Dalla mostra al museo: Alessandria sempre più città delle biciclette

Alessandria città delle biciclette: una mostra di successo che pedala verso il Ghisallo CorriereAlChe la bicicletta sia simbolo dell’evoluzione, della vita che gira, dei cambiamenti e dei movimenti, della storia e del futuro, del successo e della forza e voglia di rivalsa anche sociale, non ci sono più dubbi. Non c’è più nessuno da convincere. Tanto meno i visitatori di una rassegna che pedala a ritroso nella storia delle due ruote e che fa riscoprire un numero importante di “paternità” di questa orgogliosa Provincia piemontese, luogo dal quale sono partite tante storie. Molte a due ruote. Di successo. Testimonianze del nostro territorio e dei valori di questi luoghi da sempre “dediti” alla bicicletta.

Non ci sono da convincere né coloro che sono venuti già a scoprire questa mostra/museo (ed è un numero molto importante, si parla di oltre 9.000 visitatori tra Alessandria e Museo del Ghisallo dove è stata un mese in trasferta) per decretarne il successo, né coloro che verranno a godersi – e lo potranno fare per sempre – una Mostra che diventa Museo: nasce il @MuseoAcdB per sintetizzare tutto in un acronimo che piace anche ai giovani. Per dimostrare una volta di più che questo è un mondo trasversale, che accontenta tutti: vecchi, giovani e bambini, forse anche mamme. Pedalatori e sognatori, tutti convinti che rispettando e valorizzando il passato e la storia, documentata attraverso cimeli custoditi o ritrovati con amore, si può pedalare verso il futuro. Decisi e contenti. Nel Monferrato che è comunità europea dello sport per il 2017, ma che si sente tale da prima e soprattutto per il futuro.

Con questi presupposti viene inaugurato giovedì 30 novembre 2017 alle Alessandria città delle biciclette: una mostra di successo che pedala verso il Ghisallo CorriereAl 1ore 18 il Museo Alessandria Città delle Biciclette, stabilmente “allestito” al terzo piano di Palazzo del Monferrato (in via San Lorenzo 21), già sede e luogo di mostre, rassegne ed eventi culturali dedicati alla città e non solo. Un luogo di cultura e di umanità: strada su cui pedala filante la nostra amata bicicletta. E lo fa dal 1867, da quando un lungimirante imprenditore alessandrino, Carlo Michel, portò in città dall’Expo di Parigi la prima due ruote mai vista in Italia. Un velocipede Michaux!

La conferenza stampa – Una Mostra di successo diventa dunque Museo permanente. È quello che è stato presentato giovedì nella sala Castellani della Camera di Commercio di Alessandria. Il progetto si è fatto strada con il beneplacito di tutti gli interlocutori e le istituzioni, trovando ampio consenso popolare e formale, con i patrocini della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di Alessandria, di quotidiani nazionali come La Gazzetta dello Sport e La Stampa, di organizzazioni come l’USSI e la Federciclismo. Importanti patrocini sono in arrivo nei prossimi giorni da parte dell’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del CONI.

Sul telaio di questo progetto-bicicletta c’è la consapevolezza di valorizzare un mezzo di mobilità sostenibile che è anche prodotto di design, che ha dato molto all’imprenditoria locale negli anni del suo massimo sviluppo artigianale e che sta conoscendo in questi anni a livello internazionale una rinnovata attenzione, arrivando a vivere quello che è stato definito una sorta di “rinascimento”.

I presupposti di questo successo sono diversi, come spiegano Gian Paolo Coscia e Roberto Livraghi, presidente e segretario generale della Camera di Commercio di Alessandria, ente che è il vero motore ecologico di questa iniziativa: «Fra i motivi di questo successo ci sono di sicuro l’interesse delle istituzioni verso le politiche di mobilità sostenibile, ma anche l’attenzione dei cittadini verso le attività fisiche da svolgersi all’aria aperta; il richiamo costituito dal turismo lento e rispettoso dell’ambiente. E ancora, il fascino del ciclismo eroico, le storie di uno sport autenticamente popolare, le emozioni che sanno suscitare i grandi campioni, ma anche i loro gregari, l’interesse collezionistico per modelli diventati mitici, il proliferare di eventi, come le ciclo-storiche, legati a far rivivere la passione per le due ruote. Poiché la bicicletta contribuisce alla trasformazione della città, alcuni studiosi sono arrivati a parlare di una possibile “urbanistica della bicicletta”, in una fase in cui i sistemi infrastrutturali disegnati in funzione del trasporto a motore invadono sempre più le nostre città e le nostre vite, ma rivelano anche la propria inadeguatezza».

