Per l’industria ‘tutto va bene’, intanto per M&G è concordato e Guala Closures procede alla vendita [Centosessantacaratteri]

10 a Enrico Sozzetti, zero agli anonimi del web! [Le pagelle di GZL] CorriereAldi Enrico Sozzetti

 

“La ripresa mondiale comincia a farsi sentire anche in Italia e in provincia di Alessandria”. Luigi Buzzi (Gruppo Buzzi Unicem di Casale Monferrato) è stato riconfermato a fine giugno alla guida di Confindustria Alessandria.

A pochi mesi di distanza, annuncia con pacata soddisfazione che “il trend in crescita che era già stato rilevato appare destinato a crescere anche nel trimestre d’autunno”. Una dinamica “tutta favorevole” per l’economia provinciale. Rispetto alla quale la guardia non deve essere abbassata. L’indagine congiunturale trimestrale (all’edizione numero 172 ha collaborato un campione selezionato di 123 aziende su un totale di oltre cinquecento associate) ha ancora una volta fotografato le attese del mondo industriale (composto in larga parte di realtà medio-piccole e da un robusto nucleo di grandi società, anche multinazionali) che parlano di aspettative “positive sia per l’occupazione, sia per la produzione, ordini totali ed export, redditività e propensione a investire, oltre a utilizzo degli impianti”.

Per l’industria ‘tutto va bene’, intanto per M&G è concordato e Guala Closures procede alla vendita [Centosessantacaratteri] CorriereAl 2

Uno scenario cambiato in modo radicale rispetto a un anno fa, quando “i principali indicatori erano tutti sotto lo zero”. Non manca nemmeno una ennesima crescita del settore dei servizi alle imprese (una tendenza analoga a quella evidenziata dalla recente indagine dell’Associazione costruttori edili della provincia) che è tutta all’insegna del segno ‘più’: occupazione +9, livello di attività +15, nuovi ordini +20, ordini export +11, redditività +19 e una “discreta propensione a investire”. La sintesi è quella di una direzione positiva, dove non mancano nuove esperienze di piccole start-up nel solco dell’industria 4.0 (una delle esperienze più recenti è quella della Smart Factory di Tortona, nata all’interno del Parco scientifico e tecnologico di Rivalta Scrivia) e altre novità come quella di “due aziende della provincia che hanno annunciato l’ampliamento dell’attività di ricerca e sviluppo e l’aumento dell’area di produzione”. L’annuncio arriva da Renzo Gatti, direttore di Confindustria Alessandria. I nomi non si conoscono. “Appena hanno completato tutte le pratiche, verranno resi noti” assicura comunque Gatti.

Che di innovazione ci sia una enorme necessità lo conferma anche una analisi presentata dall’Ufficio studi di Confindustria Alessandria guidato da Giuseppe Monighini. I dati sono chiari: solo il 5,7 per cento delle aziende usa l’e-commerce, il 7,3 per cento diffonde dati e informaziomi finanziarie, il 65 per cento presenza azienda e prodotti. Poco più della metà (55,3 per cento) aggiorna il sito in modo saltuario, il 21,11 per cento usa Facebook in modalità business, mentre per Linkedin il dato scende al 15,4 per cento.

Nella provincia che discute molto di Ilva e Mossi & Ghisolfi, si parla troppo poco di quello che invece nasce e cresce sul fronte dell’innovazione. Certo, i numeri sono piccoli per molte di queste realtà, però sono fondamentali per un territorio che deve fare i conti, come tutto il mondo, con una economia nuova e globale. E nello stesso tempo non si devono sottovalutare dei segnali potenzialmente critici.

L’indagine di Confindustria Alessandria ha infatti rilevato come il comparto della gomma-plastica abbia registrato delle “attese nel complesso positive, seppure in calo rispetto allo scorso trimestre”, mentre la chimica “presenta dati in diminuzione, anche se mostra sempre buone le previsioni degli investimenti significativi”.

Ecco il quadro specifico: per la chimica l’occupazione si attesta a –12 (era +9 nel terzo trimestre di quest’anno), la produzione a zero (era +16), gli ordini totali a zero (era +25), e ordini export a –13 (era –17); gomma-plastica: l’occupazione a zero (era a +27), la produzione a +11 (era +40), ordini totali a +18 (erano +35), ordini export a zero (era +9). In particolare la chimica è considerata un settore anticipatore dei cicli industriali, una sorta di rilevatore della ‘temperatura economica’. Il dato alessandrino, al netto di situazioni critiche come Mossi & Ghisolfi, sembra rilevare una sorta di incertezza dopo i mesi di netta ripresa delle attività.

