Mario Borsalino: il Celestino V della famiglia industriale [Alessandria perduta]

Boccassi Ugodi Ugo Boccassi

 
Uno che come noi è sempre a caccia di alessandrinità principalmente letterarie, è l’amico Mario Mantelli, il nostro redattore – non me ne vogliano gli altri – che amo di più, perché quando scrive è più vicino alle corde del cuore e al mio essere pennaiolo della memoria del vissuto, peraltro molto comune.

Orbene ogni tanto si presenta con qualche “briccica” che oltre a farmi piacere mi invoglia ancor di più ad approfondire l’indizio.

È stato il caso di una pagina del libro “Il malloppo” (Bompiani 1971) del famoso Mario Borsalino: il Celestino V della famiglia industriale [Alessandria perduta] CorriereAl 2umorista, Marcello Marchesi. Doppiamente gratificato in quanto io vado pazzo per quel tipo di scrittore (dall’amaro Flaiano, al sapido Longanesi, a Guareschi, Campanile, Mosca, Carletto Manzoni ecc.) e avrei divorato quel bottino, appunto, di battute esilaranti. Inoltre vi erano quattro o cinque righe che parlavano della fabbrica Borsalino bastanti naturalmente ad incuriosirmi. Ve le riporto: «…Non sono debole di pupilla come il mio amico Arturo che lacrima appena Milly (toh, alessandrina!) attacca Come pioveva. Io piangevo su Basin Street e sulla mia giovinezza di jazzista clandestino che metteva sul piatto i blues durante le sedute spiritiche in casa di “Borsalino cappelli” e arrivavano nel buio, violette e alabarde, mentre mia madre, smaniando, perdeva quattro chili di ectoplasma….».

Prima considerazione: chissà se Gianni Coscia, di lunga memoria sincopata, sapeva di questa predilezione per i jazz di un rampollo cappellaio e della venuta nella nostra città di Marcello Marchesi?

Seconda: in che anni siamo? Proseguiamo: dalla descrizione si deduce che la madre dello spiritoso autore fungesse da medium.

Così scrive: «…Che anzi mia madre, a un certo momento, disse con voce cavernosa. “Mario vieni qua, sono tuo padre”. E Borsalino, trepidante, risalì la catena sino a raggiungerla e lei: “Sono lazzaro, tuo padre!”. Al che quello si turbò e disse: “Veramente Lazzaro era mio zio. Borsalino fu Lazzaro è la ditta di mio cugino!”. Mia madre aveva sbagliato il cappello a cui informarsi…».

La gag di per sé è già appagante ma il mistero era più avvincente. La domanda è sorta spontanea: si facevano sedute spiritiche nella villa di via Cavour e perché?

Il mio archivio, – secondo me è una creatura vivente e pure dispettosa – quando cerco qualcosa me la nasconde per farmela ritrovare nel momento che non serve più, quindi avevo poche speranze di ricostruire un che di logico, visto la labile traccia. Questa volta, invece, è stato generoso. Tanto di chapeau, è il caso di dire: in una cartella ascosa, ho trovato un fascicoletto etichettato Borsalino Mario. Un po’ scettico l’ho aperta aspettandomi qualche documentazione delle imprese aerostatiche del nostro di cui tempo fa abbiamo parlato, ma in fondo vi era anche una sua schematica biografia, stilata da non so più da chi (e di questo mi scuso con l’autore) che ha fatto un po’ di luce su questo episodio strano.

Mario Borsalino: il Celestino V della famiglia industriale [Alessandria perduta] CorriereAl 1«Mario Borsalino nasce ad Alessandria il 14 Aprile 1887. Figlio minore di Giuseppe e di Angela Prati e quindi fratello di Teresio. In età giovanile, compie ascensioni ( passione ereditata dal padre) sulle Alpi, in una di queste, mentre il suo compagno di cordata muore egli miracolosamente si salva. Il suo spirito avventuroso non gli fa amare la fabbrica, di cui giocoforza ne diventerà presidente nel periodo compreso fra la morte del fratello Senatore nel ’39 e l’insediamento di Nino Usuelli, figlio del suo maestro di aerostatica, Celestino. Diventa pilota di “pallone” ed in tale veste compie un viaggio nel 1907 da Alessandria a Tovo S.Giacomo (SV), dove la famiglia ha donato un suo ritratto, forse dipinto da Caffassi, ora nella Biblioteca civica allo stesso Borsalino dedicata. Così all’epoca fu descritto l’avvenimento dell’aere. “Sul colle di Melogno, in vista del mare, temendo di non potersi fermare a causa delle correnti d’aria e quindi finire in acqua i due aeronauti tentarono di perdere quota. Un colpo improvviso di vento fece capovolgere la mongolfiera che cadde sul tetto di una casa di Tovo, demolendone il camino: nessun danno agli avventurosi, né ad altri.”

Il fatto costituì un avvenimento tale da essere celebrato, 90 anni dopo, con l’atterraggio di una moderna mongolfiera nel paesino ligure con grande partecipazione Mario Borsalino: il Celestino V della famiglia industriale [Alessandria perduta] CorriereAldi pubblico. Numerose sono le altre sue evoluzioni. La più importante fu una kermesse ad Asti nel 1908 dove il nostro vinse dope 42 km. di volo.

Un altro dei suoi hobby non meno importante fu la sua attrazione per il mondo del paranormale (da ciò si spiega la citazione di Marchesi). Dotato infatti di sensibilità medianica si dedica a sedute spiritiche di alto livello, con i migliori medium, coinvolgendo anche il Vaticano. Si dice infatti che una di queste riunioni abbia prodotto elementi per trovare un Tesoro nascosto della casata dei Visconti.

Si sposa nel 1947 con Jolanda Cirillo, dalla quale non ebbe figli e con lei si trasferisce, quando già aveva rinunciato alla gestione del cappellificio, sulle sponde di un lago minore della Lombardia, dove decede nel 1950. Il suo gran rifiuto ad essere “industriale” che noi abbiamo accostato a quello di Celestino V, non è stato dovuto a dissapori famigliari, quanto alla consapevole inadeguatezza all’amministrazione, sia tecnica e finanziaria, ed ad uno spirito libero ed avventuroso che forse soffriva ad essere ingabbiato nelle stie troppo pragmatiche ed aride della vita aziendale. In seguito a questa scelta di allontanarsi da Alessandria, su richiesta della nonna Rosa Veglio, al fine di non frazionare troppo la proprietà, cede la sua quota di quella Villa di via Cavour, teatro notturno delle performances parapsicologiche, recidendo così il cordone ombelicale con la sua città natia.