Un valente scrittore ha detto a suo tempo che noi italiani non riusciamo a concepire una sconfitta che non sia dovuta ad un tradimento. C’è sempre una scusa per noi, la colpa non è mai direttamente la nostra, per cui ci mettiamo istintivamente a cercare il traditore dietro la tenda o sotto il letto (inteso in senso metaforico) non appena le cose non vanno come avevamo immaginato.
Il fatto è che noi italiani fin dal Medioevo siamo sempre stati dipinti dagli stranieri che ci hanno conosciuto come dei potenziali traditori, per indole, per vocazione. Forse perché abbiamo perennemente cucita addosso la “coda di paglia”, nessuno ci prende più seriamente in considerazione quando ci lamentiamo del tradimento di qualcuno.
La schiera di traditi e di presunti o veri tradimenti che affolla la nostra storia patria potrebbe riempire un volume di una enciclopedia.
Secondo la vulgata italica tradito fu il nostro Risorgimento, tradita la Vittoria della Guerra 15-18, tradita la Rivoluzione fascista, tradito il giuramento dello Statuto del Regno da parte dell’ultimo re, traditi i valori della Resistenza, tradita la nostra Costituzione, tradito il Miracolo economico degli anni 60, tradito il Sessantotto con le sue utopie, tradito il Femminismo, tradite le riforme dello Statuto dei lavoratori, tradito il Mezzogiorno e traditi i meridionali, traditi e sfruttati i cittadini del Nord produttivo, traditi i risparmiatori, traditi i giovani e le loro speranze di futuro.
Insomma, la storia d’Italia è una lunga storia di tradimenti.
Mi ricordo che all’epoca in cui studiavo storia alle medie superiori, non si poteva parlare della seconda guerra mondiale, nonostante fosse finita da oltre dodici anni, ma i programmi didattici si interrompevano con la prima guerra mondiale. Quando qualcuno di noi che avevamo la curiosità di conoscere, ci rivolgevamo ai nostri professori, le risposte erano da interpretare a seconda della bocca da cui uscivano, ma c’era sempre un retro-pensiero vagante, una doppiezza sospetta.
Ad esempio non capivo bene alcune cose: perché festeggiavamo il 25 aprile come una grande vittoria sui tedeschi, quando erano stati i nostri alleati ed i nostri complici nella guerra perduta. Se ho capito qualcosa di quel periodo lo devo più a mio padre che ai miei professori.
Non capivo come mai in cinque anni di guerra, nonostante avessimo a disposizione la più grande Marina militare dopo quella inglese, non fossimo riusciti non dico a bloccare Gibilterra ma neppure ad occupare Malta che era lì a due passi dall’orto di casa. La risposta era quasi sempre riferita al tradimento di alcuni dei massimi gradi della nostra Marina, quasi mai alla loro inefficienza tattica ed al mancato coordinamento logistico dell’aviazione di appoggio.
Ho fatto il soldato negli alpini ed ho partecipato ad alcuni dei loro raduni e mi sono sentito anch’io un “reduce”, ma per essere un vero “reduce” bisogna aver sofferto insieme la “prova del fuoco”, bisogna aver sperimentato il pericolo, averlo superato insieme lottando, aver almeno spezzato un accerchiamento nemico. Occorre un bagno di serietà, non basta il ricordo di un’amicizia. Gli alpini reduci della Russia avevano il pieno diritto di sentirsi traditi, perché mandati a morire da chi sapeva benissimo il livello di insufficienza di mezzi e di preparazione di cui disponevano. Solo loro possono celebrare con orgoglio una sconfitta, tutti i loro superiori no!
Adesso ci sembra di avere ancora la sindrome del reduce ed anche adesso andiamo cercando i traditori. Gli operai si sentono traditi dai loro sindacati, i cittadini onesti si sentono traditi dai partiti che hanno votato, i pensionandi traditi dall’illusione perduta dei cosiddetti “diritti acquisiti”, i ceti produttivi delle cosiddette “partite Iva” si sentono traditi da chi per anni li ha illusi promettendo sgravi di imposte, lotta agli sprechi, semplificazioni burocratiche e legislative, aiuti sempre promessi ma mai elargiti.
La televisione elenca il numero dei suicidi per motivi economici, gente onesta che ha perduto il lavoro, abbandonata dallo Stato e sovente anche dalla famiglia, imprenditori che si tolgono la vita per la vergogna del fallimento. Mai nessun politico si è tolto la vita per la vergogna del suo fallimento politico, delle balle che per decenni ha propagato, delle malefatte che ha combinato. Loro sono sempre lì con la loro faccia di tolla, convinti che sia facile far dimenticare, pronti come sempre a risorgere dalle macerie che hanno provocato.
Sento dire da molti di quelli che ancor più di me sono stati fregati, che la colpa è del governo dei tecnici, perché dal momento del loro arrivo le cose anziché migliorare sono peggiorate. Dicono che tutto sommato si stava meglio prima.
Non capiscono o fanno finta di non capire che, a parte gli errori che anche questi stanno commettendo, le colpe principali sono di chi aveva governato prima e risalgono a molto tempo indietro. Non è possibile che il governo Monti in pochi mesi abbia creato più danni di chi lo ha preceduto! Chi ora si scandalizza dei soldi guadagnati da Monti e da qualche suo ministro non si scandalizzava poco tempo fa dei soldi elargiti a Lele Mora o al “Trota” o alla igienista dentale che aiuta con la sua provata abilità ed esperienza a governare la Lombardia. Nessuno se la prende con chi andava ancora un anno fa in giro predicando che i dati fondamentali del nostro paese erano sani, che le nostre banche erano le più solide del mondo, che il benessere era in aumento e la crisi solo una previsione degli uccelli del malaugurio che ce l’avevano con il “governo del fare” e dei pessimisti di professione che frenavano colui che aveva nel cassetto “riforme epocali” che avrebbero contribuito a rilanciare in orbita i radiosi destini dell’Italia.
Abbiamo poi capito che i sondaggi elettorali non bastano a promuovere un governo e che forse era meglio aprire gli occhi della gente per tempo. Il governo Monti se non altro lo sta facendo, obbligandoci ad aprire gli occhi e a renderci conto della nostra pochezza.
Che poi Monti sia in grado di traghettarci fuori dalla tempesta è ancor tutto da dimostrare, ma dipende più da noi che da lui.
Il pericolo qual è? Che ancora una volta ci perdiamo a trovare dei traditori, ad inventarci delle scuse per giustificare i nostri errori, per non fare pulizia all’interno della nostra nazione, attribuendo la colpa alle altre. Sento dire che la colpa della crisi europea è del governo tedesco e della sig.ra Merkel che si comporta in maniera intransigente ed ottusa. Che i tedeschi abbiano un atteggiamento negativo nei confronti del Sud Europa in genere e verso gli italiani in particolare non è solo da oggi. Avremmo dovuto prenderne atto e correggere i nostri difetti da molto tempo, se volevamo stare nella famiglia europea. Sento anche ripetere che la colpa è delle banche che non danno il denaro alla gente a basso costo per sostenere i consumi e gli investimenti. Ma non ci rendiamo conto che stiamo pagando il costo della finanza allegra degli ultimi decenni, del denaro facile e della illusioni consumistiche? Il denaro è un bene prezioso che va maneggiato con cura e deve costare per essere rispettato. Le banche, se mai, sono colpevoli di averlo sprecato!
Luigi Timo