Ma è poi così vero che siamo di fronte, ad Alessandria, ad una esplosione di partecipazione popolare (in termini di candidati al consiglio comunale), e soprattutto al tentativo della società civile di riappropriarsi della politica?
Ieri un amico che ne sa mi faceva notare, ad esempio, che nel 2007 c’erano sì soltanto 3 candidati sindaco, contro i 16 di oggi. Ma le liste erano, a memoria (sua) 28 da 40 nomi l’una. Mentre quest’anno le 34 liste sono di 32 nomi, ma spesso anche meno.
Quindi probabilmente, calcolatrice alla mano, le somme complessive non sono cosi diverse: se si considera che, cinque anni fa, c’era anche l’esercito di candidati per le circoscrizioni, ecco che, tutto sommato, la retorica odierna del “tutti politici” mostra la corda.
C’è poi la questione del superamento dei partiti tradizionali: largo al nuovo, alla società civile, diceva ieri Gramellini in prima pagina su La Stampa, citando proprio il nome di alcune liste di casa nostra.
Anche lì, però, siamo sicuri che questa società civile sia così presente davvero, e non si tratti di camuffamenti? Non tutti, naturalmente: ma la mia impressione è che in questa fase della vita del Paese (Alessandria e pure Acqui sono in realtà perfettamente allineate con le dinamiche nazionali) le proposte di cambiamento ci siano, ma siano estremamente frammentate, con il rischio quindi in qualche modo di depotenziarsi a vicenda.
Mentre, per contro, i partiti tradizionali hanno una “presa” reale sulla popolazione sempre più ridotta (e come potrebbe essere altrimenti..), ma ancora beneficiano di apparati radicati sul territorio, e di un sistema mass mediatico che comunque tende a raccontarli come l’unica alternativa possibile. O loro, o i tecnici alla Monti (a mio avviso figli della stessa cultura, e assolutamente eteoridiretti da poteri di tipo per lo più finanziario, non solo italiani).
L’unica speranza per questo Paese invece, a mio modo di vedere, è sempre nei partiti, ma davvero “altri”. Trasparenti, realmente partecipativi, con una classe dirigente tutta nuova. Ma è un processo tutto da costruire, e dubito che ne abbiano capacità e intenzione i partiti di oggi.
Le prossime amministrative credo ci vedranno, ancora e sempre, in mezzo al guado. E francamente, se mai prima o poi cambiamento sarà (a seguito forse di qualche grave trauma collettivo), mica qualcuno di voi si aspetta che possa partire da Alessandria, vero? Amiamoci per quel che siamo, ma siamo anche consapevoli dei limiti del nostro territorio: i grandi cambiamenti non sono mai partiti da qui.
E. G.