L’attesa continua. Per i politici alessandrini questi sono i giorni del silenzio forzato, in attesa di eventi. “Sì, vediamoci pure, ma se nel frattempo arriva la comunicazione da Torino siamo tutti precettati”, oppure “no guarda, io sto alla finestra altre due settimane, poi ci aggiorniamo” sono le risposte standard che il cronista raccoglie, se cerca un contatto per approfondire il futuro del Comune di Alessandria, come del territorio in senso lato.
Praticamente da un anno la questione bilanci di Palazzo Rosso ha annichilito ogni progettualità, costringendo alla tabula rasa per totale impossibilità di pianificare il futuro, in attesa di punti fermi.
Anche in questo caso, come in altri, a noi profani sembra che da parte degli organi giudiziari ci sia stata una lentezza esasperante, non sapremmo dire quanto indispensabile, e quanto strategica. Per carità: ben più grave è quando c’è qualcuno che nel frattempo se ne sta in attesa in galera, in carcerazione preventiva. Però insistiamo: un sistema giudiziario rapido ed efficiente è un altro indicatore di un Paese in salute, e noi evidentemente non lo siamo.
Non resta che attendere ad oltranza, dunque, la pronuncia si spera risolutiva della Corte dei Conti di Torino?
Così pare: e ogni giorno che passa naturalmente suggerisce illazioni, ipotesi più o meno logiche, previsioni. Accordarci con un nostro pronostico sul toto dissesto non sarebbe gran che costruttivo.
La realtà però è che, non solo metaforicamente, Alessandria rischia davvero il black out. Elettrico, ma soprattutto progettuale. Urgono parole decisive, per rimetterci comunque in moto.
E. G.