Spalto Borgoglio e la manifattura d’ombrelli [Un tuffo nel passato]

I Giardini Pubblici [Un tuffo nel passato] CorriereAl 20di Tony Frisina

 

 

Fra le cartoline più antiche della mia collezione ce n’è una che mi sta particolarmente a cuore in quanto è insolita e anche per il motivo che raffigura una bella villetta ottocentesca posta in una zona periferica della città e – come quasi tutte le periferie – quasi per nulla fotografata. Si trova in Spalto Borgoglio all’angolo con Via del Prato.

Fin da quando avevo iniziato a collezionare conoscevo già questo soggetto per averlo Spalto Borgoglio e la manifattura d'ombrelli [Un tuffo nel passato] CorriereAl 3   visto nell’album di un amico. La didascalia mi aveva colpito forse più dell’immagine: “Alessandria – Manifattura ombrelle”. In genere per noi, oggi, l’ombrello è un sostantivo maschile, seppure non sia sbagliata neppure la versione al femminile. E la cartolina ci regala appunto questa ambivalenza, con didascalia che recita “Manifatture Ombrelle” – al femminile – e sul tetto della costruzione una grande insegna pubblicitaria che indica “Manifattura d’Ombrelli”, al maschile.

Al di là di queste piccolezze voglio accennare ai motivi per cui oggi intendo parlare di questo prezioso soggetto, che avevo già presentato ai concittadini nel mio Quaderno Alessandrino – opera ormai introvabile – stampato a cura della Pasticceria Gallina, in occasione dell’Ottantesimo anniversario dalla nascita della stessa (19352015).1

Spalto Borgoglio e la manifattura d'ombrelli [Un tuffo nel passato] CorriereAl 6Qualche giorno fa mi trovavo a passare accanto al muro che circonda la villetta, quando mi accorgevo che qualcuno aveva ridato nuova dignità a quello che un tempo era il giardino, ormai diventato un annoso bosco. Il piccolo e gradevole parco dopo la ripulitura era tornato ad una dimensione di accettabile dignità. Inoltre tutte le finestre del palazzetto erano spalancate, come a voler dare aria agli ambienti.

Di certo qualcosa starà succedendo!

Ricordo la pregevole opera architettonica utilizzata diversi anni or sono come sede di  Spalto Borgoglio e la manifattura d'ombrelli [Un tuffo nel passato] CorriereAl 1 un istituto scolastico privato e poi l’abbandono e anni di incuria.

Non ho resistito limitandomi a guardare soltanto e quindi ho messo mano all’inseparabile macchina fotografica per ottenere subito qualche immagine. Mi piace documentare i fatti e poter esprimere i concetti non soltanto con le parole, quindi sempre preferisco arricchire la mia testimonianza con tutti i mezzi di cui dispongo.

Ecco subito nascere qualche interrogativo sui lavori in corso e sull’argomento.

Cosa starà mai succedendo?

Per quale motivo solerti giardinieri hanno provveduto alla radicale pulizia con rimozione di innumerevoli essenze spontanee?

Spalto Borgoglio e la manifattura d'ombrelli [Un tuffo nel passato] CorriereAl 2Mi auguro soltanto che la villetta possa tornare a rivivere senza subire manomissioni. È troppo facile variare l’aspetto e – rinnovando i connotati – offendere l’estetica originaria della costruzione. Vedasi – come mero esempio – l’oscenità in cui qualche anno fa è stato trasformato il vecchio Palazzo – in puro stile Razionalista – costruito appositamente per ospitare la Casa della Madre e del Bambino2 (eretta fra il 1937 ed il 1939 su progetto di Venanzio Guerci) sito in Spalto Marengo3, per non parlare di quel che fu il Mercato Coperto di Via San Lorenzo (seppure non brillasse per bellezza di stile) e di molti altri esempi ancora più eclatanti.

Sono speranzoso che questa volta nulla di male avvenga. Fiducioso che menti illuminate possano capire che, tenendo in debita considerazione questa architettura, stiano facendo anche i loro interessi. E parlo ora, prima di piangere sul latte versato e – facendo gli scongiuri – auspicare che i restauri eventuali non debbano poi risultare dannosi all’estetica.

E ora passerei a osservare la cartolina del 1903 per poter fare i confronti con la situazione odierna, testimoniata dalle mie attuali fotografie.

