Borgoglio: “Se Rita mi avesse ascoltato…”

Borgoglio Felice“Sono solo uno dei tanti alessandrini delusi dalle amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni”. Beh, proprio un alessandrino qualunque magari no: Felice Borgoglio è stato sindaco a Palazzo Rosso dal 1972 al 1979 (“quando creammo l’enorme valore e patrimonio pubblico che erano allora le municipalizzate: guardi come le hanno ridotte!”) e poi esponente di spicco, a livello nazionale, di quel Psi di cui ricorda con orgoglio: “eravamo un vero soggetto politico collettivo, con un progetto di trasformazione per il Paese”. Anche se, a dire il vero, fu proprio Bettino Craxi (di cui Borgoglio era oppositore interno, area lombardiana) ad inaugurare il filone del leader carismatico, che ebbe poi la sua apoteosi con Berlusconi. Conversando con Felice Borgoglio di prima repubblica, si potrebbero scrivere libri. Ma abbiamo preferito concentrare la conversazione sull’Alessandria del 2013, e sulle possibili vie d’uscita verso un futuro meno angosciante dell’attuale presente.

Onorevole Borgoglio, come siamo arrivati sin qui, in questo dirupo?
Io credo che alla base dell’attuale deriva degli enti locali, di cui Alessandria è triste simbolo, ci sia il meccanismo dell’elezione diretta del sindaco, introdotto all’inizio della seconda repubblica. Da lì in poi per i primi cittadini diventa indispensabile piacere, avere tanti amici, moltiplicare il consenso personale anche attraverso meccanismi di distribuzione di posti di lavoro. In parallelo, la fine dei partiti come luogo di elaborazione collettiva di progetti  ha portato alla loro marginalizzazione come soggetti politici. Riunirsi, discutere, litigare per poi arrivare a decisioni condivise costa fatica: più facile andare su Internet da casa propria, e criticare tutti senza costrutto. Da lì nasce Grillo, che pure ha ragione quando dice: “ringraziatemi perché se il malcontento non lo avessi incanalato e gestito io in maniera pacifica, poteva succedere di tutto”.

Veniamo al caso Alessandria: il sindaco Rossa sembra ormai puntare tutto sulleBorgoglio 1 àncore di salvezza romane. In alternativa, si parla di 300-500 esuberi tra comune e partecipate…
Rita Rossa ha ereditato una situazione tragica, ma ha perso troppo tempo. Bisognava intervenire subito dopo le elezioni, proponendo un patto di solidarietà tra tutti i lavoratori. Senza fare figli e figliastri, mentre oggi l’impressione degli alessandrini è che la giunta abbia scelto di salvare comunque il Palazzo, sacrificando le partecipate, e chi ci lavora. E poi c’è la questione dei creditori. Lei ha capito cosa stiano facendo di preciso questi tre commissari, ormai da mesi al lavoro? Qui senza un fondo di garanzia, costituito da comune, banche e associazioni di categoria, è l’intera economia alessandrina a rischiare il collasso.

On. Borgoglio, dica la verità: non le viene mai da pensare “ah, se ci fossi lì io..”
No, per carità. Oggi tocca ad un’altra generazione di amministratori, io la mia parte l’ho fatta per intero. Non le nascondo però che, quando ho capito che il centro sinistra avrebbe puntato su Rita Rossa, un po’ di orgoglio è scattato: “ecco, dopo vent’anni di disastri tornano a chiedere aiuto ai socialisti per togliere le castagne dal fuoco”, ho pensato. E con Rita ci siamo visti due o tre volte in questi mesi, e le ho detto come la penso….

Ma?
Ma non mi ha ascoltato, ha altri consiglieri più influenti di me, e che la stanno portando completamente fuori strada. In buona parte, peraltro, sono gli stessi che fecero deragliare Alessandria nel 1993: il solito ritratto di famiglia. I nomi li metta lei.

Sarebbe bello aprire lo scrigno dei ricordi onorevole, e magari lo faremo in una prossima occasione. Ma lei davvero è convinto che le partecipate comunali oggi siano un valore, un patrimonio pubblico?
Quando le progettammo, e le costituimmo, lo erano certamente. Nel tempo si sono moltiplicati gli sprechi, le inefficienze. Ma se la via del risanamento è indispensabile, arrivare a liquidare via via le aziende partecipate è un’operazione che non condivido. Mentre anche nelle privatizzazioni bisogna procedere con prudenza: a chi si vende? Con quale impatto e quali conseguenze, occupazionali e non, per il territorio?