Consapevole di questa nuova “cultura delle due ruote”, nel 2016 la Camera di Commercio, in collaborazione con il Comune di Alessandria, ha dato vita a un progetto di riscoperta, denominato “Alessandria città delle biciclette” che ha trovato sostanza in una mostra che si è svolta nella primavera dello stesso anno negli spazi espositivi di Palazzo del Monferrato.

L’idea progettuale rappresenta un’inedita ricostruzione del ruolo rivestito dal territorio provinciale nella storia del ciclismo, dell’industria della bicicletta e del giornalismo sportivo.

Da Carlo Michel a Giovanni Maino, dalle Borsaline al Circolo Velocipedisti Alessandrino, dalla rivalità tra il tortonese Giovanni Cuniolo detto “Manina” e l’astigiano Giovanni Gerbi, soprannominato il “Diavolo Rosso”, fino alle vicende di campionissimi come Costante Girardengo e Fausto Coppi, la mostra ha raccontato la storia tutta da riscoprire del ruolo centrale della provincia di Alessandria nelle origini del mito della bicicletta e nelle innumerevoli vite che ha avuto da allora.

Questo territorio, infatti, con le sue strutture, prime tra tutte il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure e Casa Coppi a Castellania, con i percorsi cicloturistici di collina e di pianura, con le manifestazioni ciclo-storiche e soprattutto con la presenza di un ampio numero di appassionati, può proporsi credibilmente per raccontare la straordinaria storia degli inizi e dell’affermazione dello sport delle due ruote in Piemonte e in Italia.

Il Museo in sostanza ricalcherà le orme (ma forse è meglio dire le tracce degli pneumatici) della mostra allestita lo scorso anno, insieme con altri importanti reperti e testimonianze scoperti nel frattempo, e che hanno visto una nuova luce proprio grazie alla mostra, organizzati in modo stabile secondo un percorso espositivo, in cui le tecnologie multimediali sono accostate al fascino di cicli d’epoca e oggetti vintage, raccontate dagli straordinari artigiani che nel corso del Novecento fecero della bicicletta una vera opera d’arte, i grandi giornalisti che contribuirono alla nascita del giornalismo sportivo (come l’avvocato Eliso Rivera, di Masio, cofondatore della “Gazzetta dello Sport”), i personaggi che lanciarono le due ruote come sport e come veicolo di grande popolarità, fino agli eroi del pedale che ne resero immortale il mito.

Il museo vuole unire il linguaggio delle moderne installazioni multimediali al carattere storico-scientifico di rivisitazione di un’epoca in cui davvero Alessandria divenne il fulcro del ciclismo nazionale, generatrice di passioni e trampolino di lancio di iniziative che hanno contraddistinto la storia del grande ciclismo.

Il percorso museale racconta la bicicletta come singolare sintesi di artigianato, tecnologia e progettazione, che ha generato negli artisti, negli scrittori e nei musicisti innumerevoli suggestioni, stimolandone la creatività e l’inventiva. Comprende diverse aree tematiche che presentano ciascuna un argomento di particolare rilievo.

Eccole una ad una.

Carlo Michel | Si parte con il richiamo all’imprenditore alessandrino Carlo Michel (1842-1915), intraprendente produttore di birra e fondatore dell’Unione Italiana Birrai, che fu tra i primi a portare in Italia il velocipede, antenato asimmetrico e certamente più acrobatico della bicicletta.

È da questa pietra miliare che ha origine la vocazione ciclistica della città e della sua provincia, la stessa che nel tempo ha generato grandi campioni, grandi fabbricanti di biciclette e grandi giornalisti sportivi.

Il ruolo del “CVA” (Circolo Velocipedisti Alessandrino) | Negli ultimi due decenni dell’Ottocento il Piemonte, insieme a Milano e Firenze, è uno degli epicentri della passione per le due ruote. La vocazione di Alessandria per le due ruote viene assai precocemente consolidata dalla presenza in città – fin dal 1876 – di una società di appassionati del pedale, e poi sancita con la nascita nel 1886 del “Circolo Velocipedisti Alessandrino”.

La nascita del giornalismo sportivo | In questa sezione tematica la rassegna espositiva racconta gli esordi del giornalismo legato alla bicicletta. La figura storica di riferimento è quella dell’avvocato Eliso Rivera, originario di Masio, grande appassionato delle due ruote e protagonista della vita del CVA, ma soprattutto cofondatore, nell’aprile del 1896, insieme a Eugenio Camillo Costamagna, del periodico sportivo più famoso e longevo della storia del giornalismo italiano, “La Gazzetta dello Sport”.

Alessandria al centro delle gare. La pista | L’Alessandrino può a buon diritto esser considerato una delle principali culle del ciclismo italiano, nel cuore di un territorio dove, già nel primo decennio del Novecento nasceranno le principali corse italiane: la Coppa del Re, la Milano-Sanremo, il Giro del Piemonte, il Giro d’Italia, il Giro di Lombardia.

