Lombardia: Non solo (ma anche) la Milano da Bere [Abbecedario del gusto]

Lombardia: Non solo (ma anche) la Milano da Bere [Abbecedario del gusto] CorriereAl 1 di Pietro Mercogliano

 

 

Era di moda una trentina d’anni fa l’espressione “la Milano da bere”; l’origine materiale dell’espressione stava nel ruolo che in effetti aveva (e che in pratica ha tutt’ora) Milano nel mondo italiano del vino. Attorno a Milano si concentrano tanto il commercio vinicolo quanto molta della comunicazione e della stampa di settore: tanto che sovente è Milano a dettare le mode che esistono nel consumo del vino cosí come in ogni altra cosa. Questo ruolo del suo capoluogo ha condizionato non solo il consumo e il commercio ma anche la produzione del vino in Lombardia.

 

La denominazione che detiene il primato per quantità di ettolitri Lombardia: Non solo (ma anche) la Milano da Bere [Abbecedario del gusto] CorriereAl 2prodotti è l’Oltrepò Pavese. A questa zona, associata non senza ragioni sia all’idea di vini di grande personalità e profondo interesse sia per contro a quella di grandi numeri e qualità scarsa, fanno in realtà riferimento sette denominazioni diverse: Oltrepò Pavese Metodo Classico, Bonarda dell’Oltrepò Pavese, Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese Pinot Grigio, Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, Oltrepò Pavese tout court. Come accade quasi in tutte le zone ma è piú evidente in quelle che fanno grandi numeri, esiste una notevole differenza fra produttori che della quantità si contentano e produttori coscienziosi che vogliono col loro vino esprimere le potenzialità e le ricchezze di questa terra meravigliosa.

In tutta la denominazione, di particolare potenzialità (come si diceva non ancora da tutti completamente espressa) è il Metodo Classico: spumanti di ottima personalità vinificati con la rifermentazione in bottiglia, dei quali si inizia da un poco ad apprezzare le caratteristiche anche grazie a un marketing svolto con intelligenza (si pensi per esempio alla curiosa parola “Cruasè” coniata appositamente ed esclusivamente per indicare l’Oltrepò Pavese Metodo Classico Rosato).

Lombardia: Non solo (ma anche) la Milano da Bere [Abbecedario del gusto] CorriereAlSeconda per quantità ma non certo per qualità è l’altra grande denominazione spumantistica lombarda: la Franciacorta. Situata a Sud del Lago d’Iseo nel Bresciano, questa zona prodigiosa dà vita ad alcuni fra gli spumanti italiani migliori in assoluto. Gli accorti imprenditori franciacortini non amano nemmeno che i loro prodotti siano chiamati “spumanti”, cosa che pure da definizione sono: come a dire che un Franciacorta è solo un Franciacorta. Il metodo stesso di vinificazione, a rigore il Metodo Classico, è qui denominato “Metodo Franciacorta”. Il nome Franciacorta identifica cosí contemporaneamente un prodotto e anche la zona in cui lo si produce ed il metodo che s’impiega per produrlo. L’intelligente unione di forze fra i produttori e il folgorante marketing si sono sposati alla portata dei capitali investiti e all’innegabile straordinarietà intrinseca della zona e garantiscono al Franciacorta un successo splendente.
Nella stessa zona franciacortina si producono anche vini fermi, per i quali – sempre per il geniale investimento compiuto sul nome di “Franciacorta” associato agli spumanti – s’è scelto il nome diverso di “Curtefranca”.

Volendo citare ancora un paio di denominazioni, è d’obbligo fare almeno i nomi del Valtellina Superiore e dello Sforzato di Valtellina (o Sfursat): con quelle piemontesi e valdostane è l’altra importante espressione del Nebbiolo, che qui prende il nome locale di “Chiavennasca”.

C’è poi la meravigliosa zona del Lago di Garda, dove è da ricordare la versatilità dell’uva Torbiana nella D.O.C. Lugana: spumantizzata col metodo Martinotti-Charmat e col Metodo Classico, in versione ferma e secca anche con menzione di Riserva, dolce da vendemmia tardiva.