Parise (Il Gabbiano): “La nostra società sta abbandonando i più deboli: vi pare accettabile?”

Parise Corrado“La questione di fondo rimane la solita: esiste una sperequazione tra i privati che svolgono una funzione pubblica, come Il Gabbiano e tante altre realtà cooperative come la nostra, e le strutture pubbliche che la svolgono direttamente. La si giri come si vuole, ma la realtà è che noi fornitori di ‘servizio pubblico’, prima che di servizi pubblici, non siamo adeguatamente tutelati”. Corrado Parise è presidente della cooperativa sociale alessandrina Il Gabbiano da oltre un decennio, e da ancora più anni (“22, per la precisione”) lavora all’interno della struttura, nella quale è entrato da ragazzo. “Oggi, a 46 anni appena compiuti, direi che l’età delle illusioni l’ho superata, e mi devo confrontare con realismo e pragmatismo con la realtà professionale che ci circonda: in cui noi ci ostiniamo a mettere al centro di tutto il nostro lavoro la persona umana e i suoi bisogni, ma ci troviamo schiacciati da una logica non economica ma economicista e finanziarista, che punta solo al ribasso dei costi immediati, con committenti pubblici che poi oltretutto pagano con ritardi abissali”. Come biglietto da visita della conversazione, non c’è male. Eppure Il Gabbiano (che ha festeggiato da poco i trent’anni di attività, e fu fondato dal ‘mitico’ don Angelo Campora sull’onda dello spirito ‘basagliano’ dell’epoca, e con l’idea di considerare ‘gli ultimi’, ossia coloro che hanno più bisogno, come persone da mettere al centro)  è una delle realtà più presenti e apprezzate del nostro territorio: circa 70 soci-lavoratori, e una serie di attività che vanno dalla casa di riposo di Frugarolo (gestita per conto del Cissaca, in cronico ritardo nei pagamenti, ndr), due comunità per minori a Solero (ex Alessandria) e Quattordio, oltre alla comunità per disabili Rosanna Benzi, in rampa di lancio in piazzetta Bini, ad Alessandria. Ma anche i servizi territoriali per minori ad Alessandria, servizi per i detenuti, committenti da ogni parte del Piemonte, Liguria e altre regioni. Come è possibile che una realtà simile, che svolge una funzione pubblica essenziale, sia costantemente costretta ‘all’affanno’, non certo per mancanza di lavoro (“anzi, ci sarebbero spazi per crescere e svilupparci, soprattutto per quanto siamo apprezzati ‘sul campo’, da chi ha modo di sperimentarci), ma per, banalmente, ritardi cronici nel pagamento dei servizi?

Parise, il 2014 sarà un anno meraviglioso. O almeno dobbiamo crederci: nel vostro settore lo scenario come si presenta?
(sorride, e si prepara con cura la cartina della sigaretta, meditando, ndr) Ma quanti anni sono che ripetiamo le stesse cose, senza che niente nella sostanza si modifichi? Anzi, ogni anno è peggio. Qui lavorano davvero persone straordinarie, per competenze specifiche, e per passione e amore per quel che fanno, e per le persone che aiutiamo. Non molliamo solo per questo, pur in un panorama desolante, in cui ad Alessandria ci sono altre cooperative sociali, storiche come Liberazione o giovani come StartAl, che sono costrette a chiudere. Ed è assurdo, se si pensa a quanto spazio c’è, a quanto siamo non necessari, ma assolutamente indispensabili: a meno, naturalmente, che non si voglia buttare a mare la parte più debole, fragile, disagiata della popolazione, dicendo a queste che non definisco genericamente ‘persone’, ma fratelli, figli e cittadini: ‘arrangiatevi da soli, nuotate o annegate’. Questo, sulla carta, non lo vuole nessuno naturalmente. Nei fatti, però, si sono create le condizioni perché accada. E attenzione, quando perdiamo un fratello, buttiamo nel mare la nostra umanità. In un gioco anoressico e dissipatorio che è la vera conseguenza della morale rapinatrice che domina oggi in Italia.

Stiamo sul concreto: chi vi deve dei soldi, e non vi paga?Cissaca sede centrale
Noi aspettiamo ancora che il Cissaca ci paghi una parte delle prestazioni del 2012, e poi c’è tutto il 2013, e siamo ormai nel 2014. Stiamo parlando ad oggi di oltre un milione e mezzo di euro, non bruscolini. Naturalmente so bene che anche il Cissaca è nella stessa nostra situazione: a loro volta aspettano fiumi di denaro arretrati dal comune di Alessandria (e mi riferisco anche al post dissesto, non alla partita precedente, ormai in mano ai commissari), e dalla Regione Piemonte: credo 3 milioni di euro da Palazzo Rosso, e 5 da Torino, sulla partita 2013. Per cui è tutta una filiera dell’insolvenza, diciamo così. Noi però, come le altre realtà che stanno in trincea, in primissima linea, siamo i più fragili ed esposti. E, mi creda, come Gabbiano già da anni ci siamo decurtati, tutti quanti, le retribuzioni ai minimi, per fare quadrato. Ma dall’esterno, dai fornitori pubblici, non arrivano segnali concreti di cambio di passo, anzi. Lo si vede anche sul fronte delle nuove gare: ti chiedono sempre di più, in termini di qualità e prestazioni. Ma ti offrono sempre di meno come retribuzione: senza contare appunto i ritardi cronici nei pagamenti, di cui abbiamo detto.