Il CVA è uno dei primi circoli a livello italiano in grado di far realizzare una vera e propria pista per velocipedi, inaugurata nel 1890, attiva per circa quindici anni e ancora oggi fortemente presente nella toponomastica della città, che chiama “Pista” il quartiere in cui fu costruita.

Maino, La “Ferrari della bicicletta” | L’azienda che l’alessandrino Giovanni Maino fonda nel 1896 in piazza Garibaldi ad Alessandria è destinata in un ristretto ambito di tempo a diventare un riferimento per sportivi ed appassionati. La sezione tematica è articolata in due distinti percorsi che ricostruiscono, da un lato, le vicende della parte costruttiva (con il graduale passaggio da laboratorio artigianale a vero e proprio insediamento industriale con migliaia di pezzi fabbricati ogni anno), dall’altro i successi conseguiti dalla squadra corse che Giovanni Maino intuì fin dalle origini come potente mezzo di propaganda commerciale, oltre che strumento per concedersi personalissime soddisfazioni sul piano agonistico.

Campioni e campionissimi | Le storie del tortonese Giovanni Cuniolo (detto “Manina”) e della sua rivalità con l’astigiano Giovanni Gerbi (“il Diavolo rosso”), saranno qui idealmente collegate a quelle dei due “campionissimi”, massime espressioni del ciclismo italiano, oltre che alessandrino: Costante Girardengo e Fausto Coppi. Ma quelli che possiamo chiamare i “Quattro grandi” non sono soli: la mostra del 2016 aveva già innescato un progetto di ricerca (teso a ricostruire una sorta di “albo d’oro dei ciclisti alessandrini”) che troverà nell’allestimento attuale un preciso riscontro, attraverso un pannello che presenta ormai quasi duecento nomi di corridori nativi della provincia di Alessandria che hanno saputo rendersi protagonisti di storie meravigliose e sempre affascinanti come quelle degli “angeli di Coppi”, Andrea “Sandrino” Carrea e Ettore Milano, o della indimenticabile e geniale “maglia nera” Luigi Malabrocca.

Altro racconto emozionante sarà quello della squadra ciclistica “SIOF”, la “Società Italiana Ossido di Ferro”, di Pozzolo Formigaro, che riuniva una serie di corridori destinati ad aiutare in veste di gregari il Campionissimo di Castellania, “il grande airone”, pur senza far parte della sua équipe ufficiale.

L’industria della bicicletta in provincia di Alessandria | Si tratta di una sezione che attraversa la mostra come un fil rouge e racconta un’altra indiscutibile vocazione del territorio provinciale: l’artigianato (talvolta industria) della bicicletta. A partire dal nome Maino, ma senza trascurare i predecessori Montù e Castagneri o il contemporaneo Pizzorno, si snoda una teoria di grandi e piccole storie imprenditoriali che comprende fabbriche come Amerio, Gerbi, Quattrocchio, Girardengo, Validior, Peloso, Verde, Fossati, Welter, Torielli, per arrivare ai due grandi marchi di Novi Ligure legati a Bartali e Coppi, rispettivamente Santamaria e Fiorelli.

Un ruolo particolare nella rassegna compete a due artigiani della bicicletta, gli alessandrini Giuseppe Dottino e Giovanni Meazzo, che selezionando con competenza e generosità tanti modelli storici dalle rispettive collezioni hanno reso unico il contesto espositivo del 2016.

Bicicletta e società | Diversi cimeli resi disponibili da collezionisti e appassionati raccontano il rapporto speciale che la città di Alessandria e i suoi abitanti hanno saputo costruire nell’arco di un secolo e mezzo con le due ruote. Modelli di bicicletta ad uso famigliare o lavorativo, cartoline d’epoca, fotografie di famiglia estratte dall’album dei ricordi anche grazie a un’iniziativa giornalistica del bisettimanale locale “Il Piccolo”, testimoniano questa particolare interazione che gli alessandrini hanno saputo e voluto realizzare nel tempo con i mezzi meccanici a due ruote, eredi del velocipede di Carlo Michel.

Area documentazione-video | In un’area dedicata il visitatore potrà avere anche l’opportunità di visionare alcune testimonianze-video di particolare rilievo per i collegamenti con i contenuti del museo. Con alcuni pezzi rari mai più visti o rivisti.

Area new entries/prestiti stagionali | Il Museo sarà dotato di una piccola area dinamica, in grado di ospitare cimeli che non faranno parte a titolo stabile delle collezioni, ma saranno oggetto di prestito temporaneo da parte di collezionisti. Ad esempio, stendardi storici, raccolte fotografiche, manifesti, “pezzi unici” della storia del ciclismo prevalentemente locale.

