Acque [Il Flessibile]

 CorriereAldi Dario B. Caruso

 
Il lago di Lugano visto dalle frazioni collinari della città è mozzafiato.

“Certo che al mattino, ogni volta che apre le imposte, vede l’incanto davanti ai suoi occhi…”

Don Eugenio, con un sorriso appena abbozzato, mi risponde così: “Il lago è sempre fermo, sempre uguale a se stesso. Mica come come il mare…”

Resto spiazzato.

Devo essere sincero, ho sempre pensato che le città lacustri avessero un ritmo lento, un’atmosfera morbida, un tempo dilatato.

Una sintesi più perfetta però non esiste. L’idea di una fissità sublima la lentezza e quindi conferma i miei pensieri.
C’è acqua e acqua.

L’acqua salata non ha mai quiete; può avere quiete l’osservatore che dallo scoglio Acque [Il Flessibile] CorriereAlscruta l’orizzonte. Ma l’orizzonte, per quanto immobile, cambia costantemente e la quiete dell’osservatore si mette in movimento.

L’acqua dolce invece trasmette serenità e silenzio; sembra calmierare il movimento dei giovani che praticano footing sui lungolago e accondiscendere le coppie di anziani seduti in silenzio, mano nella mano, sulle panchine.
A volte ascolto Chopin. A volte i Clash.
A volte ritornano frasi che non dimentichiamo poiché restano sotto pelle e nessuno le può cancellare.

Fernando Pessoa diceva “Il mare che vediamo ci dà sempre nostalgia di quello che non vedremo mai”.

Ho riletto nelle parole di don Eugenio lo stesso desiderio e la stessa rassegnazione.

Sentimenti che appartengono a ciascuno di noi.

A volte dolci, a volte salati.

Come le nostre acque.