Una delegazione di alluvionati alessandrini a Torino: “Ecco l’elenco delle nostre richieste”

Una delegazione di alluvionati alessandrini a Torino: "Ecco l'elenco delle nostre richieste" CorriereAlUna delegazione di “alluvionati”, singoli, associazioni, comitati e rappresentanze politiche lunedì è andata manifestare davanti al Palazzo della Regione in Via Alfieri a Torino: con quali motivazioni?

Tutto il Piemonte, tutto il bacino del Tanaro (e la città di Alessandria in particolare) sono stati duramente toccati dalla tremenda alluvione di inizio novembre 1994. Più di sessanta sono state le vittime e molte migliaia di miliardi di vecchie lire sono state spese per riparare i danni, compensare per quanto possibile le perdite e cercare di mettere le premesse perché non accadesse più un disastro simile. Molti sono stati gli studi, moltissimi gli incontri, molte le opere che sono state realizzate. Allo stesso modo si sono organizzati in reti efficienti numerosi centri di osservazione e segnalazione dello stato dei fiumi che, però, non hanno potuto fare molto nelle nuove emergenze che si sono presentate.
Certo, si sono evitate nuove vittime e, in qualche modo, si è ovviato al conflitto oggettivo di una pressante antropizzazione delle pianure e alla tendenza dei fiumi a riprendersi i loro propri spazi.

I nostri portavoce, il sig. Monticone (plurialluvionato) e Don Ivo Piccinini (Parroco di San Michele – AL) hanno messo in luce questi aspetti, partendo da una celebrazione non retorica delle quattordici vittime alessandrine.

 
Siete stati poi ricevuti?
Sì. Anche grazie all’“intercessione” di alcuni consiglieri regionali (Mighetti, Ravetti,  CorriereAlOttria) e di alcuni consiglieri comunali alessandrini (tra cui anche il presidente del Consiglio Comunale Emanuele Locci). Ci ha ricevuto con la massima cortesia il dott. Reschigna, vicepresidente della Regione Piemonte, con alcuni funzionari e consiglieri delegati. Abbiamo presentato le nostre comunicazioni (…sono “esortazioni a fare” più che richieste) che sono state lette pubblicamente e che volentieri estendiamo ai lettori:

.-. che vengano rese pubbliche le risultanze riguardanti l’attività della “commissione mista” citata, in vista di un aggiornamento del c.d. Piano Fasce

.-. che vengano riorganizzati e rinforzati con nuovi elementi e servizi le delicate funzioni dell’ Autorità interregionale per il PO, così come auspicato dall’ing. Condorelli nella sua comunicazione del 23 gennaio 2017 (contestualmente alla riunione di Commissione Consiliare specifica)

.-. che venga realizzato comunque uno (o più interventi) in condizioni di necessità, di concerto con Autorità di Bacino, Regione Piemonte e AiPO finalizzati al pieno ristabilimento del massimo flusso idrico possibile nelle condizioni d’alveo attuale, andando ad intervenire in modo opportuno e scientificamente confermato sugli accumuli litoidi anomali, sulle presenze di materiale vegetale pericoloso e su quant’altro possa essere di ostacolo.

 CorriereAl.-. che si proceda ad una definizione (tramite Tavolo tecnico, Conferenza dei Servizi o altro) di un calendario preciso e ravvicinato nel tempo delle opere necessarie a rendere maggiore le condizioni di sicurezza del territorio alessandrino in caso di futuri eventi emergenziali; in particola riguardo a:
. definizione delle aree di laminazione, della loro ubicazione, delle caratteristiche specifiche (tenendo conto della possibilità di avere opere di molto minor spesa applicando principi di ingegneria naturalistica ed evitando gli espropri forzati)
. intervento sulla soglia sottostante il ponte Cittadella (ora “Meier”)
. tempi di realizzazione e costi complessivi delle opere (facendo riferimento alle Direttive europee che, in questo particolare ambito, possono prevedere canalidi finanziamento privilegiati, a fronte di interventi non invasivi, innovativi come concezione e ben armonizzati con l’ambiente circostante.
E’ stato fatto anche riferimento ai contenuti di una commissione Anniversario dell’alluvione del 6 novembre ad Alessandria CorriereAlconsiliare alessandrina che si è svolta lo scorso gennaio 2017 e che ha, in qualche modo, riguardato questi punti….E’ vero?

Beh, l’ing. Condorelli dell’Ufficio AiPO di Alessandria in quella sede ha confermato che “sì… il collaudo è stato superato” nonostante “ le grosse difficoltà di personal e (il riferimento va all’emergenza alessandrina di fine novembre 2016). Abbiamo una sola persona ogni 65 km di fiume. E, non mi stancherò di ripeterlo… sono 32 anni che siamo in queste condizioni”. Evidenziando in tal modo la necessità di un intervento amministrativo immediato che riporti il quadro organico (necessario alle operazioni di studio, valutazione, monitoraggio e azione che da sempre caratterizzano l’AiPO) ad una condizione di maggiore efficienza e rispondenza alle nuove necessità. Oltre tutto facendo riferimento alla sostanziale tenuta dell’insieme delle opere pubbliche messe in atto in circa vent’anni lungo il tratto del fiume Tanaro. Per la verità ci sono stati più di otto milioni di danni rilevati in aziende agricole, commerciali e presso singole proprietà ma, evidentemente, il dato dell’AiPO va considerato nel suo insieme. D’altra parte è lo stesso ingegnere a ricordarci che è stata fatta fin dal PS 45 (il primo piano ufficiale di intervento riguardante l’asta del Tanaro) una scelta strategica:” intervenire rialzando gli argini, rialzando o demolendo i ponti e, se possibile, procedere ad altre opere di contenimento meno puntuali e più complessive”.

