Liguria: grande storia e piccole produzioni [Abbecedario del gusto]

Liguria: grande storia e piccole produzioni [Abbecedario del gusto] CorriereAl 1 di Pietro Mercogliano

 

 

Nonostante la (ben intuibile) difficoltà che la coltivazione viticola incontra in un territorio come quello ligure, la produzione di uva da vino è qui assai antica: pare che la vinificazione fosse già nota alla popolazione dei Liguri nel VI secolo a.C., portata presumibilmente dalle Colonie greche che si trovavano nel Sud della Francia. Però furono gli Etruschi a portare in Liguria una forma di vitivinicoltura abbastanza strutturata da proseguire in maniera praticamente continua fino ai giorni nostri: e ciò avvenne con l’impianto e la valorizzazione dei vigneti nelle zone di Corniglia (nelle Cinque Terre) e dei Colli di Luni (al confine con la Toscana). Proprio quest’ultima area viene citata da Plinio il Vecchio come produttrice dei migliori vini d’Etruria; e i vini liguri in generale erano molto ricercati nell’Impero, perché ottimi per qualità e scarsi in quantità.

La Liguria fu una delle pochissime zone in cui la vitivinicoltura, pur Liguria: grande storia e piccole produzioni [Abbecedario del gusto] CorriereAl 2comunque subendo una flessione estremamente drastica, continuò ininterrottamente ad esser praticata durante le invasioni barbariche e l’Alto Medioevo anche fuori dai monasteri: sicché, con la ripresa avvenuta nel Basso Medioevo, nella prima metà del XIV secolo i vini del Lunense e della Riviera di Ponente erano la principale fonte di reddito del Dominio genovese; al punto che, nei primissimi anni del Rinascimento, la Repubblica di Genova dovette costituire un’apposita Magistratura dei Provvisori del Vino e istituire la cosiddetta “gabella della pinta”.

Dopo altro mezzo secolo di assoluto splendore e di gran rinomanza europea dei vini liguri, questi iniziarono però a veder calare pian piano la loro diffusione: ciò fu causato dalla concorrenza esterna con altri vini (soprattutto francesi) e dalla concorrenza interna con altre colture (soprattutto olivo e fiori) oltre che da scelte enologiche che minavano l’identità riconosciuta dei prodotti; la crisi raggiunse il suo massimo con la decadenza della Repubblica tutta quanta e dei suoi commerci, e proseguí fino all’annessione al Regno di Francia ad inizio XIX secolo.
Allora con Napoleone, grande estimatore del Rossese di Dolceacqua, vi furono una sistematizzazione ed una ripresa della viticoltura ligure: ripresa che durò fino all’arrivo della fillossera, che qui come altrove in tutt’Europa segnò una battuta d’arresto anche molto grave. Una nuova ripresa è riscontrabile negli ultimi anni, anche se le grandi difficoltà legate proprio alla natura del territorio ne fanno una produzione necessariamente di nicchia.

Liguria: grande storia e piccole produzioni [Abbecedario del gusto] CorriereAlQuattro sono attualmente gli areali produttivi, due di denominazione collinare e due rivierasca: i Colli di Luni, la Riviera di Levante, le Colline di Genova, la Riviera di Ponente.

I Colli di Luni, che si esprimono anche nelle versioni denominate semplicemente “Bianco” e “Rosso”, sono soprattutto la patria di un’ottima espressione del Vermentino: il celebre vitigno a bacca bianca che dà vini chiari per colore e freschi per gusto, profumati di agrumi e fiori bianchi. La Riviera di Levante accoglie le Colline di Levanto e le Cinque Terre: al caratteristico panorama di queste ultime che le rende famose nel Mondo contribuiscono anche i meravigliosi terrazzamenti per la vite retti da muretti a secco; il vino principale che vi si produce è costituito dal vitigno Bosco con eventuali apporti di Vermentino e Albarola, e si caratterizza per aromi erbacei e fruttati e per un gusto tagliente; nella stessa zona si produce anche lo Sciacchetrà, un ottimo passito dolce che non è troppo difficile trovare in enoteche liguri o piemontesi ma che in generale è estremamente raro.

Nelle Colline di Genova si trovano le Denominazioni Golfo del Tigullio – Portofino e Polcèvera, che includono entrambe fra l’altro un bianco comprendente l’uva Bianchetta Genovese ed un rosso da Ciliegiolo. Nella Riviera di Ponente si producono principalmente monovarietali: bianchi da Pigato (la principale uva della zona in grado di fornire vini fruttati e speziati dal corpo non indifferente) e Vermentino (qui dotato di profumi piú balsamici) e Moscato, e rossi da Rossese (che ha anche una sua Denominazione dedicata e che si esprime in vini rubino dal gusto caldo e dai profumi di rosa e frutti rossi venati da sentori di spezie) ed Ormeasco (che poi sarebbe il Dolcetto e che qui ha la sua propria denominazione di Ormeasco di Pornassio) e Granaccia.

Per i motivi dell’eroicità delle coltivazioni di cui si diceva e per le ridotte dimensioni delle aree coltivabili, la vitivinicoltura ligure non conosce aziende grandi: poco piú della metà di esse addirittura supera i due ettari e nessuna è oltre i cinquanta. Ne deriva che (a eccezione di produzioni praticamente artigianali per uso solo privato o poco piú) è molto facile trovare in Liguria del vino di alta qualità: ché la frammentazione della proprietà e la difficoltà di coltivazione condizionano l’estrema cura posta nel lavoro, oltre a caratterizzare meravigliosamente un paesaggio straordinario.