Baldi uno di noi, ma lo lasceranno lavorare? Intanto a Casale….[Le pagelle di GZL]

La Provincia passa al centrodestra: Gianfranco Baldi batte Rocchino Muliere ed è il nuovo presidente CorriereAldi Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) Elezioni Ente Provincia settembre 2017: ha vinto Gianfranco Baldi, Sindaco di Cassine, con il supporto principale dei Comuni in fascia A al di sotto dei 3000 abitanti. Nulla di personale da parte mia contro lo sfidante Muliere che molto probabilmente paga l’appartenenza al PD, partito che da quando è al governo del paese ha creato un evidente scontento in crescendo in ogni dove e ogni settore della vita dei cittadini. La vittoria di Baldi la ritengo una ventata di aria nuova dopo decenni di presidenze di centro-sinistra, ma ritengo che questo incarico sarà irto di ostacoli per molti motivi. Uno di questi è la pessima situazione economica che, grazie ad un chiodo fisso di Delrio, ha ‘infilato’ le Province in un “buco”, affossate con regole farraginose e complesse. Se c’era una realtà amministrativa da ridimensionare sui territori erano le Regioni, ma nonostante il fallimento referendario del Governo Renzi il sostituto Gentiloni non si è adoperato per ripristinarne lo status originale per l’Ente Provincia, e ad oggi a Palazzo Ghilini rimangono responsabilità importanti ‘sul groppo’, da gestire senza fondi. Altri ostacoli potrebbero provenire dalla composizione del Consiglio provinciale, a maggioranza di centro sinistra (a meno di ‘spostamenti’ nei prossimi giorni). Non poter contare su una maggioranza solida non permetterebbe al nuovo Presidente Baldi di portare avanti i progetti pensati per lo sviluppo del nostro territorio. Infine, e cosa non da poco, ci sono le speranze dei Comitati che si leggono in questo articolo: “Comitati Val Bormida: “Baldi presidente della Provincia è una speranza, dopo i danni ambientali targati PD”. Sarà dura! Le intenzioni ci sarebbero, Baldi lo ha sempre fatto capire anche in passato,  ma non gli sarà permesso di rivoluzionare progetti già decisi in sedi di potere, e da una presa di posizione forte alla Davide contro Golia potrebbe essere annientato, impoverendo il territorio provinciale di un amministratore onesto, serio, uno di noi.
Voto: 10

 
2) Al sentimento di appartenenza al proprio territorio che ritengo abbia ancora valore.Il galletto monferrino, l’alessandrinità e il Rettore [Centosessantacaratteri] CorriereAl Il “galletto” di Casale Monferrato, 30 cm. di “puro ferro”, preda di guerra e orgoglio da sempre alessandrino sulla storica “nemica”, contro la “croce romanica” di Alessandria, tre metri di legno pregiato, argento, oro, pietre dure forgiato con una rara tecnica mista tra oreficeria, scultura e intaglio, preda di guerra e orgoglio da sempre casalese. Dal fronte alessandrino, si parla sempre del galletto conquistato alla “nemica” storica Casale, ma si tace della “nostra” preziosa croce, che splende in tutta la sua bellezza nell’antico Duomo di Sant’Evasio. Per chi non la conosce, qui si racconta la storia. Precisato quanto sopra passo a questa domanda: esiste differenza tra casalesità e alessandrinità? Senza alcun dubbio sì! A Casale Monferrato c’è ancora il senso di appartenenza al proprio territorio, ricco di storia e cultura di alto livello che hanno saputo mantenere nei secoli, e perlomeno questa casalesità ancora oggi non si è spenta. A fare un esempio ci sono realtà come gli amici dell’Associazione Culturale Nuove Frontiere o lo storico Claudio Martinotti Doria che tengono desta l’attenzione sulla loro città, da sempre ritenuta “Capitale del Monferrato”.
A quanto pare ci prova pure la politica che venerdì 15 settembre ha presentato ufficialmente al Ministero il dossier della candidatura di Casale Monferrato “Capitale Italiana della Cultura 2020”. Sono ben 46 le città che hanno manifestato interesse a questo bando, in Piemonte solo tre: Asti, Cuneo e Casale Monferrato. Enrico Sozzetti nell’articolo “Il galletto monferrino, l’alessandrinità e il Rettore” si chiede: “Quante probabilità ha davvero Casale? Diciamo poche”. Potrebbe essere, ma rende chiaro che Casale ci crede e ci prova in un impegno per la rinascita del proprio nome e territorio. L’articolo va oltre e passa all’ “alessandrinità” che da sempre non è percepita per nulla: il sentimento di appartenenza o un sano “campanilismo” non sono nel nostro DNA.
Voto: 9

 

 

Baldi uno di noi, ma lo lasceranno lavorare? Intanto a Casale....[Le pagelle di GZL] CorriereAl3) Ci stiamo avvicinando ad un anniversario, alluvione 10 ottobre 2000 che colpì i quartieri di Casale Monferrato: Oltreponte – Nuova Casale – Terranova – Casale Popolo: “pare” che un argine “collassò ”, come sempre la verità fu mormorata, ma poi gli “omissis” da ogni direzione furono compatti, tipico dell’Italia “dei misteri”! Siamo all’inizio di ottobre ma quest’anno i disastri con vittime da maltempo altrove li abbiamo già visti. Basta una forte pioggia in un qualsiasi momento e all’improvviso fiumi in secca si rigonfiano d’acqua creando gravi danni. Prevenire invece di curare? Il 6 settembre gli organi di informazione ci mostravano un fenomeno definito eccezionale: “Qui nasce il Po”, ma l’acqua è sparita. Al Pian del Re la sorgente è in secca” e in secca era anche il Po che attraversa Casale. Su La Stampa del 19 agosto, titolo “Po in secca ma non si lavora all’adeguamento dell’argine”: lo scriveva Franca Nebbia, con un inizio di articolo che avrebbe dovuto sollecitare alle proprie responsabilità chi è preposto a questo tipo di sicurezza: “Quale migliore momento per realizzare lavori sui fiumi, quando il livello dell’acqua è al minimo?”
Nel 2010 causa l’arretramento dell’argine a Cascina Consolata sul Po, di fronte al quartiere Nuova Casale, era stato comunicato l’avvio del cantiere: sono passati sei anni e nulla si intravede. In questi sette anni vi sono state tante enunciazioni, e dal bisettimanale Il Monferrato cito:
23/12/2016 “Dopo la piena del Po i lavori di disalveo e argine Consolata”. 26/03/2017: “Sicurezza: Cascina Consolata, la “storia infinita”.
Altro rinvio dei lavori, ma questo articolo inizia con questa frase: “Il bando non è pronto e i lavori per l’arretramento dell’argine in prossimità della Cascina Consolata non inizieranno prima del secondo semestre del 2017. Il ritardo nell’inizio dei lavori è giurassico, di ben sei anni! Tre milioni il costo degli interventi che potrebbe subire un’impennata”. Marzo 2017 – fine settembre 2017: il Po è in secca e come scrive giustamente Franca Nebbia è il momento utile di fare quei lavori programmati. Per chi non lo sa, a Casale Monferrato nel settembre 2012 è stata aperta una sede AIPO proprio nel Quartiere di Nuova Casale, a due passi dall’argine Cascina Consolata, e a pensar male in caso di esondazione forse loro sarebbero gli unici a venir risarciti dallo Stato. E’ tempo di smetterla di gestire le situazioni solo quando ci sono emergenze, di portare avanti almeno i progetti già definiti.
Voto: 2