E’ chiaro che così si strangola il comparto: ma per incompetenza, per menefreghismo o che altro?
Ormai è una guerra fra ricchi e poveri, fra detentori di potere e privilegi e deboli che lavorano per vivere. Parliamo di modelli culturali. La visione dei servizi socio-assistenziali come strumento di promozione umana, capaci di mettere l’uomo al centro di tutto e promotori di miglioramento sociale è andata via via scomparendo. Si è affermato un modello, nel pubblico e in tanto privato, che scimmiotta i valori della finanza, non quelli dell’impresa. O quelli dell’impresa di rapina, non dell’impresa di comunità, che crea valori e valore, invece di distruggerlo per molti accumulandolo per pochi. Ma, naturalmente, anche questa analisi va calata nel più ampio contesto della cancrena che sta uccidendo questo Paese. O si combattono seriamente corruzione, e spreco del denaro pubblico, o il nostro destino (di italiani, non solo di cooperative sociali) è segnato dalla decadenza. Che poi non sarebbe una novità, negli ultimi cinque secoli. Di fatto, la questione oggi è di giustizia, di giustizia sociale. Pochi accumulano, troppi son gettati nella povertà, economica e morale.

Parise, qui però sta già parlando il politico che è in lei; che fa, rilancia?parise01
(ride divertito, ndr) Per carità, me ne guardo bene. Peccati di gioventù, abbiamo già dato: ci ho provato, anche ultimamente ho avuto riconoscimenti politici e giudiziari rispetto alla correttezza di battaglie che, qualche anno fa, feci in beata solitudine, battaglie molto connesse col successivo dissesto,  ma non ho nessuna intenzione di riprovarci.  Però rimango un cittadino attento: e dico che finché sono tollerate (perché sono tollerate, anche quando per incidente emergono alla luce) vicende come quelle dell’Atac di Roma, con 70 milioni di euro di biglietti falsi all’anno (corruzione), e un’azienda pubblica con 5 mila autisti e 7 mila impiegati (quindi inefficienza e clientela), mentre al contempo Roma ‘taglia’, come sta facendo, i servizi sociali per disabili e minori, ma che speranza vuole avere? Siamo seri, almeno. Del resto c’è già tutto in Manzoni…

Prego?
Sì, in queste settimane sto rileggendo, con grande attenzione, I promessi sposi. Classico rigurgito culturale da mezza età, dirà lei. Però guardi che lì dentro, in quella fatiscente Italia del ‘600 descritta da Manzoni, satura non solo Don Rodrigo e Innominati, ma di Ferrer Don Gonzali De Leyva e Prassedi, chi controlla spavaldamente la sua fetta di territorio, dispensando favori e privilegi ai suoi lacché, chi prende la sua fetta di potere e di denaro pubblico, e ai margini un’intero popolo di poveretti che cerca di sopravvivere; e quei due giovanissimi, trasformati in delinquenti e prede da una società corrotta e da uno stato delinquente – lì c’è tutta l’Italia di oggi. Un paese, e un popolo, in cui l’etica pubblica è una piantina avvelenata sul nascere dai ceti dominanti e trasformata in retorica. Ché bisogna avvelenare  e corrompere la lingua, per poter agire indisturbati nel saccheggio dello stato e nella rapina del denaro dei cittadini. Questo ci dice Manzoni e ti invito a rileggerlo, si perdono illusioni e si guadagna speranza in due o tre valori profondi, sul senso sacrale della persona e dello stato. E della lingua. Lo dico a voi  giornalisti: vi  dobbiamo chiedere responsabilità linguistica, che è il contrario del moralismo disilluso.

