Borioli: “priorità assoluta all’emergenza delle piccole e medie imprese!”

Borioli 1Da pochi giorni senatore della Repubblica, il segretario provinciale del Partito Democratico Daniele Borioli analizza le emergenze del territorio, e ci aiuta a capire cosa concretamente la politica può fare per agevolarne il rilancio. E sul Terzo Valico dice: “opera inattuale”

 

Il “ponentino” romano gli ha subito giocato un brutto scherzo: “Ho preferito fare un bel tratto di strada a piedi, per godermi Roma, e sono rientrato ad Alessandria con la febbre. Ma non basta così poco a fermarmi, domani si riparte…”. Daniele Borioli, neo senatore del Pd, non è certamente un politico “di primo pelo”: oltre ad essere segretario provinciale del partito, è stato in passato consigliere regionale (ai Trasporti, nel quinquennio Bresso), e a lungo assessore e vice presidente in Provincia. “Eppure, quando arrivi a Roma, un po’ di emozione c’è – sorride, raffreddato – perché negarlo?”. E non nasconde la soddisfazione per la nomina delle nuove presidenze della Camera e del Senato: “l’elezione di Laura Boldrini e di Pietro Grasso dimostra che cambiare è possibile, e che la politica può essere protagonista del cambiamento. Il profilo dei nuovi presidenti di Camera e Senato restituisce quel segnale di grande innovazione di cui le istituzioni democratiche hanno bisogno per riconquistare la fiducia dei cittadini. La durata della legislatura resta incerta, soprattutto perché ancora del tutto aperti sono i problemi da affrontare per dare all’Italia un nuovo Governo. La pagine scritta sabato, tuttavia, inizia davvero a “raccontare una storia nuova”, che sarebbe delittuoso interrompere”. Insomma, avanti tutta: l’obiettivo è formare una maggioranza credibile, che sia in grado di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica (possibilmente con un consenso ampio), e di affrontare le emergenze improrogabili, a partire dalla crisi occupazionale.

Ne parliamo con Daniele Borioli in un’intervista a tutto campo, con un forte focus sui temi legati all’economia (pubblica e privata) del nostro territorio.

 

Senatore, la vita da pendolare è cominciata?
Sì, e si preannuncia intensa, anche se onestamente non sono in grado, e credo che nessuno lo sia, di dire quanto durerà questa legislatura. Il primo aspetto positivo, però, è che attorno mi sono trovato un sacco di facce giovani ed entusiaste, all’interno del mio partito. Il ricambio di classe dirigente c’è stato, eccome. Almeno da noi.

Riuscirete a formare un Governo con il Movimento 5 Stelle?Borioli Bargero
Mi pare che la proposta di Bersani, nei suoi diversi punti programmatici, sia concreta e piena di buon senso. Così come mi sembra che gli esponenti del movimento di Grillo siano pieni di voglia di fare, e di incidere. E’ doveroso provare a dialogare. Così come, ad oggi, mi sentirei d’altra parte di escludere qualsiasi accordo con il Pdl, dopo il loro assedio al Tribunale di Milano, e la preannunciata manifestazione nazionale.

L’elemento paradossale di questa crisi, senatore, è che la gente ha ricominciato ad occuparsi di politica: in strada e nei bar non si parla d’altro!
E’ vero, e anche la partecipazione ai nostri incontri è “esplosa”: l’altra domenica mattina, ad Acqui, a discutere con me e gli altri due eletti del Pd in provincia, Fornaro e Barbero, c’era una folla che testimonia un coinvolgimento vero, nuovo. Voglia di partecipazione, e di cambiamento.

