Internet, come il progresso tecnologico diventa fenomeno economico [@SpazioEconomia]

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Quando alcuni studiosi mossero i primi passi nelle ricerche su un prototipo di rete internet, sviluppato da ARPA (Advanced Research Projects Agency) che riuscì a collegare tra loro due computer su una rete, nessuno avrebbe potuto prevedere il cambiamento che il mondo avrebbe vissuto nei decenni successivi.

La rete prese il nome di ARPANET e l’idea fu quella di collegare più computer tra loro per condividere le informazioni da un calcolatore all’altro, incrementando al contempo la potenza di calcolo computazionale e evitando, soprattutto a scopo militare, che la perdita di un’unica macchina, portasse alla scomparsa di importanti conoscenze o segreti.

Questo processo di networking sociale ebbe inizio negli anni ’70, e venne applicato in pieno anche all’uso civile, da quando nel 1971 venne inviata la prima missiva elettronica o email, che permetteva di mettere in contatto due persone distanti chilometri e chilometri con costi e tempi davvero irrisori rispetto ai mezzi di comunicazioni utilizzabili fino a quel momento.

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All’inizio degli anni ‘90, visto l’enorme successo di ARPANET, si riuscì a fornire la rete di una nuova architettura chiamata World Wide Web.
La struttura di internet venne così composta da numerosi dispositivi collegati tra loro ai quali è assegnato un indirizzo (indirizzo IP); questo indirizzo è fornito da un ISP (Internet Service Provider, ovvero il fornitore di servizi internet) che permette ai dispositivi l’accesso ad Internet ed ai suoi servizi. Così come accade per i telefoni, per potersi collegare con un altro dispositivo è necessario conoscere il suo numero di telefono (in questo caso, il suo indirizzo IP). Essendo tuttavia gli indirizzi molto difficili da ricordare, per semplificare questa condizione sono stati introdotti i server DNS (Domain Name Server). Il loro funzionamento è come quello delle rubriche telefoniche, ogni server ha un nome mnemonico (ad esempio google.com) e, inviando questo nome al server DNS, questo ci fornirà del corrispondente indirizzo IP.

Con l’allontanarsi di Internet dalla sua natura originaria di mezzo per le comunicazioni militari, i vari computer e i nodi che man a mano iniziavano a essere connessi alla Rete davano di continuo maggior valore all’idea a di una serie di utenti connessi, che potessero incontrarsi in delle specie di forum per discutere, per condividere esperienze e conoscenze e altre attività comuni.

In campo economico, la diffusione capillare di Internet e delle tecnologie digitali ha trasformato non solo le strategie di business, ma anche il sistema di relazioni tra imprese e consumatori. I modelli di business, il comportamento del consumatore fino alla gestione operativa del marketing mix col tempo sono stati rivisti nell’ottica di tali cambiamenti.

Il cambiamento della struttura dei costi, l’eliminazione dell’importanza della distanza geografica, il crollo di molte barriere all’entrata, l’accresciuta elasticità della domanda al prezzo hanno stravolto i business model tradizionali ma soprattutto hanno determinato la nascita di una classe di modelli per la nuova economia digitale.

L’elasticità della domanda al prezzo è il valore assoluto del rapporto tra variazione percentuale della domanda e variazione percentuale del prezzo; misura quanto i consumatori sono sensibili ai cambiamenti del prezzo di un bene ed è forse il maggior cambiamento intervenuto nei rapporti tra produttore/distributore e acquirente.

Esempio eclatante è la competizione tra venditori on line e “fisici”, con i primi che possono usare questa leva sfruttando i minori costi fissi della struttura aziendale.

Per un’azienda che opera esclusivamente su Internet, gli unici costi sono quelli di produzione vera e propria, mentre pressoché azzerati risultano quelli dei depositi e dei punti destinati alla vendita.

Ancora più compressi sono i costi dei prodotti “immateriali”. Per i programmi l’informazione elettronica, per esempio, oltre alla riduzione di quelli strutturali, gli oneri di distribuzione sono pari a zero, così come pari a zero è il costo marginale del bene distribuito. Questo è dovuto al fatto che in realtà, a prescindere dalla consistenza della domanda, il bene prodotto è solo uno, che può essere “consumato” contemporaneamente da un numero indeterminato di individui. Il costo di un articolo come questo, è sostanzialmente pari al prodotto dell’eventuale retribuzione per il tempo impiegato a scriverlo. Far leggere questo testo a 10 persone o a 10.000 ha lo stesso costo. Il che vuol dire che il costo marginale di ogni visualizzazione è zero.

L’eliminazione delle barriere geografiche ha integrato mercati che prima erano separati ed ha aumentato la competizione tra le imprese, col risultato che ora i consumatori sono mediamente molto sensibili al prezzo e la quantità da loro domandata può variare enormemente anche in seguito a minime variazioni del prezzo. Da questi shock tecnologici sono nati nuovi modelli di business, più adatti a governare le dinamiche economiche del mondo digitale.

Venendo ora a parlare dell’impatto di Internet sul mondo produttivo “fisico”, il nuovo orizzonte di una produzione e di una distribuzione che diventano più smart vale a dire più intelligenti, più veloci e più efficienti viene definito Industria 4.0.

Il suffisso 4.0 corrisponde alle tappe di un’evoluzione dagli albori della produzione moderna. Dall’introduzione della macchina a vapore all’uso sempre più incisivo dell’automazione, dall’informatizzazione alla digitalizzazione, il passaggio alla quarta rivoluzione industriale porta le imprese verso una nuova dimensione detta bimodale, perché costituita da un ecosistema di risorse fisiche e virtuali.

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Industry 4.0, includendo un mix tecnologico di robotica, sensoristica, connessione e programmazione, rappresenta una nuova rivoluzione rispetto al modo di fabbricare i prodotti e di organizzare il lavoro. Vengono così implementati nuovi modelli di produzione sempre più automatizzati e interconnessi, asset e prodotti intelligenti e comunicanti, una tracciabilità e una rintracciabilità dei processi tale da portare a una gestione delle informazioni collettiva, condivisa e collaborativa a livello di filiera, nuove logiche di servizio all’insegna del cloud e della mobility. Il tutto incentrato su una Internet di ultima generazione (Industrial Internet), capace di portare dentro e fuori alle fabbriche più informazione, più integrazione, più interazione e più efficienza, rinnovando i processi e i sistemi ma anche portando nuove regole di comunicazione e di servizio. Software di nuova generazione da un lato e Big Data Management d’altro, è così che la produzione riesce ad arrivare a una personalizzazione di massa.

Le soluzioni coinvolte sono tantissime, organizzarle in maniera armonica e coordinata è una sfida che ha bisogno di competenze diversificate e di vision ampie e lungimiranti. Il denominatore comune? Un’integrazione dei processi e delle procedure che coinvolgono tutte le filiere, traghettando così le imprese verso nuovi modelli di sviluppo della produzione e del business, diversificati e complessi.