Secondo lei cosa è mancato sinora alla giunta Rossa?
Un progetto complessivo, ma anche una squadra all’altezza del momento tragico. Il dissesto, mi pare evidente, andava evitato in ogni modo: puntando i piedi, prendendo tempo con la Corte dei Conti, giocando con determinazione tutte le carte possibili.
Ho poi suggerito più volte a Rita di considerare la priorità dello sviluppo. Senza quello, ossia se il comune non crea le condizioni per l’insediamento di nuove attività sul territorio, la città è morta. Con TuAlessandria (in cui peraltro io sono solo uno dei tanti) abbiamo nei mesi scorsi portato sul territorio personaggi di primissimo piano: da Vito Gamberale a Farinetti di Eataly, fino a big come Moretti di Fs e Patuano, amministratore delegato di Telecom (che peraltro è alessandrino, ndr). Ebbene, crede che in almeno un caso il Comune sia andato oltre i formali onori di casa, e abbiamo provato un mezzo rilancio, o un contatto successivo, in ottica di sviluppo di progetti? E poi c’è un altro aspetto…

Quale?
La responsabilità individuale, il coinvolgimento dei singoli. Dietro la realizzazione di un progetto di qualità c’è sempre l’impegno di una persona che ci ha lavorato davvero, pancia a terra. Per citare un esempio, la nascita della zona artigianale di Alessandria, che fu un vero caso di eccellenza, ci fu il lavoro in prima persona del mitico Renzo Isbilio, presidente all’epoca degli artigiani alessandrini. Mi sa dire se, oggi, c’è qualcuno che davvero sta mettendo in gioco, su un progetto, la propria credibilità personale? A me non pare.

Borgoglio 3Cosa c’è di vero nell’affermazione secondo cui ad Alessandria il Psi non c’è più da vent’anni, ma i socialisti  non hanno mai smesso di comandare? I nomi li sa meglio di me….
Non c’è nessuna continuità di progetto politico collettivo, perché come dice lei quel Psi non c’è più da tanto tempo. Ci sono certamente diverse singole personalità, tra cui la stessa Rita Rossa, che arrivano da quella esperienza, e hanno proseguito il loro percorso politico personale, in tante diverse direzioni.

Onorevole Borgoglio, l’attuale giunta ce la farà ad imboccare la via strettissima del risanamento dei conti, o c’è il rischio che il comune di Alessandria finisca in mano ad un commissario?
Credo che siano decisivi i prossimi giorni, e una risposta positiva a livello nazionale, ossia un provvedimento straordinario a sostegno di Alessandria: senza quello, far quadrare i conti mi pare davvero arduo.

E lo scenario politico nazionale, come lo vede?Bettino Craxi
Ho sostenuto Bersani, alle primarie e alle elezioni politiche. Anche se i socialisti li ha trattati male, senza concedere l’apparentamento, e sbagliando ancora una volta. Mi auguro che ora si rendano conto che inseguire Grillo è una strada senza uscita: al Paese serve con urgenza un governo stabile, in grado di elaborare una politica economica degna di questo nome, senza la quale siamo perduti. La criminalizzazione di Berlusconi da questo punto di vista non aiuta. E lui non ha torto quando dice: “mi vogliono far fare la fine di Craxi”. Anche se il parallelo regge solo fino ad un certo punto: perché Craxi era un politico vero, Berlusconi è un raccoglitore di voti.

Lei auspica un “governissimo”, sull’asse Pd Pdl, passando magari per Monti?
E’ l’unica alternativa a nuove elezioni. Ma guardi, il problema di fondo rimane il Pd:  un soggetto politico irrisolto, che non è ancora riuscito ad intraprendere con decisione un percorso per definire pienamente la sua identità di forza socialista democratica europea. E poi va combattuta questa deriva populista, la visione della politica dei “due mandati e tutti a casa”. Il parlamentare, nella visione grillina, è un dilettante allo sbaraglio: chiunque può farlo, l’importante è che guadagni poco. Ma è assurdo: il problema vero del Paese non sono i costi della politica, ma il suo pressapochismo, l’incapacità di sviluppare un progetto in termini complessivi, in primis di politica economica. Quanto alla sindrome del nuovo, che sarebbe sempre meglio del vecchio, in una sorta di giovanilismo a tutti i costi, sa cosa diceva Amintore Fanfani? Un bischero è un bischero, a vent’anni come a settanta!

Ettore Grassano