La vita comoda, la vita tragica [Il Citazionista]

Una vita felice [Il Citazionista] CorriereAldi Andrea Antonuccio.

«Nessun bambino dovrebbe essere definito come essere umano prima di essere stato sottoposto a un test che ne determini il corredo genetico. Se non supera il test, si è giocato il diritto alla vita»
Francis Crick, Premio Nobel per la Medicina 

Vorrei provare a mettere insieme due notizie apparentemente diverse (e “lontane”) tra loro. Vediamo se ci riesco.

La prima.
Come scrive Claudio Arrigoni sul Corriere della Sera, la civilissima Islanda “si avvia a diventare il primo Paese europeo senza nascite di persone con sindrome di Down. Negli ultimi anni, in media, nascono una o due persone con sindrome di Down all’anno, su una popolazione vicina ai 335 mila abitanti […]. Ma la tendenza è di fare in modo che anche questo non accada più: la maggioranza delle donne che ricevono risposta positiva al test prenatale circa la presenza di anomalie cromosomiche nel feto, infatti, mettono fine alla gravidanza. Le stime indicano una percentuale ormai vicina al 100 per cento”.

In sintesi: molto presto in Islanda non ci saranno più bimbi down. Chissà in Italia.

La seconda.
Come riporta l’agenzia Ansa, secondo il rapporto Assalco-Zoomark, compendio annuale sul mondo dei pet (animali domestici, in italiano) presentato quest’anno a Bologna in occasione del salone internazionale sui prodotti e le attrezzature per gli animali da compagnia, nelle nostre case vivono felicemente circa 60 milioni (sì, avete letto bene) di animali cosiddetti “d’affezione”.

Qualche numero: circa 30 milioni di pesci, 13 milioni di uccellini (primato europeo), quasi 7 milioni di cani, circa 7,5 milioni di gatti, mentre gli altri piccoli mammiferi, tra cui conigli, furetti e roditori (criceti, cavie, cincillà e degu), raggiungono quota 1,8 milioni. Rettili, vale a dire tartarughe, serpenti e iguane, sono circa 1,3 milioni.

Che c’entra la prima notizia con la seconda? Provate a dare voi una risposta. Io penso solo che il trend sia questo: i bambini rompono i coglioni; i cani (ma anche i gatti, i pesci o i criceti) no. E allora è meglio, molto meglio, prendersi un cagnolino che abbaia e ti lecca tutto il giorno, al posto di un bimbetto che, via via che crescerà, avrà la possibilità (anzi, la libertà) di mandare tutti a quel paese. Anche i genitori che lo hanno curato, nutrito ed educato.

Se poi la bestiolina umana è pure fallata (sindrome di Down, o altro) non c’è proprio partita: Bobi vince a mani basse. L’handycappatino (posso scriverlo?) non nascerà nemmeno. Merito della scienza, che invece di curare ci aiuta a selezionare e migliorare la razza. Figata, no?

Stiamo facendo una scelta: la più comoda, ma in fondo la più tragica, e nemmeno ce ne accorgiamo. Forse perché non sappiamo mettere insieme le notizie?