Il pusher di Busalla [Il Flessibile]

caruso4di Dario B. Caruso.

Brutta storia.
Come molti miei coetanei, ho perso per strada alcuni amici o semplici conoscenti a causa della droga.
Eroina.

L’eroina lentamente ti consumava, ti lacerava le carni, perdevi i denti, smagrivi fino all’osso.
C’era una ritualità che ti faceva sentire dio: un laccio, un cucchiaino, un accendino e una siringa. E la tua solitudine.
Poi un bel giorno una dose eccessiva o tagliata male ti lasciava stecchito in un bagno pubblico, ai giardini oppure in un letto intriso di urina.

Copia di Canta che ti passa [Il Flessibile] CorriereAlLi vedevi da lontano, arrivavano lenti e stanchi, provavano a reinserirsi nella compagnia senza riuscirci.
Non erano isolati dal gruppo, erano loro lentamente a restarne fuori perché reggere il ritmo di diciottenni sani può farlo solo un diciottenne sano.
I genitori non ci dicevano nulla, solamente ci esortavano “a non prendere nulla”.
Siamo cresciuti pensando che un caffè, una sigaretta e rientrare alle due di notte dalla discoteca dopo aver rubato un bacio o poco più fosse il massimo della trasgressione.

Oggi chi produce droga si è fatto ancora più scaltro.
Inventa droghe sintetiche piccole come piccole ostie, facili da nascondere, facili da spacciare, facili da assumere.
E facili da acquistare, una manciata di euro la trova chiunque.

Me lo immagino, il pusher di Busalla.
Anonimo in mezzo ai suoi coetanei, con il sorriso di chi ha già capito cosa fare nella vita, uno smartphone tra le dita.
E mi immagino i ragazzi come Adele e il suo fidanzato che per riuscire a divertirsi fino alle sei del mattino, in una qualsiasi notte d’estate, abbiano bisogno di una spinta.
A loro non è sufficiente avere pochi anni; preferiscono molte esperienze e accelerano il ritmo di vita.

Solo che talvolta c’è un intoppo.
La vita si ferma.