Le promesse mantenute [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 
La promessa è una cosa seria.

La letteratura è zeppa di pagine dedicate a qualche promessa, dall’Antico Testamento in avanti.

E il problema, dall’Antico Testamento in poi, è sempre lo stesso: mantenere la promessa fatta.

L’enfasi del momento ti spinge a promettere, sicuro della tua forza e avallato da chi ti circonda; l’approccio seguente con la vita reale ti riporta alla sanità e ti dice che non ce la farai mai.

Si impara a rispettare la parola data fin da bambini, quando nel cortile sotto casa ci si trova a guardarsi negli occhi con gli amichetti, in cerchio dopo una conta o uno scambio di figurine.

Ricordo che avevo chiara l’idea di chi avrei potuto fidarmi, chi avrebbe certamente mantenuto la parola data.

Ma nell’ottica del gruppo finiva sempre per avere la meglio il fanfarone, il grosso, lo spaccone, colui il quale millantava intelligenza sapendo spacciare la propria ignoranza.

Da grande ti accorgi che l’esercizio fatto in precedenza torna utile poiché la vita di adulto ti mette di fronte agli stessi fanfaroni i quali, avendo raggiunto una posizione sociale di rilievo, proseguono a spacciare la propria vacuità intellettuale con l’accondiscendenza di chi li circonda.

Una classe di dodicenni, in un tempo qualsiasi e ovunque nel mondo.Le promesse mantenute [Il Flessibile] CorriereAl

“Prof, quando ci porta le verifiche corrette?”

“Dopodomani, ragazzi, dopodomani”

Se il prof ritarderà di un solo giorno, si troverà sullo stesso piano del fanfarone adolescente. Posizione scomoda e irreversibile ma di forza.

Dunque ha maggiore credibilità chi ha la faccia per promettere piuttosto che colui che ha l’onestà di mantenere.

E’ la regola.

E flessibilmente va accettata.