Corso Crimea e l’amico Mimmino [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina

 

Oggi voglio proporre una cartolina di Corso Crimea che ritrae il tratto compreso fra Corso Roma e via Trotti.

Contrariamente alle volte precedenti ho voluto scegliere una cartolina relativamente recente rispetto a quelle che di solito pubblico e nella seconda parte della rubrica ne spiegherò il motivo.

In quest’immagine si può osservare in maniera abbastanza nitida il bel palazzo Vicenda compost: Confagricoltura e Cia non sono coinvolte CorriereAl 1novecentesco che per tanti anni aveva ospitato l’Albergo Terminus al Parco, da tutti meglio conosciuto semplicemente come Albergo Terminus e che ben ricordo per averlo visto tante volte in occasione delle passeggiate domenicali con i miei genitori.

La cartolina è stata spedita nel 1955 e quindi abbraccia l’ultimo periodo dei soggetti che amo e che preferisco tenere in collezione. Rispetto a molte altre immagini della stessa epoca questa mi piace in particolar modo anche per la presenza di una caratteristica automobile oltre che per una bella animazione di persone. Oltre il fabbricato di cui parlo è già visibile il palazzo di nove piani, da poco tempo costruito, all’angolo con via San Francesco d’Assisi, proprio dove si trovava la gradevole casa con il famoso archivolto.

A corredo del servizio, oltre alla cartolina, voglio anche presentare diversi particolari interessanti della stessa, in quanto la fotografia sa svelare molto altro, oltre a ciò che si può notare a prima vista.

Osserviamo i particolari.

Vicenda compost: Confagricoltura e Cia non sono coinvolte CorriereAl 2È interessante porre attenzione all’insegna di Straneo – Coloniali, a quella del Corriere del Popolo e ancora a quella dell’Agenzia G. Bertolotti. Inoltre, assolutamente da non perdere, occorre osservare la bicicletta di uno strillone con la scritta “Gazzetta Sera” sul portapacchi.

L’amico Aureliano Camurati, figlio di Fielden – caratteristico ed indimenticabile strillone – ha confermato che la bicicletta immortalata sia appartenuta sicuramente ad uno di quei venditori ambulanti di giornali che – per il loro lavoro – sceglievano proprio biciclette per signora in quanto queste offrivano maggior comodità per scendere e per salire con abbondante frequenza.

Se si possiede la dote della pazienza le cartoline possono diventare miniere di molte informazioni. Esse sanno raccontare tanti segreti proprio soltanto a chi ha tanta pazienza di guardare e soprattutto di osservare.

La ragione principale per cui oggi ho scelto di pubblicare questa cartolina è per poter Vicenda compost: Confagricoltura e Cia non sono coinvolte CorriereAl 3parlare di un caro amico purtroppo scomparso proprio in questi giorni; Mimmo Miseferi, un tempo lontano affettuosamente chiamato Mimmino da tutti i parenti.

Proprio sul marciapiede ben illustrato dalla cartolina di oggi, all’angolo con via Trotti, tanti anni fa ci eravamo incrociati e in quell’occasione avevamo potuto fare una bella e lunga chiacchierata, toccando moltissimi temi di ambito familiare e pubblico.

Posso dire che Mimmino era quasi di famiglia – essendo cugino di primo grado di diversi miei cugini e di zii – e che lo conoscevo da sempre, avendo abitato entrambi nella stessa casa di ringhiera di via Piacenza n° 18 (ora è n° 66).

Quando io nascevo lui aveva già quasi 11 anni, ragione per cui non ci si è potuti frequentare da giovani, se non in maniera superficiale o in rare circostanze di ambito familiare. Troppi erano gli anni che ci separavano. In parte poi, col passare del tempo abbiamo recuperato, in quanto avevamo scoperto di possedere tante cose in comune, oltre ai diversi parenti.

Di quella vecchia casa di via Piacenza, in cui entrambi – come ho già accennato – avevamo la residenza, ricordo con struggente nostalgia certe sere d’estate, quando tutte le porte e tutte le finestre affacciate sul cortile venivano tenute spalancate.

Vicenda compost: Confagricoltura e Cia non sono coinvolte CorriereAl 4Rammento in maniera particolarmente indelebile – in alcune di quelle sere – un suono lontano, il canto solitario e sommesso di uno strumento musicale. Mio papà mi diceva che era Rosario, il papà di Mimmino, che stava suonando il clarinetto. Quelle che sentivo mi sembravano melodie dal sapore triste e delicato che si spandevano per gli spazi del cortile, scivolando su un silenzio irreale; erano armonie che riuscivano a creare una meravigliosa alchimia indelebile per la mia memoria.

Ho imparato proprio in quel modo a conoscere il suono vellutato e dolcissimo del clarinetto.

Anche di questi particolari lontanissimi nel tempo avevamo parlato, Mimmino ed io, su quel marciapiede di Corso Crimea e – fra tante altre impressioni – gli avevo confidato tutte le emozioni che quella musica ascoltata da bambino aveva lasciato in me e le emozioni che ogni volta che ci penso continua a suscitare.

Concordemente ricordavamo che già erano passati tanti anni dall’ultima volta in cui avevamo avuto una conversazione come quella presente, fatta eccezione per momenti tristi nel corso di di meste cerimonie in cui, per forza di cose, ci si incontrava.

Prima di salutarci, quell’ultima volta, scherzandoci sopra, ci eravamo dati appuntamento in quello stesso luogo alla distanza di vent’anni.

– Fra vent’anni ci ritroveremo ancora qui, alla stessa ora…

Così ci eravamo detti, prima di salutarci e di riprendere le rispettive strade.

Sovente, in seguito, la mia mente era tornata a quella promessa reciproca fatta così, col sorriso, sapendo per certo che si stava scherzando col destino e ben sapendo che certe decisioni esulano dalla volontà personale…

E purtroppo così è stato, caro Mimmino.

Dopo un periodo di sofferenza, in una tiepida giornata d’autunno te ne sei andato da questa vita e dalla tua famiglia. Troppo presto.

Caro amico, tuo malgrado non potrai mantenere quella nostra vecchia promessa… ma sei perdonato.

Ciao Mimmino…