I segreti dell’inquietante bottega [Il Superstite 356]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

 

Ho imparato una cosa nei tanti anni di questa rubrica. Che la gente che legge, molta di più che si manifesta via mail o Facebook, con Il Superstite si aspetta di ridere. Io di tanto in tanto provo a premere altri tasti, tipo la nostalgia, il passato che ritorna, la musica, la letteratura, la città che muta pelle e sostanza e qualche dotta, forse, dissertazione sui generi pop o sui libri interessanti di qualche amica  e/o amico. Però la prima in classifica resta sempre la voglia di risata, anche un po’ crassa, a giudicare dall’indice di gradimento della defecatio a tradimento che fu ordita all’interno della mia macchina alla fine degli anni ’70 in un paese in Val d’Aosta, mentre ero intento a suonare con quelli di Quel Pazzo Mondo dentro un surreale palchetto al freddo e al gelo.

Allora vi offro un piccolo assaggio letterario di quel che accade in una bottega che vende piante fatali. Va da sé che è un breve passo tratto da un mio libro, ma esiste (è esistito) dell’altro forse ancora più succulento di cui vi offro più in là un piccolissimo campionario. In ogni caso all’erboristeria Opus Magica può accadere che:

 

Il pomeriggio prosegue pigro e noioso. Pochi clienti, tre, tutti cagamaretti ma alla I segreti dell'inquietante bottega [Il Superstite 356] CorriereAlfine della fiera generosi con la mia cassa smunta. La prima, un’arpia sulla sessantina, tutta uno sferragliare di chincaglieria metallica dal collo e dai polsi, mi chiede se ho un incenso magico per l’evocazione delle Salamandre. Supponendo di trovarmi impreparato, nel giro di qualche secondo le appoggio sul banco l’articolo richiesto, ricordandole che detengo anche quello per l’evocazione delle Silfdi e degli Gnomi. Li compera tutti ma mi chiede uno sconto che le applico per sfinimento.

Quindi è la volta di un giovinastro con un elenco sospetto di piante (Assenzio gentile, Aneto, Damiana e Vischio ) di sicuro compilato da sua nonna: non è specificato il peso e gli rifilo 100 grammi per pianta, praticamente una rapina, ma il bimbo non batte ciglio.

Il terzo, un tipo impomatato sui quaranta con baffetti alla Mimmo Modugno e gessato da night club, va dritto al sodo e mi spara due confezioni lusso di profumo Estasis. L’uomo lo riconosco: è entrato qui circa un mese fa e ne ha acquistato una mignon per 30 euro. Si capisce che è stato contento dei risultati ottenuti perché l’Estasis, come recita il bugiardino (nome non a caso…), si presenta come il massimo sul mercato nel campo dei profumi erotici. Citando testualmente, “nulla gli resiste e le notti più audaci diventano un’occasione alla portata di tutti, le donne più belle del pianeta cadranno ai vostri piedi come prugne mature e i sensi esploderanno in un vortice di ingorda sessualità”. Ne ho giusto solo due data la particolarità e il costo dell’articolo e Modugno se le aggiudica con supersconto (300 euro invece di 330, i tempi sono quelli che sono)…

 

Letteratura di bottega [Il Superstite 350] CorriereAlQuesto è autentico e sacrosanto al di là dell’invenzione letteraria ma nella vera bottega che ha funzionato da modello all’Opus Magica ne ho veramente sentite di cotte e di crudissime. Dalla richiesta di tisana tassativa (presto però che ho fretta, commento non richiesto) al miele che (mi raccomando) sia di api e non di altri animali, dalla latticina di soia coi fermenti lattici alla Lozione Indiana degli Dei, spray afrodisiaco ritardante da spruzzare sul pene che poi il cliente, sbagliando, si spruzzò in bocca con conseguenze catastrofiche sulla sua lingua.

Chi vive e lavora in posti del genere può ovviamente vantare un repertorio di assoluta vastità e  anni addietro uscirono anche, a testimonianza di tanto catalogo, i deliziosi libri di Antonio Di Stefano Dottore ho un sofficino al cuore e Una magnesia smisurata – Ricette per sorridere di Berrettoni e Dominici, che ben rendono l’idea.

Nella mia collezione di stupidaggini da bottega si annoverano anche gli equivoci di chi è entrato in negozio pensando di essere “altrove”. Ma non un altrove qualsiasi. Tantissimi anni fa, anni ’80, un tipo sprintoso piazza la macchina in seconda fila, entra al volo e mi chiede con urgenza un po’ arrogante: Presto, un caffè che sto bloccando il traffico! Un altro, credo dell’Est, irruppe con moglie incinta al seguito e iniziò una poco comprensibile tiritera sul doveroso ricovero della moglie che manifestava allarmanti dolori all’addome. Con molta difficoltà, tra tutti, altri clienti compresi, riuscimmo a capire che il tipo era convinto di trovarsi all’interno all’accettazione della Salus. Quando gli fu svelata la verità, gli girarono parecchio le palle. Evitammo di ridere fino a quando i due  non uscirono, dopo avere loro indicato per bene la strada in direzione della clinica, per fortuna non troppo lontana dall’antro delle piante fatali. Fatali, si fa per dire nella convenzione letteraria…