Beppe a caccia di zombie

Siamo al rush finale. Rocco Buttiglione mercoledì, Bersani e Dilberto giovedì sera (alleati nel sostegno alla candidata del centro sinistra Rita Rossa, ma in parallelo in luoghi diversi) sono gli ultimi professionisti della politica di serie A in arrivo ad Alessandria. Se fate il conto, in poche settimane sono passati quasi tutti.

Poi venerdì sera (dopo l’arrivo pomeridiano del governatore del Piemonte Cota) la chiusura della campagna elettorale toccherà, in piazza Marconi, a Beppe Grillo (nella foto), unica vera star dello scenario politico italiano di questo disastrato 2012.

Da quel che sento dire in giro, sarà quello l’unico momento in cui gli alessandrini senza tessera alzeranno il sopracciglio e probabilmente anche il resto del corpo, per scomodarsi e (sempre se non piove) godersi lo spettacolo.

Perchè Grillo indubbiamente, anche per chi non ha ancora deciso di votarlo, rappresenta in queste settimane l’unica voce nazionale dissonante, rispetto ad un regime di zombie della politica che a tutti noi (a prescindere da chi voteremo, o se voteremo) appare sempre più distante dalla realtà che ci riguarda, fatta di precarietà e sacrifici.

Di questa gente (che pure non ha nessuna intenzione di togliere educatamente il disturbo, se non altro in molti casi per sopraggiunti limiti di età, oltre che di decenza) non ne possiamo davvero più. Non è questione di equilibrio, di partigianeria, di destra o di sinistra, di sopra o di sotto. La percezione che accomuna un numero ormai maggioritario di italiani è che, se è vero che la seconda Repubblica (che è poi stata il proseguimento della prima, con la promozione delle seconde file) ha portato il Paese nel baratro, è altrettanto vero che i responsabili della malagestione della “cosa pubblica” non intendono farsi da parte e, quel che è peggio, i partiti sono assolutamente incapaci, almeno per ora, di autorigenerarsi dall’interno.

Brutto e tragico momento, ma tale è, e farsi ancora coglionare da Monti che ci spaccia burocrati 70/80 anni miliardari (divenuti tali con soldi nostri, ça va sans dire) come i risanatori del sistema è davvero troppo: questi rischiano di far ringhiare ed “esplodere” anche il gregge di pecore che gli italiani, in fondo, sono sempre stati.

Non per niente Giorgio Napolitano, con encomiabile faccia di bronzo, cerca di spendere la credibilità (largamente posticcia) costruita con sapienza dai media amici attorno alla sua figura per lanciare moniti, in fin dei conti, contro il Grillo “mammasantissima” (ora pure amico della mafia: lui, non loro…ah ah..), e contro chiunque altro, dal basso, cerchi di cavalcare lo scontento popolare, e di mettere in discussione le fondamenta del giochino che, tutti quanti assieme, hanno costruito con tanta sagacia nel corso dei decenni.

Cosa c’entra tutto ciò con le elezioni amministrative di una città devastata e in semi crollo, come Alessandria?

C’entra eccome: non ci sarebbero 16 candidati sindaco, contro i 3 del 2007, se il sistema non fosse al capolinea, e la credibilità dei partiti tradizionali pure. Dopo di che, come sapete io non credo che i cambiamenti radicali possano partire dal nostro territorio: per tanti ragioni storico culturali siamo sempre andati a rimorchio, più che anticipare il nuovo. Gli alessandrini sono conformisti anche nelle svolte, e quando ci arrivano, lo fanno in massa, e a seguito di “cambi di marcia” sanciti altrove. Pensate ad Alessandria patria del Psi che divenne, di botto, nel 1993 capitale leghista.

La stessa cosa avverrà nel passaggio dalla seconda alla terza repubblica. Anche se è difficile capire in che tempi, perché il sistema di poteri che tutto controlla è assai ben strutturato, e il popolo (per fortuna, sia chiaro) non ancora alla fame. Le amministrative di Palazzo Rosso, dunque, pur nello scarsissimo entusiasmo popolare che le caratterizza, sono figlie di questi mesi di passaggio ed incertezza: vedremo cosa ci porteranno in dono di significativo.

Intanto, venerdì sera, godiamoci lo spettacolo di Grillo in piazza Marconi. Come dice un mio amico, sintetizzando il pensiero cittadino, “tanto è gratis”.

E. G.