 

canottieri-alluvioneCi sono però documenti molto dettagliati che riguardano l’evento alluvionale di fine novembre 2016. Ne avete discusso con i vertici regionali piemontesi?

Effettivamente, in modo molto corretto e puntuale, i tecnici dell’AIPO (tra il 26 XI e il 3 XII 2016) hanno segnalato in dettaglio l’andamento della piena del bacino del Tanaro all’Autorità di Bacino del Po (con sede a Parma) e, da subito, hanno evidenziato che: “ci vorrebbero assolutamente le tre casse di espansione previste dallo studio apposito affidato all’Università di Padova nel 2007, ognuna di 17 milioni circa di metri cubi d’acqua “laminati” cioè sottratti alla piena più distruttiva, da rilasciare poi in tempi successivi”.

Tenuto conto che in più interventi, nella Commissione Consiliare del 23 gennaio 2017, si è raccomandata (o meglio, a raccomandarla sono i “tecnici” di vari Enti e Università) la costruzione di una ulteriore cassa a monte della città di Alessandria (oltre a quelle già previste), andando così ad una capacità di contenimento pari a 70 milioni di metri cubi complessivi e tenuto conto che i posizionamenti di dette opere sono noti, due prima di Asti, una tra Asti e Alessandria (Rocchetta T.), l’ultima in zona frazione Astuti, è stato facile per noi coinvolgere il dott. Reschigna sulla questione. Oltre tutto è stato sindaco di un Comune piemontese duramente toccato da eventi simili.

 

Si è trattato di qualche intervento particolare di cui, oltre a sentirne la necessità, si è in grado di sostenere studi e spese?

Si è ricordato che già esistono molti studi (ben noti a tecnici e amministratori, e agli atti negli Uffici Comunali alessandrini) che consigliano l’utilizzo del sistema a “cassa di derivazione”, assai più efficace di quello detto di “casse in linea”. E a queste raccomandazioni si sono attenuti tutti gli studi di progetto.
Dato che, però, si ha come l’impressione che si tratti di un work in progress perché lo stesso tecnico AiPO comunica che “secondo lo studio di massima con il presente perimetro e con l’attuale profondità potremmo già essere a 13 milioni di metri cubi d’acqua stoccate… ma se si scendesse di più, anche di un solo metro si arriverebbe al raddoppio netto”.
E proprio questa citazione testuale, riportata nel documento consegnato al dott. Reschigna, ci spinge in modo ancor più determinato a chiedere chiarezza e impegno dalle Istituzioni.
Essendo stato comunicato dallo stesso ing. Condorelli dell’ AiPO che è già pronta, fra Una delegazione di alluvionati alessandrini a Torino: "Ecco l'elenco delle nostre richieste" CorriereAl 2le varie progettazioni di massima predisposte, quella che riguarda il cosiddetto “abbassamento” della soglia del ponte Cittadella (attuale ponte nuovo-Meier), ci aspetteremmo una decisione precisa e sollecita in merito. Sia in senso negativo che positivo.

 

Siete andati con tanto di documentazione e richieste “dettagliate”. C’è altro che intendete segnalare e che vi vedrà impegnati nelle prossime settimane?

Secondo noi, e l’abbiamo ricordato, sarebbero da valutare gli esiti dei lavori della “commissione mista “ finalizzati alla definizione di una variante al Piano Fasce (la “commissione” in oggetto è stata citata in più Commissioni consiliari, però non abbiamo dettagli dei risultati concreti…). Infine, sempre secondo quanto affermato da qualcuno dei tecnici presenti alla Commissione “necessitano varianti ai Piani Regolatori e nuovi Piani di protezione Civile che vadano a considerare le situazioni di fatto”.

Con i numeri forniti da ARPA e Regione Piemonte in merito all’emergenza novembrina vi è chi trova molti paragoni tra il 1994 e il 2016. E’ stata peggio la prima o la seconda, a parer vostro?

Le quantità transitate alla confluenza di Montecastello (2016) erano inferiori di un quinto a quelle del Novantaquattro, anche se l’insieme del fenomeno piovoso, a monte, ha registrato una leggera maggiore quantità d’acqua caduta a terra rispetto a 22 anni fa.
Ma le due aree interessate non coincidono perfettamente, per cui è meglio concentrarsi su quanto è effettivamente sceso a valle.
E qui i numeri sono chiari… al nodo idraulico di Alessandria ne è passata di meno; a causa della strettoia formata dalle arginature – però – si è alzata comunque in modo considerevole rischiando di inondare alcune zone della città.
Questa situazione, di fatto emergenziale, ha fatto esprimere un autorevole assessore della passata Giunta Comunale alessandrina in modo inequivocabile: “La decisione di proteggere queste zone solo con argini sempre più alti non funziona.” (sempre dalla registrazione audio della Commissione Consiliare citata) E’ lo stesso ingegnere, già assessore all’Ambiente, che invoca un utilizzo alternativo dei molti miliardi di euro destinati ad un’opera per lo meno discutibile come il c.d. “Terzo Valico ferroviario AC/AV” proprio per intervenire a fronte di un dissesto idrogeologico sempre più frequente ma, sostanzialmente, ignorato. Posizione che facciamo volentieri nostra e che, riteniamo, possa essere un buon punto di partenza per operare tutti insieme, singoli, alluvionati e non, associazioni e formazioni politiche per ottenere il maggior grado possibile di sicurezza idraulica per la città di Alessandria.