Borioli FornaroParliamo di casa nostra però: come Borioli, e naturalmente anche i suoi colleghi parlamentari alessandrini, potranno incidere davvero, a Roma, rispetto ad emergenze (lavoro che non c’è, enti locali al collasso) che rischiano davvero di far deragliare definitivamente il territorio?
Io intendo mettercela tutta. La priorità assoluta è provare ad incidere sulla situazione allarmante del tessuto delle imprese, soprattutto medie e piccole. Nei giorni scorsi sono circolati nuovi dati a livello regionale, inquietanti: il Piemonte è messo assai peggio di Lombardia e Veneto. Da noi la disoccupazione (quella ufficiale intendo) è ormai al 10%, e potrebbe salire ancora. Ma soprattutto, chiunque conosca artigiani, o piccoli imprenditori, sa che tanti di loro si trovano in una situazione disperata, e spesso paradossale. Perché magari aspettano pagamenti da mesi o anni dalla pubblica amministrazione, e non ricevendoli sono in totale crisi di liquidità, mentre le banche, dall’altro lato, ormai si rifiutano di finanziarli. E’ un vicolo cieco da cui bisogna uscire subito.

Sì, ma come?
Come Pd abbiamo proposto di immettere subito liquidità nelle casse degli enti locali, per pagare i fornitori. Lo si può fare ricorrendo ad emissioni di Buoni del Tesoro, ma si deve far presto, per salvare il salvabile. E naturalmente al contempo rivedere alcuni vincoli, come il patto di stabilità, che stanno letteralmente bloccando i pagamenti  della macchina pubblica locale, con tutto ciò che ne consegue.

Alessandria, con il suo dissesto, è un dramma nel dramma….i fornitori del Comune rivedranno mai almeno una parte di quanto loro dovuto fino al 2011, e quando?
Anche lì: la normativa è cieca, e a livello romano dobbiamo batterci per riformarla, con effetto immediato. Occorre fare in modo che il Comune (ad esempio concedendogli 5 anni di tempo per sistemare il dissesto) possa reperire risorse anche per sanare il pregresso, in maniera significativa. Che credibilità può avere un Paese che dice ai suoi cittadini, in questo caso aziende e imprenditori: l’ente è fallito, quindi le conseguenze le pagate voi?

Dissesto alessandrino a parte, è tutto il tessuto dei distretti economici della provincia a mostrare la corda, tranne forse il polo dolciario novese, che sembra “reggere”.
E’ così, e fra i comparti che più di altri sono stati falcidiati dalla crisi degli ultimi anni ci sono il “polo del freddo” a Casale, e il distretto orafo. Che da valenzano conosco bene: si figuri che da ragazzo ho fatto anche il “ragazzo di bottega”, come contabile, per pagarmi gli studi universitari.

Lì cosa può fare, concretamente, la politica?Gioiello Valenza
Può e deve fare di più, e meglio. Penso alla necessità di favorire politiche di internazionalizzazione, di tutela del marchio e di agevolazione all’export, per arrivare su mercati appetibili, e magari oggi difficili da raggiungere. Poi c’è la questione della semplificazione burocratica: conosco piccoli artigiani orafi, con magari 2 o 3 dipendenti, che sono stati letteralmente massacrati dalle normative sulla sicurezza. Le leggi sono necessarie e vanno applicate: ma ci vuole anche la flessibilità necessaria: ci sono regole sacrosante per certi comparti, che in altre diventano una palla al piede senza senso. Lo stesso vale per la tracciabilità del denaro: può piacere o no, ma certi comparti, come appunto il lusso e i gioielli, sono fortemente danneggiati da certe normative anti contanti, al punto che, lo scorso Natale, c’è stato il boom di acquisti di gioielli in Svizzera. Chiediamoci come mai.

