Basta basta compiti [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 

C’è una pratica, nell’ambito della didattica, che sta prendendo sempre più piede.

L’idea cioè che tutte le attività di scuola debbano essere svolte all’interno dell’orario e dell’ambito scolastico, lasciando così liberi i bambini ed i ragazzi da impegni di studio pomeridiani oppure nel fine settimana.

A sostegno di questa modalità sono nate numerose associazioni di genitori e – in parte – di docenti i quali perorano la causa adducendo disparate motivazioni.

La scuola è una nobile istituzione troppe volte data in mano a incompetenti, dal ministro in giù.

Chi ci opera – come me – da molti anni l’ha vista deformarsi, cambiare nome, inquinarsi, prostituirsi, appaltarsi, adeguarsi a tutto.

Una cosa di cui personalmente vado certo (e vi assicuro che le mie certezze si contano Basta basta compiti [Il Flessibile] CorriereAlsulle dita di una mano) è che levare agli studenti quell’ora di riflessione pomeridiana, stravaccati magari sul letto con qualche brano musicale in sottofondo o seduti alla scrivania al chiarore di una lampada da tavolo, equivale a togliere una chance di crescita.

Allo stesso tempo togliere al genitore la soddisfazione (e la responsabilità) di veder crescere un figlio che matura un metodo e un’organizzazione, mi pare un delitto.

Esiste un terzo fattore che interessa l’insegnante.

Il gusto della correzione dei compiti a casa viene meno; viene meno anche la possibilità di conoscere il modus vivendi degli studenti al di fuori della classe, come cioè ci si deve rapportare con la vita vera che è l’obiettivo reale della scuola.

Henry Ford, il primo imprenditore dell’era moderna, diceva “Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vedi quando distogli lo sguardo dalla meta”.

Mi viene da temere che si stia perdendo di vista la meta e ci si concentri su ostacoli scomodi a tutti, quindi da eliminare.

Magari per acquisire consensi.
E non vorrei che apparissero cattivi pensieri.