Alessandria, città della paura? [Il Superstite 123]

print

arona-2di Danilo Arona

Non so se sono il solo, ma io ho una percezione un po’ diversa dallo sbandierato calo di criminalità (-10% rispetto al 2011) che si sarebbe registrato in Alessandria nell’anno appena trascorso. Ce l’ho perché mia mamma di 89 anni, che ancora vive in autonomia ed è molto lucida, subisce almeno due tentativi di aggressione alla settimana. E, da buona alessandrina, non si sogna di sporgere denuncia (dice che lo farà quando la mazzuoleranno a sangue), ed è a suo modo un piccolo ma credibile laboratorio.

L’ultimo fatto è di qualche giorno fa ed un tipetto che parlava senza inflessioni dell’Est, italiano senza dubbio, ha tentato di farle aprire la porta spacciandosi per un imprecisato agente della Polfer, chiaramente fuori zona e fuori contesto, in missione per conto della Banda Bassotti. Ma non è che l’ultimo: chiaramente sorvegliata come decine di altri anziani, ha già subito scippi di spazzatura, aggressioni poco morbide, abboccamenti telefonici a dir poco sospetti. Moltiplicando il dato per mille, la situazione vede in Alessandria una holding di malfattori al quotidiano lavoro ai fianchi di un soggetto debolissimo e poco difendibile, ovvero l’anziano che vive da solo.  Un campione che purtroppo fa poca statistica e meno notizia.

Alessandria allagataMa c’è dell’altro: tentativi di stupro in centro città (via Dante e via del Vescovado, gli aggressori non erano italiani), microdelinquenza in aumento esponenziale in tutti i giardini pubblici, gente con il coltello alla gola all’uscita da ristoranti e pizzerie, un mio amico che fa l’agente immobiliare aggredito alla fine della giornata di lavoro mentre chiudeva l’ufficio (ce l’ha fatta perché si è messo a urlare “Al fuoco!” – sappiate tutti e tutte che non bisogna gridare “Aiuto”, ma “Al fuoco!”…).

Ora, queste storie le vengono a raccontare solo a me? Quasi non se ne trova traccia sui giornali, a parte la tentata violenza in via Dante. Io non sono, anzi proprio non mi piace esserlo, un divulgatore di panico, ma la mia amica che si è salvata dalle parti della Casa del Vescovo e del Ribaldo mi ha detto sconsolata: «Che peccato, non posso più uscire alla sera da sola in Alessandria. Adesso ho paura.» Dalle torto… Che fare?

Nessuno ha ricette fenomenali e Alessandria sta messa meglio di tante altre realtà analoghe sul fronte della cronaca  nera. Ma i segnali del dissesto psichico e sociale in divenire, quello che fa il paio magari casuale con quello economico ed ecologico, stanno sotto il nostro naso e dobbiamo vederli per saperli affrontare. C’era una canzonaccia un tempo che recitava “facciamo finta che tutto va ben…”, ma la citazione si riferisce a periodi aurei che non sono più. Insomma, bisogna smettere di raccontarcela.