Senatore, questione delicatissima è quella del Terzo Valico. Lei, e il Pd, avete cambiato idea?
No, nel senso che io continuo a credere nell’utilità che una simile opera potrebbe avere per il rilancio dell’economia di tutto il nostro territorio. Condivido però pienamente la posizione recentemente espressa da numerosi sindaci, e la loro richiesta di moratoria, in attesa di ricevere una serie di chiarimenti e garanzie essenziali, sia sul fronte della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini (fronte amianto, e fonte falde acquifere), che su quello di una serie di progetti, connessi al Terzo Valico e a carico di Rfi, di cui si è persa traccia. Penso, ad esempio al potenziamento/rifacimento delle stazioni di Serravalle e Novi Ligure. Il fatto poi che di recente Moretti, amministratore delegato di Rfi, abbia spostato altrove 200 milioni di euro che dovevano essere investiti nell’ambito del progetto Terzo Valico, mi fa pensar male….

Ma se dovesse sintetizzare con una percentuale, da uno a cento, quante possibilità ha oggi l’opera di essere realizzata?
Non do i numeri: ma dico che un progetto così ambizioso (dal costo complessivo di quasi 7 miliardi di euro, di cui solo 500 milioni già stanziati, ndr) può essere realizzato solo da un governo forte, e in presenza di un quadro politico stabile. L’attuale incertezza che regna nel Paese, unitariamente ad una crisi strutturale che rende difficilissimo individuare tutte le risorse necessarie, mi fanno pensare che, per almeno due anni, il progetto potrebbe essere congelato. Ma…..

Ecco, c’è sempre un ma…
Il ma riguarda la logistica e i trasporti di casa nostra. Terzo Valico o no, a me sembra che gli scali di Novi S. Bovo e Alessandria rappresentino un’opportunità per il territorio, e che vadano valorizzati. Sul fatto poi che l’indirizzo europeo sia quello di incentivare nei prossimi anni il trasporto su rotaia, rispetto a quello su gomma che è fortemente inquinante, nocivo e pericoloso, non ci sono dubbi. Per cui il progetto logistica, per il nostro territorio, resta centrale. Così come naturalmente è essenziale far fronte all’emergenza delle linee ferroviarie tradizionali, senza dimenticare che molti disagi dei pendolari sono determinati dalla sovrapposizione, sullo stesso tragitto, di treni passeggeri e treni merci.

Torniamo al caso Alessandria, in cui la crisi del comune (ma anche, sia pur in misura diversa, della Provincia) rischia l’effetto “avvitamento” su tutto il tessuto economico. Come se ne esce? Qualcuno comincia a ri/parlare di commissariamento di Palazzo Rosso…
Credo che il commissariamento sarebbe una sconfitta della politica, e non solo dell’attuale giunta. Io sono convinto che Rita Rossa, con una giunta adeguatamente rinfrescata e potenziata, abbia la possibilità e la capacità di continuare, e di gestire al meglio una situazione davvero difficile. Ci vuole coraggio, e bisogna assumersi la responsabilità anche di decisioni impopolari, ma finalizzate alla salvezza dell’ente, e quindi al rilancio economico di tutto il territorio. Nessuno licenzierà “a cuor leggero”, e bisogna verificare tutte le strade alternative, le soluzioni in termini di ammortizzatori, e anche di reinserimento e riqualificazione professionale. Ma i dati di bilancio sono quelli, e parlano chiaro.

CittadellaNon crede che ci vorrebbe uno slancio, un progetto, un sogno realizzabile attorno a cui cercare davvero il rilancio di Alessandria?
Le dirò di più: quel progetto e quel sogno c’è anche, e si chiama Cittadella. Una risorsa unica, rilanciata anche, a livello di immagine e prestigio, dal recente prestigioso riconoscimento del Fai. Una serie di idee per la valorizzazione della struttura già esistono, e anche il solo realizzare una manutenzione e messa in sicurezza adeguata, e aperture con iniziative domenicali, porterebbe gli alessandrini, e non solo loro, a riappropriarsi di quello spazio splendido. Dopo di che, cercando di intercettare risorse pubbliche (soprattutto europee) e naturalmente anche private, sarebbe davvero interessante mettere a punto un grande, complessivo progetto in grado di fare della Cittadella il vero vòlano, culturale ed economico, di Alessandria e di un più vasto territorio circostante.

Ettore Grassano