Il gomito del selfista [Psicologia in pillole]

sara-poggiodi Sara Poggio

 
Sembra un simpatico gioco di parole, ma il gomito del selfista esiste ed è una tendinite dovuta a un eccessivo utilizzo dello smartphone che spesso si accompagna a mal di schiena, dolori cervicali e contrattura delle spalle.

Quante volte ci è capitato di assumere le pose più bislacche, di scattare e riscattare foto rischiando che il flash compromettesse per sempre la nostra vista solo per ottenere il selfie perfetto?
Nella sua disperata ricerca, però, spesso ci dimentichiamo di vivere il momento presente, di sentire l’emozione che ci ha spinti a voler immortalare un determinato momento, tanto che ci si ritrova a sorridere per prendere più likes piuttosto che per la felicità. Gli studi che documentano la pericolosità dei selfies e delle nuove tecnologie in generale crescono in modo esponenziale e sembrano volerci scoraggiare al loro utilizzo.

L’uso smisurato dei social network e degli autoscatti sembra essere correlato al rapporto tra narcisismo-autostima-insicurezza: più sono insicuro di me e più cercherò di fornire in rete l’immagine di un “me ideale”, enfatizzando le caratteristiche positive e omettendo quelle ritenute negative, entrando così in contatto con altre persone senza dover affrontare le problematiche dell’interazione vis a vis, aumentando l’autostima e l’amor proprio.

Detta così sembra essere una cosa quasi terapeutica, peccato che l’immagine Il gomito del selfista [Psicologia in pillole] CorriereAlche diamo è quella di ciò che vorremmo essere e non di ciò che siamo, aumentando quindi la possibilità di ansia e depressione nella vita reale.

Non solo i social, ma anche altri strumenti ormai di uso comune sono potenzialmente dannosi per le nostre funzioni cognitive: l’utilizzo smodato del GPS sembra ridurre le dimensioni dell’area cerebrale deputata alla memoria visuo-spaziale, aumentando il rischio di demenza nell’età adulta. La luce blu caratteristica degli schermi altera il ritmo circadiano con effetti simili a quelli delle droghe; fare e farsi mille foto, senza il timore di sprecare gli scatti sulla pellicola, ci permette di avere una traccia di tutto ciò che facciamo, ma diminuisce l’attenzione che prestiamo alle cose che ci circondano, con ripercussioni negative sulla nostra capacità di memoria.

Questa iper disponibilità di funzioni e contenutici dà da una parte accesso a conoscenze e spazi prima inimmaginabili, dall’altra rischia di impoverire la nostra esperienza reale, creando soprattutto nei giovani una grande confusione nel riconoscere le caratteristiche dell’amicizia, dell’amore e della competizione al di là dei likes, dei fidanzamenti ufficiali e degli haters.

Come ne usciamo? Con l’unica arma a nostra disposizione: l’educazione alla tecnologia e alle emozioni, che deve partire dai genitori (che spesso sono quelli più in difficoltà dato che non c’erano nemmeno i computer quando sono nati) e dalle scuole.
Il primo passo è conoscere non solo i rischi, ma le potenzialità della tecnologia, senza però introdurla con rassegnazione nella vita di tutti i giorni: il cellulare in prima elementare non significa educare alla tecnologia, ma al controllo, alla paura di rimanere solo e alla necessità di guardare il mondo attraverso uno schermo.

 

Bibliografia:
http://www.stateofmind.it/2014/11/svantaggi-tecnologia/
http://www.stateofmind.it/2017/10/narcisismo-digitale/

 
Dr.ssa Sara Poggio
Psicologa, Psicoterapeuta Cognitiva
In Forma Mentis
Studio di Psicologia e Chinesiologia, Acqui Terme
poggio_sara@libero.it