è di fatto quel che succede, ma tra le persone anziane non manca chi fa notare che, in fondo, negli anni Sessanta e Settanta questa era la norma, e che i commercianti di ieri i soldi li hanno fatti anche così (oltre che pagando poche tasse, ricordiamocelo): casa e bottega, in senso letterale. Perchè spesso sul retro del negozio proprio ci vivevano, pronti a ricevere il cliente in qualsiasi momento, al suonare della “campanella” di ingresso quando entrava qualcuno.

Però i centri commerciali non c’erano. Dato non da poco: per cui, appunto, un tempo orario prolungato significava anche aumentare effettivamente l’incasso, mentre oggi, al contrario, può voler dire semplicemente spese che lievitano, senza che si riesca ad intascare, a conti fatti, un solo euro in più.

La grande distribuzione, insomma, è sempre più nel mirino: e forse sarebbe opportuno restituire al territorio, e alla sensibilità degli amministratori locali, il compito di discernere caso per caso, e di prendere conseguenti decisioni, assumendosi oneri o onori. Un conto sono Taormina o Rimini, insomma, e un conto Alessandria: come sottolinea nell’intervista di ieri Manuela Ulandi, combattivo presidente alessandrino di Confesercenti. E poi un conto sono le aperture domenicali straordinarie, altro istituzionalizzare il “7 su 7” come panacea per tutti i mali.

Posto, naturalmente, che esiste una contrazione generale dei consumi assolutamente innegabile, figlia della crisi ma soprattutto della paura, dell’incertezza forte che sentiamo gravare sul nostro futuro.

Secondo voi questo nuovo esecutivo sarà in grado, con poche mosse risolute, di ridare fiato all’economia e fiducia a chi ha ancora risorse, ma non le spende, e tantomeno investe in nuove attività? Se così non fosse, altro che aperture domenicali…..

 

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