La consulenza e la contabilità non sono lo stesso campo da gioco [Win the Bank]

Malvezzidi Valerio Malvezzi

 

 

Eravamo colleghi di studio all’Università, tanti anni fa.

Prendevamo quel treno locale, che faceva così tante fermate da consentirci di giocare abbondantemente a carte, parlare di donne, ridere e scherzare, talora perfino ripassare gli appunti. Il treno aveva ancora i sedili di legno e noi studenti lo chiamavamo scherzosamente “il treno del west”.

Davvero, ti saresti aspettato, da un momento all’altro, di vedere passare gli indiani a cavallo o una banda di pistoleri assaltare la locomotiva. Una volta, ebbe perfino un inizio d’incendio una carrozza. Ma noi studenti eravamo troppo impegnati, probabilmente, a parlar della matricola del primo anno con il seno prorompente per accorgersi che avevano fatto scendere tutti gli altri, a una delle tante fermate.

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Lui era il secchione del Corso, quello che era sempre il primo ad alzar la mano per porre domande ai professori e a recarsi agli orari di ricevimento. Lo chiameremo Andrea (nome di fantasia). Era così sussiegoso nei confronti di un docente, per il quale aveva lavorato mesi producendo ricerche e materiali, che quando il professore aveva fatto uscire il nuovo libro, girava la vulgata tra gli studenti che il sottotitolo del manuale recitasse: “foderato in pelle di culo di Andrea”.

Eravamo tutti convinti, allora, quando avevamo nemmeno vent’anni, che sarebbe stato ricco entro una decina.

Trent’anni dopo, entravo nel suo ufficio.

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