La sintesi dei dati parla comunque chiaro rispetto alle attese delle imprese associate a Confindustria Alessandria. La previsione complessiva per l’occupazione si attesta a +9, gli ordini totali a +20, la produzione a +24, gli ordini export a +14, la redditività a +10. Bassa la previsione (solo dal tre per cento degli imprenditori del campione) di ricorso alla cassa integrazione, mentre il 79 per cento prevede invariata l’occupazione. Il grado di utilizzo degli impianti resta elevato (77 per cento) e la propensione a investire è segnalata dal 75 per cento degli intervistati. La rilevazione definisce “accettabile” il ritardo negli incassi (è in calo ed è segnalato dal 30 per cento degli imprenditori). L’indice di chi ha lavoro per più di un mese è al 78 per cento, contro l’82,6 del Piemonte. Questa è una delle poche voci che vede Alessandria più indietro rispetto al trend emerso a livello regionale. Tra settori produttivi più ottimisti ecco il metalmeccanico e l’alimentare, mentre stentano, come detto, chimica e gomma-plastica. Il commento che sintetizza il trend globale arriva da Giuseppe Monighini. “In particolare – rileva – appare molto solido il dato previsionale relativo alla produzione, e resta buona la propensione ad investire, anche in modo significativo, di certo pure per l’avvicinarsi della scadenza degli attuali incentivi fiscali che hanno indubbiamente catalizzato gli investimenti in beni strumentali in questo anno ormai entrato nella parte finale”.

Sogni e incubi d’impresa, mentre l’Alessandrino autocelebra il nulla [Centosessantacaratteri] CorriereAl 1

Sullo sfondo della presentazione della rilevazione sono rimaste le crisi dell’Ilva (vicenda i cui centri decisionali certo non sono a Novi Ligure) e di M&G. “Seguiamo la vicenda e attendiamo gli sviluppi” dice Buzzi. Intanto il Gruppo Mossi & Ghisolfi comunica che “le società Mossi & Ghisolfi Spa, M&G Finanziaria Spa, Biochemtex Spa, Beta Renewables Srl, Italian Bio Products Srl, Ibp Energia Srl, M&G Polimeri Spa, Acetati Immobiliare Spa hanno depositato al Tribunale di Alessandria il ricorso per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 161, sesto comma, della legge fallimentare, al fine di assicurare la par condicio creditorum”. Le società hanno allo studio “un’ipotesi di piano e di proposta di concordato che consenta alla complessiva realtà aziendale la sua prosecuzione in continuità, non potendo tuttavia escludere, all’esito delle verifiche tecniche in corso, soluzioni alternative”.

Concordato preventivo e cassa integrazione straordinaria, quindi, per Mossi & Ghisolfi (fra i principali operatori mondiali nella produzione di pet e protagonista internazionale nella produzione di biocarburanti), mentre la Guala Closures (sede centrale ad Alessandria, nella zona industriale D6, e legale in Lussemburgo) si appresta al secondo passaggio in vista dell’asta finale la cui base è di 1,1 miliardi di euro (debito compreso). Alla fase due arriveranno al massimo tre soggetti che, secondo recenti indiscrezioni, verranno individuati fra quelli che hanno presentato finora le offerte: la cordata composta da Edizione dei Benetton e Goldman Sachs, i fondi Astorg, Onex Corporation e un altro paio che avrebbero depositato l’offerta proprio all’ultimo, la Amcor Corporation che è una società multinazionale australiana (sede legale in Svizzera) che produce imballaggi rigidi e flessibili per l’industria alimentare.

Guala Closures

Gli advisor Credit Suisse e Barclays dovranno scegliere fra questi chi ha le migliori carte in regola per acquisire la storica azienda nata nel 1954 ad Alessandria, grazie all’intuizione della famiglia Guala, e oggi ancora guidata da Marco Giovannini (ha presieduto per un mandato Confindustria Alessandria), dopo la cessione avvenuta verso la fine degli anni Novanta a un fondo di investimento. Il manager romano ha saputo gestire con competenza, grazie alla squadra che ha trovato in azienda e che ha successivamente potenziato, una realtà industriale multinazionale che oggi produce 14 miliardi di chiusure vendute in 100 paesi, opera con 5 centri di ricerca, produce in 26 stabilimenti e occupa circa 4000 persone.