Dopo Cipro, a chi toccherà? [Controvento]

Code -in-bancadi Ettore Grassano.

Alzi la mano chi, leggendo le notizie in arrivo da Cipro, non ha pensato almeno per un attimo (ma anche un po’ di più) ai propri risparmi, e a come metterli al riparo da possibili futuri consistenti “prelievi forzosi”, ben più “pesanti” di quelli che già stiamo subendo dal 2012.

Chi ha buona memoria, e un’età adeguata, ricorda peraltro che, nel 1992, il governo Amato (il più stretto consigliere di Craxi, salvo conversione e “rifiuto del padre”: e ora il nome del “dottor  Sottile” torna a circolare con insistenza, a proposito di rinnovamento) prelevò dalle tasche degli italiani una percentuale assai inferiore a quelle cipriote, ma insomma un precedente già esiste anche da noi.

Personalmente, nel 1992 ero studente universitario senza questo tipo di problemi, e vi confesso che non poche volte penso a come possono vivere la crisi, che a noi sembra epocale, i ventenni di oggi: la speranza è che, come noi ai loro anni, se ne freghino, e abbiano ben altro a cui dedicarsi. Ma il dubbio, invece, è che questo clima da Paese senza futuro paralizzi anche loro: e sarebbe il danno prospettico più grave.

Rimane, per noi che ragazzi non siamo più, il problema di fondo: chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo, e non ha la possibilità o la voglia di fare lo “spallone” con la Svizzera, e men che meno beneficia di meccanismi di investimento diretto all’estero, può accettare di pagare, ancora una volta, il conto e tacere?

Se lo Stato vi comunicasse: “la prossima settimana il 10% dei tuoi risparmi sono confiscati”, cosa fareste? D’accordo, è quello che già avviene con Imu, Iva, Tarsu, benzina ecc…Ma qui il gioco sarebbe più evidente, più sporco.

Infine: secondo voi la nostra classe dirigente (politica, industriale, finanziaria ecc…) ha la gran parte dei propri risparmi in Italia, e quindi darebbe il buon esempio in caso di “prelievo forzoso”?

E. G.