Musei che pedalano in rete. Nel contesto generale del progetto del museo permanente, si inserisce anche il progetto di “Museo diffuso del ciclismo”: un ecomuseo territoriale a rete, costituito da itinerari turistico-culturali-sportivi che interessano percorsi e luoghi legati alla storia e alla cultura del ciclismo (ad esempio, musei, collezioni private, piste e velodromi, sedi di aziende, case natali di campioni, monumenti, ecc.). Il Museo diffuso richiede in particolare la realizzazione di specifici strumenti d’indagine, quali le mappature: dei percorsi delle principali corse ciclistiche storiche, dei percorsi ciclabili delle aziende produttrici di biciclette, dei luoghi notevoli legati alla storia del ciclismo, delle strade bianche del Monferrato, ecc. La geografia del ciclismo costituisce infatti un bene culturale meritevole di tutela, di valorizzazione e di promozione.

Il progetto dovrà creare sinergie con quanto l’ATL Alexala e la rete di Piemontebike hanno già creato fino ad oggi e intende creare anche un collegamento con l’Atlante storico del ciclismo in Lombardia: la costruzione di un percorso, aperto e aggiornabile, capace di descrivere le relazioni spaziali tra i diversi elementi costitutivi della storia del ciclismo agonistico nel territorio lombardo. Un patrimonio culturale, fatto di competizioni, campioni, gregari, sponsor, aziende e attività artigianali, testate giornalistiche, pubblicazioni e opere letterarie, narrazioni popolari e memorie condivise.

In questo quadro diventa strategica la relazione con i vari musei storici del ciclismo che già esistono in Italia. Nella prospettiva di realizzare una autentica rete nazionale dei musei di settore (alla quale si sta già lavorando), rimane obiettivo primario la costruzione di un legame più stretto con le realtà del territorio, iniziando dal Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, passando per Casa Coppi a Castellania.

In questo contesto un’importanza particolare ha già assunto il rapporto con il Museo del Ciclismo della Madonna del Ghisallo di Magreglio (CO), con il quale è in atto un fruttuoso gemellaggio che ha portato allo scambio di materiali e di interi percorsi espositivi.

Per far questo il museo si avvarrà di un suo sito internet dedicato, da costruire e da arricchire di collegamenti e di informazioni degli altri spazi museali, in una ottica di rete.

Gli studi, la ricerca. Perché un museo (non importa di che genere) sia vivo, è necessario che si sostanzi di studi e di ricerche, si apra alla collaborazione con gli esperti e gli studiosi del settore, sia in grado di organizzare momenti di diffusione delle conoscenze (e in questo caso) della cultura delle due ruote. La presenza di un centro studi e documentazione – che potrà essere ospitato presso la biblioteca della Camera di Commercio – diventa perciò un elemento fondamentale per dare spessore al museo stesso e alle sue collezioni.

La squadra. Il progetto della mostra del 2016 è stato curato da Giorgio Annone (LineLab), con la collaborazione di Maria Luisa Caffarelli e Rino Tacchella per la realizzazione del catalogo. La ricerca storica è stata curata da Mimma Caligaris, Michele Carpani, Paolo Chilin, Giampaolo Bovone, Roberto Livraghi, Luciana Rota.

A fianco di questo gruppo di persone si è subito costituito un team più ampio, che ha garantito un duplice contributo, sia sul fronte della realizzazione della mostra, sia su quello della rifondazione del “Circolo Velocipedisti Alessandrino” (il CVA, risalente al 1886 e ricostituito nel 2016).

Il progetto “Museo AcdB 2017” ripropone gli stessi attori, integrati con prestatori e donatori, ma soprattutto con molti nuovi collaboratori, che già oggi costituiscono, al di fuori della provincia di Alessandria, una formidabile rete di contatti e di conoscenze.

L’inaugurazione e gli ospiti. L’apertura del Museo avrà luogo giovedì 30 novembre alle ore 18 a Palazzo del Monferrato (via San Lorenzo 21, ad Alessandria). Saranno presenti, tra i molti ospiti di rilievo, campioni di oggi e di ieri, figli e nipoti dei Campionissimi, giornalisti di settore e una speciale pattuglia di medaglie della pista: Antonella Bellutti, due volte campionessa olimpica (Atlanta 1996 e Sidney 2000), Marco figlio di Giovanni Pettenella (medaglia d’oro Tokio 1964), Domenico De Lillo (tre volte campione mondiale 1967, 1969, 1971) e Marino Vigna (medaglia d’oro Roma 1960).

Gli orari di visita del museo saranno i seguenti: 3 mattinate a disposizione delle prenotazioni delle scuole (martedì – giovedì e venerdì dalle 9.00 alle 13.00); nel week end: venerdì: dalle 16 alle 19; sabato e domenica: dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.