Gli interessi del mondo agricolo vanno difesi, soprattutto dai pasticcioni e dai furbacchioni che si improvvisano statisti e partoriscono “Riforme epocali”.
Che il governo dei tecnici non sia molto ben visto da una parte consistente del mondo agricolo è un fatto tutto sommato normale. D’altra parte non c’è categoria oggi in Italia che non si senta danneggiata dai provvedimenti del governo, anche se poi si scopre che tutto sommato i sondaggi elettorali condannano molto più pesantemente i partiti nel loro complesso piuttosto che il titolare dell’esecutivo.
Siamo stati per anni e anni in attesa delle “riforme epocali” promesse, ma le uniche riforme stravolgenti che abbiamo visto sono state la legge sulla depenalizzazione del reato di falso in bilancio e quella della depenalizzazione del reato di emissione di assegni a vuoto. Come potete dedurne, ho forti dubbi che tali riforme siano state di giovamento all’economia del paese.
Tuttavia, anche senza spacciarla per una riforma epocale, l’attuale governo ha obbligato la grande distribuzione ad accorciare i pagamenti delle forniture alimentari. L’art.62 del Decreto liberalizzazioni, che ha stabilito scadenze massime a 30 giorni per prodotti deteriorabili e 60 giorni per tutti gli altri del settore agro-alimentare, ha avuto il plauso della Coldiretti. Chi non paga in tempo andrà incontro a sanzioni, finalmente.
Tuttavia non tutti gli imprenditori agricoli hanno condiviso, come non tutti hanno apprezzato la decisione del governo di non consentire assolutamente altre proroghe al pagamento delle multe della Comunità Europea sull’annosa questione delle “quote latte”.
Si tratta di qualcosa come poco più di 4 miliardi di Euro, a carico di circa 600 produttori, quasi tutti titolari di grosse aziende, che a suo tempo, dichiarando il falso, avevano anche realizzato un’evasione fiscale e contributiva.
Anzi, il governo ha finalmente passato la palla ad Equitalia ed ad Agea, per cominciare a riscuotere le rateazioni comminate ai colpevoli, dando finalmente soddisfazione a quei produttori onesti – la stragrande maggioranza – che è stanca di essere additata davanti alla pubblica opinione.
L’attuale ministro delle Risorse agricole e forestali, Mario Catania, senza tanti clamori, ha presentato una proposta di legge finalmente intelligente a tutela del patrimonio agricolo italiano, la legge che pone lo stop all’utilizzo indiscriminato dei terreni coltivi. In pratica non potranno più essere devastati interi territori pianeggianti e fertili del nostro paese per costruire ancora capannoni commerciali ed industriali, destinati ad accrescere il già enorme numero di aree commerciali semi abbandonate e di capannoni inutili.
Sarà un caso, ma anche qui intorno a noi, in Alessandria, i migliori terreni agricoli, come quelli della D/3 e D/4 sono stati utilizzati per fare zone industriali, che avrebbero invece trovato accoglienza più sensata in zone semiaride e meno fertili poco lontani.
I sindaci di Alessandria non hanno mai brillato per sensibilità ambientale, né per attenzione ad una corretta gestione del territorio. Le licenze edilizie sono una tentazione micidiale ed il valore dei terreni è sovente affidato all’arbitrio di chi tiene il mestolo della pentola della politica dalla parte del manico.
Anche il ministro Catania non figura nel novero dei simpatici e da quello che ho letto ho il dubbio che una parte degli agricoltori, quelli grossi specialmente, che possono sperare di rientrare in progetti di urbanizzazioni in grado di cambiare radicalmente il loro status sociale, abbia solidarizzato di fatto con i cementificatori.
Lo specchietto per allodole del federalismo ha poi originato un assurdo che riguarda Agea, l’agenzia governativa che distribuisce circa 5 miliardi di Euro l’anno di contributi al settore agricolo. La stessa si trova oggi al collasso per l’enorme aumento del costo del personale.
Cosa è successo?
E’ successo che i pasticcioni che hanno partorito il federalismo all’italiana, con una legge approvata nel 2000 e perfezionata nel 2007, hanno demandato alle Regioni la gestione dei contributi. Nel Nord Italia sono sorte sei nuove Agenzie (Avepa – Artea – Agrea – Opla – Arbea e Finpiemonte), tutte ovviamente con nuovi dirigenti, uffici ed impiegati, per gestire le pratiche agricole del Nord. Risultato: 39 milioni di Euro in più di spese, causate da 28 nuovi dirigenti e circa 300 dipendenti in più. Le riforme costano!
L’Agea è stata commissariata e le pratiche delle domande presentate dagli agricoltori rallentate nell’esecuzione. Bel colpo!
A chi chiedere ora i danni? Agli artefici del finto federalismo, cari agricoltori che vi siete fidati di gente padana, che si riempiva la bocca del saper “fare”. Il nemico a volte non è quello che vi sta di fronte, ma quello che vi sta a fianco e che strumentalizza i vostri reali problemi!
I pasticcioni ed i furbacchioni sono sempre pronti a darvi ragione, anche quando avete torto, salvo poi fregarvi ben bene.
Luigi Timo – Castelceriolo