Il primo particolare che si osserva è il muro di recinzione. Attualmente non più interno-2sormontato dalla cancellata metallica ma da manufatti in cemento posti in opera con una certa armonia di disegno in epoca successiva. Mi viene da pensare che la cancellata primigenia sia stata rimossa a ridosso del lontano 1936, allorché entrarono in vigore le Sanzioni economiche all’Italia fascista. La mia però è soltanto un’idea personale, non essendo suffragata da prove certificate. A prima vista il cancello in ferro è pressoché identico e – quindi – presumo possa essere quello originale. In epoca di certo relativamente recente una persona dalla mano incerta ha usato il manufatto metallico come messaggero del proprio trasporto amoroso per un certo Mattia. Non possiamo sapere se trattasi di gentile donzella o di baldo giovanotto dai gusti diversi. Di certo l’anonimo/a innamorato/a ha dimostrato di non essere neppure in grado di saper disegnare un cuore in maniera accettabile. E probabilmente questo amore sarà già finito da un pezzo se l’innamorato/a in questione sapeva amare così come ha dimostrato di saper disegnare.

La palazzina oggi appare volumetricamente più ampia, rispetto alla vecchia immagine, essendo stata subalzata la piccola struttura a ridosso del corpo centrale, adiacente a Via del Prato.

Nel complesso non ci sono state manomissioni o cambiamenti eclatanti, per cui oggi quest’opera architettonica sembra essere pressoché identica a quella illustrata dalla vecchia cartolina.

Spalto Borgoglio e la manifattura d'ombrelli [Un tuffo nel passato] CorriereAl 8Infine mi piace osservare la sobrietà di particolari nell’immagine del 1903. Ancora non c’erano alberi e gli attuali boschi di pali e paletti metallici ad intersecare la vista, per non parlare delle automobili che ormai invadono ogni spazio cittadino.

Per concludere solo un accenno ai vandali deturpatori che con insulse scritte hanno invaso la superficie del muro di recinzione. Tante teste, tante idee… e qui mi fermo.

 

 

1 https://mag.corriereal.info/wordpress/2015/10/25/la-copertina-di-quaderno-alessandrino-un-tuffo-nel-passato/

2 L’Opera nazionale maternità e infanzia (conosciuta anche con l’acronimo ONMI), è stata un ente assistenziale italiano fondato nel 1925 allo scopo di proteggere e tutelare madri e bambini in difficoltà. L’Opera è stata sciolta nel 1975.

L’atto di fondazione dell’ONMI è una legge del 10 dicembre 1925, mediante la quale si costituisce – per la prima volta nella storia italiana – un ente parastatale specificatamente finalizzato all’assistenza sociale della maternità e dell’infanzia.

Modello dell’Opera è il Belgio, dove dal 1919 è attiva l’Opera di protezione nazionale dell’infanzia, che si occupa della tutela dell’igiene nella prima infanzia. Nel panorama dei paesi maggiormente industrializzati, l’Italia arriva per ultima alla costituzione di un ente parastatale a tale scopo. Organismi analoghi sono già presenti, oltre che in Belgio, in Norvegia (1915) e Francia (1921), mentre leggi sull’assistenza della maternità e della prima infanzia sono già state promulgate in Gran Bretagna (1918), Stati Uniti (1921), Germania (1922) e Danimarca (1922).

Con l’avvento del regime fascista nel 1922 e l’instaurarsi della dittatura a partire dal gennaio 1925, si dà corpo al progetto della cosiddetta battaglia demografica: una serie di interventi, tra i quali è prevista la costituzione dell’ONMI, tesi a debellare i tassi di mortalità infantile, drammaticamente alti in Italia, e portare di conseguenza a una crescita quantitativa della popolazione, passando dai 40 ai 60 milioni di abitanti.

L’ideologia del “numero come potenza”, espressa per voce dello stesso Mussolini durante il discorso dell’Ascensione del 26 maggio 1927, va di pari passo con il moderno interesse per l’eugenetica, oggetto di studio già da fine Ottocento tramite il lavoro di antropologi come Cesare Lombroso: le finalità dell’eugenetica vengono essenzialmente distorte dal regime e asservite alle esigenze fasciste del “miglioramento della razza”.

Al momento della sua nascita, l’ONMI deve rispondere a due imperativi tipicamente fascisti, quali:

il controllo e l’educazione dei giovani fin dalla prima infanzia: l’Opera viene seguita a distanza di pochi mesi dall’Opera nazionale balilla (1926), che confluirà nel 1937 nella Gioventù italiana del littorio;

la subordinazione sociale delle donne.

Alla luce di queste premesse viene concepita l’istituzione guida per la “modernizzazione della maternità”. [nota tratta da Wikipedia]

3 https://mag.corriereal.info/wordpress/2016/03/27/casa-della-madre-e-del-bambino-2-un-tuffo-nel-passato/

https://mag.corriereal.info/wordpress/2015/03/01/casa-della-madre-e-del-bambino-un-tuffo-nel-passato/