Il popolo in fin dei conti  paga tutte le conseguenze. Tema che ci porterebbe lontano Parise. Ma anche da nessuna parte, come la stessa attualità dei Promessi Sposi conferma. Ci consente invece di tornare, molto concretamente, ai servizi offerti dal Gabbiano?
Lei è un impenitente cinico alessandrino…  Prego, cosa vuole sapere?

animazione in casa di riposoCasa di riposo di Frugarolo: il vento della crisi lo sentite anche voi? Le persone tornano a tenersi gli anziani in casa, magari con badante a mezzo servizio?
In generale, i dati confermano la tendenza che lei evidenzia. Noi però siamo in assoluta controtendenza: non solo i nostri 43 posti sono costantemente coperti, ma le liste di attesa si allungano. Segno evidente di quanto il tam tam sul territorio abbia fatto presa: cerchiamo d’avere  un’attenzione, una centralità assoluta per la persona. I nostri anziani sono a casa a Frugarolo: a casa loro, con possibilità per i parenti (quando ce ne sono, e vogliono) di interagire in maniera costante con il loro famigliare, e comunque con una vicinanza assoluta, emotiva e non solo tecnica, fra ospiti della struttura e personale che ci lavora. C’è un dato su tutti, positivo e anche terribile, ne parlo con disagio: da noi le persone non muoiono. Arrivano con un’aspettativa di vita breve, invece stanno bene e la vita si allunga. Lo dicono i medici. Sa cosa vuol dire? E ha idea di quanto costi questo modello?

Il settore, peraltro, con la vicenda che ha ‘investito’ il Lisino di Tortona è nella bufera…
Non conosco di persona la vicenda, e non voglio esprimermi. Peraltro ricordo che partecipammo al bando, ricevendo anche parecchi complimenti per il progetto presentato, ma poi le cose andarono diversamente. In generale, diciamo che un incidente, l’imponderabile può capitare ovunque, ed è sbagliato giudicare solo in base a quello. Ma la cosa importante è la cultura dei servizi, il modello che vogliamo. Torno al punto di partenza: noi crediamo alla formula della valorizzazione umana, e oggi il rischio (che parte però sempre dai committenti) è di muoversi in ottica sempre economicista e relazonista: appalti al ribasso, e conseguentemente erogazione di servizi misurata col cronometro, e con la calcolatrice; oppure dati a grandi gruppi, che hanno un potere ‘relazionale’, chiamiamolo…
Sento spesso parlare di ‘gruppi che operano a livello nazionale, internazionale’… Ma nei servizi alla persona, è come dire che per fare del Barbera Superiore  abbiamo chiesto alla Coca-Cola. Ecco, si cerca di propinare ai cittadini il vino in brick, ma quelli  orma per fortuna vogliono sempre più un Barbera di Vinchio, almeno.

Le comunità per minori del Gabbiano, che in passato abbiamo avutoComunità ragazzi tv modo di visitare e raccontare, sono davvero un fiore all’occhiello: il fronte del disagio giovanile che segnali sta mandando?
Le nostre comunità, che hanno sede a Solero e Quattordio, ospitano complessivamente una ventina di ragazzi e ragazze, in accordo con vari comuni, tribunali dei minori, e centri di giustizia minorile.  Anche lì vale la regola: quella è una casa, la loro casa, e non certo un semplice dormitorio. Per cui, grazie alla professionalità dei nostri educatori, si sviluppano percorsi, e rapporti umani, tipici di una famiglia. E il legame con i ragazzi rimane, fortissimo, anche quando, intorno ai vent’anni, escono per intraprendere la loro strada di persone adulte. Che segnali cogliamo, sia nelle comunità che attraverso la molteplicità di servizi territoriali per minori che forniamo ad Alessandria, ma anche in diverse altre realtà piemontesi e non? Di una società sempre più disgregata, in cui la famiglia tradizionale, da Mulino Bianco, non esiste più. E in cui cresce il numero di adulti in ‘insufficienza etica’, ossia incapaci di fare da guida ed essere da esempio ai loro figli: su cui si scaricano, invece, angosce, frustrazioni e fallimenti. I ragazzi sono soli, specie dal punto di vista etico ed emotivo, non sanno con chi parlare di sé e non hanno in genere modelli positivi. Il problema dei ragazzi sono gli adulti, come sempre.

Parise Mussano BertaLa vostra nuova comunità per disabili gravi, la Rosanna Benzi di piazzetta Bini, a che punto è?
Finalmente ci siamo: è un progetto a cui teniamo molto, portato avanti anche con la collaborazione con l’associazione Idea presieduta da Paolo Berta.
Sono 8 posti più uno di emergenza, all’interno di una bellissima struttura  del ‘700, completamente attrezzata e ammodernata. Apriremo tra poche settimane, e chi ne ha necessità può contattarci direttamente, a questi recapiti: 0131232404, info@ilgabbiano.coop
Grazie se li pubblicherete: metteremo in campo una campagna informativa ad hoc, ma più si fanno circolare queste informazioni, meglio è. La nostra struttura, intitolata a quella grande donna che fu Rosanna, che per tanti anni visse in un polmone d’acciaio senza mai perdere la sua umanità, e la voglia di esserci, di lottare e di contare e progettare, non sarà un ospizio, o un reparto ospedaliero, ma una vera casa, i cui abitanti vivranno come in famiglia, ma con il vantaggio di un’assistenza specializzata e professionale continua, giorno e notte. Una casa dove vivere, non sopravvivere.

Ettore Grassano